La fatica è cura del sé. E noi adulti sbagliamo quando la eliminiamo dalla vita dei nostri figli.

È la casa dei progetti, qualunque essi siano. E, i progetti hanno bisogno di tempo, di attenzione e di meraviglia.

I sogni, perché si realizzino, devono essere prima immaginati. Poi potati, innaffiati il giusto, tenuti d’occhio con costanza.

La fatica è tempo necessario per raggiungere gli scopi che i nostri figli si prefiggeranno.

Quando tentiamo di sviarla, semplifichiamo e costruiamo scorciatoie, il risultato non sarà mai durevole.

La fatica resiste alle intemperie.
Rende solide le scelte, fortifica gli animi.

Il tutto e subito fa alzare il tiro, non sazia mai, non li renderà di certo felici. Ma insoddisfatti.

Ci sarà sempre un altro subito e un altro tutto da dover raggiungere.

I nostri figli hanno bisogno, a qualsiasi età, di sudate, di sbagli, di ritorni.
Della fatica necessaria.

Per dare senso e non trovarsi un giorno a picchiare, abusare, fare male perché non c’è altro da raggiungere o da ottenere.

Hanno bisogno di ricordarla la fatica, di conoscerne il sapore, di sapere che l’hanno superata e sono sopravvissuti.

Di gustare l’arrivo.

La fatica non va eliminata, va insegnata. Accompagnata. Compresa.

È un’alleata insostituibile.

Una poesia a memoria, una costruzione di lego, imparare a leggere, un esame, un lavoro possibile, le nostre parole dovrebbero essere le stesse: “Stai, non ti scoraggiare, le cose belle hanno bisogno di tempo”.

Le nostre parole, quelle importanti, prevedono lemmi come pazienza e perseveranza.

Magari, lì per lì, ce l’avranno con noi, faranno i capricci, terranno i musi, ma che importa, mica dobbiamo piacergli.

Non siamo i loro amici.

Siamo molto di più.

Siamo eredità preziosa. Forse la più preziosa che incontreranno.

E abbiamo un compito, solo uno, essere i loro genitori.

Penny

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