Non si tratta di essere femmine, si tratta di essere donne. Di avere gli stessi diritti dei nostri uomini.

E non ci si può nascondere dietro frasi del tipo: “Uomini e donne sono diversi. E nella società hanno ruoli differenti“.

Come se questo giustificasse tutto.

Va bene. Esistono competenze diverse ma anche lì, avrei qualcosa da dire.

A me, ad esempio, quando ero piccola, una macchinina non l’hanno mai messa in mano. Né mi hanno insegnato ad usare il trapano o cambiare una lampadina o mi hanno affidato compiti considerati tipicamente maschili.

Però mi hanno insegnato a rifare i letti, a stare composta, a mettere in ordine, a stare tranquilla. Ad amare le Barbie, le bambole e il rosa.

Questione di attitudine? Non credo.

E, comunque, non lo potremo mai sapere fino a quando il rosa rimarrà predominante per le femmine e l’azzurro per i maschi.

“Colora gli aggettivi femminili di rosa e quelli maschili di blu” si legge nei libri di grammatica per la scuola primaria.

Le carte delle storie per imparare a scrivere i testi hanno fatine e principi, scienziati e maestrine, dottori e infermiere.

Le frasi poi…la mamma lava i piatti , il papà legge il giornale, la bambina pettina la bambola in camera sua, il bambino gioca a pallone con i suoi amici…

Un bombardamento continuo, se mai ci dimenticassimo da che parte dobbiamo stare.

E cosa succede quando una bambina o una donna vuole fare da sè anche quelle cose che riguardano solo i maschi?

Non è abbastanza femmina? O femminile? Forse no, se s’intende che deve stare dentro a concetti stereotipati.

Siamo troppo complicate? Oppure sarebbe meglio dire che siamo stanche. Stremate è la parola giusta.

Forse non ci basta qualche posto a sedere qua o là.

Siamo complicate perché nervose?

Lo sapete cosa dicono i bambini quando parlano tra di loro del futuro?

Dicono che non si sposeranno (questa è quasi sempre l’unica declinazione in cui viene definito l’amore).

Non lo faranno perché sostengono che le mogli ti comandano. Dicono proprio così.

E poi devi andare a fare la spesa, devi buttare la spazzatura e mettere in ordine, si arrabbiano sempre, sono nervose.

E io non faccio fatica a immaginarmi le donne nervose, arrabbiate, deluse. Lo sono stata anch’io.

Quelle a cui piacerebbe arrivare a casa la sera e trovare la cena pronta e non aver pensato nemmeno un attimo, mentre lavoravano, a cosa mettere in tavola.

Siamo complicate perché domandiamo e, a volte, riusciamo a ribellarci?

Io, sinceramente, non vorrei dovermi ribellare.

Eppure si parla di bambine, di ragazze ribelli e non penso solo alle storie della buonanotte, penso all’aggettivo più in voga in questo periodo storico per noi.

Le bambine non dovrebbero essere sono bambine? E noi non dovremmo essere solo donne?

La speranza credo sia quella di renderle più consapevoli di quanto lo siamo state noi, per quanto ci riguarda, invece, la speranza credo sia quella di uscire dal torpore.

A volte ci stanchiamo di compiacere, di partire in svantaggio, di avere il carico della famiglia. Di non essere pagate il giusto. Di essere sole.

Sì, a volte, siamo sole.

Non tutte, non sempre, ci sono degli uomini fantastici, per carità, ma queste sensazioni accompagnano molte di noi. Sposate e non.

Se si parla di donne si parla di resistenza.

Dobbiamo resistere? A chi? Agli uomini? Alle prevaricazioni?

Dobbiamo resistere e sgomitare per farci spazio. Sedute. Non in piedi mentre gli altri mangiano.

Le ricordo le donne della mia famiglia, mia nonna, mia madre, sempre in piedi. Sempre pronte a servire, a preparare.

Ho voluto bene a mio padre. Si è fatto un mazzo, per carità, eppure, ho ben presente i tentativi di mia madre di far quadrare i conti, di tenere in ordine la casa, di aiutarci nello studio, la sua tenacia di cercare un lavoro degno e migliore.

Ricordo lei e vedo me.

Sarà possibile spezzare ‘sta cavolo di catena di Sant’Antonio, senza farci ancelle, streghe o che so altro?

Non vorrei dover resistere. Nemmeno vorrei ribellarmi. Vorrei solo essere felice.

Non sono abbastanza femminile se continuo a dire che i diritti non hanno niente a che vedere con la diversità tra uomini e donne?

Per essere femminile dovrei portare i tacchi, mettere le gonne corte, ammiccare, lo so bene. A quel punto i ruoli sarebbero chiari chiarissimi.

Dovrei non essere femminista, probabilmente.

Lo sono, invece, e più divento consapevole, più mi spavento delle reazioni degli altri.

Delle donne incastrate dentro ai ruoli che spostano subito i piani su quel: inutile siamo diversi, io ci tengo alla mia femminilità.

E perché io no?

Degli uomini che sbuffano come se la rivendicazione dei diritti sia solo una grande esagerazione di qualche donna pelosa con l’eskimo.

Alcuni di loro vogliono una femmina accanto. Ma non vi fate troppe aspettative, non lo fanno per noi, e neppure noi, a volte, lo facciamo per noi stesse, l’obiettivo di alcuni uomini è quello di sentirsi dei veri maschi.

Neanche gli chiedessimo di indossare gli stivali da cowboy!

Nel frattempo, per quanto mi riguarda, continuo a declinare come voglio la mia femminilità e sto bene attenta a non confonderla con la necessità di rivendicare i miei diritti.

Femminista femminile. Femminile femministe.

Da qualunque parte la di legga, la vita è nostra, nostra la scelta di essere ciò che vogliamo.

Per questo ci ribelliamo.

La verità è che sarebbe bello, davvero bello, poter essere solo donne.

Penny

PS: si sentano esclusi tutti gli uomini di senso.

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