Avete presente quando dicono che non bisogna mai parlare male del padre ai propri figli?

Avete presente quando una persona fa di tutto per far andare le cose bene e poi basta un niente ed esplode?

Avete presente quando le cose ti sfuggono dalle mani? Quando sopraggiunge l’ansia, quando sai che potresti essere migliore ma non ci riesci? Ecco, a me accade.

Accede che ci sono tante cose da fare, accade che una figlia ti chieda la torta di cipolle, invece dei soliti panini per la gita, che l’altra abbia bisogno degli elastici per i capelli e poi parta per il campetto scout e allora ti chieda gli accendini per la sua squadriglia, e poi le salviette. E poi manca la frutta. E poi, forse anche la carta igienica e non ne sei sicura, ma la compri lo stesso.

E fai conti mentre guidi. E torni a casa che sei nervosa.

E poco prima ti è arrivato un messaggio, il padre ha incontrato una delle figlie e ti comunica che le ha dato dieci euro.

E tu non sai come rispondere. Cosa rispondere. Se rispondere. E cosa ti voglia dire se non che ha dato 10 euro a sua figlia.

E quando entri carica come un mulo cercando di mettere insieme i pezzi su quello che devi fare perché le due girls partono entrambe, ne trovi una sul divano e i piatti nel lavandino.

E sai che lei non c’entra niente, che tu non vuoi essere quella madre nervosa che la sgrida, che il casino in casa non c’entra niente.

Eppure succede. E vorresti essere migliore e non lo sei.

Quello che c’entra, invece, è non aver visto il tuo matrimonio per ciò che era e non essere uscita da quella situazione prima, c’entra il fatto di non aver difeso il tuo sentire, di essere stata così dipendente dei sentimenti dell’altro da annullarsi.

C’entra l’aver abdicato ai sogni, ai pensieri, ai desideri. C’entra aver messo tutto lì, all’interno di quella famiglia, senza salvaguardare niente di te.

E, a volte, vorresti raccontare alle tue figlie la verità, perché se, da una parte, è vero che la verità è arbitraria, dall’altra, è pur vero che ci sono comportamenti giusti e comportamenti sbagliati.

Loro devono per imparare a capire e difendersi.

Sono io che devo insegnargli a non abbandonare se stesse per elemosinare amore, qualunque esso sia.

Sono io quella che deve insegnare alle mie figlie a perseguire con forza ciò che desiderano essere. A non mendicare, a non farsi controllare, a non dipendere economicamente da nessuno.
Ed è una fatica.

E io non edulcorare più, l’ho fatto tanto, l’ho fatto troppo.

Spiego, parlo e chiedo scusa se esagero. Se me la prendo con loro quando non c’entrano niente.

Cerco la verità, provo a spiegare fino a perdere fiato, anche se sarebbe più semplice eliminare qualsiasi sofferenza dalla loro vita.

Non edulcoro più, non gli racconto cose che non sono vere.

La verità è più affrontabile della menzogna, anche quando fa male.

Con la verità puoi farci qualcosa come costruire delle fondamenta solide. Che restano.

L’amore mio per loro, ad esempio.

L’amore per se stesse che non si vende, nemmeno per un padre o per una madre.

Se alcuni fari per riesco a fare luce, appunto, i figli lo devono sapere.

Devono sapere che loro vengono prima.

Che l’amore di un genitore è un fatto dovuto, come una responsabilità.

Ma possono sopravvivere quando non c’è. Ed solo attraverso la verità che possono salvare se stessi.

Penny

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