Oggi e domani i bambini di seconda e quinta entreranno in classe e faranno le prove Invalsi ( istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione).

Alcuni bambini saranno sottoposti a una prova di italiano e una di matematica, venerdì scorso sono stati sottoposti a quella di inglese ( solo per le classi v).

Per queste prove ogni anno lo Stato ( cioè noi) spende 9 milioni di euro circa.

Ogni anno ci sono insegnanti che addestrano i loro alunni invece di progettare un percorso educativo-didattico in base all’esigenza degli alunni che hanno davanti.

Ogni anno ci sono genitori che mandano i loro bambini convinti che sottoporli ad una “prova” li fortifichi, che superare prove a crocette faccia bene, li prepari alla vita, a quello che sarà. Intanto poi alle medie, alle superiori…intanto poi. Meglio lasciare le cose così che impegnarsi per cambiarle.

Ogni anno i bambini vengono “valutati” solo per le competenze linguistiche e matematiche, qualsiasi altra competenza, così come le varie intelligenze classificate da Gardner (quella interpersonale, quella corporea, intrapersonale, quella musicale, quella visuale-spaziale, quella cinestetica, naturalista, esistenziale) non sono considerate importanti per il nostro sistema di valutazione.

Quindi, ciò che sta alla base della competenza emotiva, non viene considerato. Se, poi, a sedici anni i ragazzi picchiano un disabile, chi se ne frega!

AH! dimenticavo, i disabili gravi possono essere esonerati, non fanno parte della valutazione del nostro sistema educativo, non “cambiano” (in bene a parer mio) la storia della classe a cui appartengono, come al solito non esistono. Sono invisibili.

Inoltre, alla fine della seconda, se nei confronti di un bambino, un insegnante ha un sospetto di un disturbo dell’apprendimento, le prove vanno somministrate lo stesso.

Ogni anno i somministratori inviati dall’Invalsi prendono 350 euro circa, ma sono gli insegnanti a dover correggere le prove. Ore e ore di lavoro non retribuito. Come sempre.

Ogni anno l’editoria ( per chi alle elementari utilizza il sussidiario e non è il mio caso) marcia su dispense, librini e aggiunte sull’allenamento alle prove Invasi. Chi paga? L’utenza, ovvero, noi.

Ore di insegnamento perse.

Ogni anno, da quando esiste l’Invalsi, non ci sono stati interventi dello Stato in base ai risultati del nostro sistema di valutazione. Solo tagli.

Questo governo ha previsto nel triennio circa 4 miliardi d tagli all’istruzione. Questo vuol dire: scuole più povere, meno progetti, meno formazione.

In poche parole, sono dieci anni che spendiamo per valutare una scuola in cui non investiamo nulla.

Ogni anno i bambini vengono valutati non tenendo conto della loro storia, del loro percorso, del punto di partenza, magari non conoscono il significato di “carapace” e abbassano l’asticella del nostro sistema di valutazione, ma hanno acquisito altre abilità e competenze.

È questo che vogliamo per i nostri figli? È questo che i genitori si aspettano della Scuola?

Lunedì scorso la mia scuola ha avuto l’onore di incontrare il direttore generale dell’Invasi. Incontro aperto a docenti e genitori.

Io ho fatto una semplice domanda: “Possiamo affermare con sicurezza che le insegnanti non addestrino? Che i risultati ottenuti dall’istituto siano oggettivi?”.

La sua risposta è stata “No”.

Bene, spendiamo 9 milioni di euro per un sistema di valutazione nazionale che non ha la sicurezza della “purezza” dei risultati.

Ogni anno penso ai miei bambini e vi assicuro che mi sarebbe più facile entrare, somministrare, annuire e obbedire. Non chiedermi di cosa ha bisogno la Scuola per funzionare, di cosa hanno bisogno i miei alunni per apprendere.

Addestrare alle prove semplificherebbe molto il mio lavoro e quello di tante insegnanti che quando progettano una lezione, pensano ai bambini che hanno davanti, alle loro difficoltà.

Un insegnante fa, non compila, non addestra.

Un bambino è investimento in cultura, non competenze a crocette.

Un bambino impara facendo e il suo percorso non è valutabile, non in questo modo.

Un bambino non è un prodotto e neppure il suo risultato.

Un bambino è la sua storia. È il suo punto di partenza, non considerarlo è non avere rispetto per lui.

Io la penso così.

Un atto politico il mio?

Certo, sono un’insegnante e gli insegnanti insegnano, non addestrano.

Il mio è un dovere.

Penny

6 comments on “I bambini non sono crocette.”

  1. Penny cara, condivido in pieno il tuo pensiero e sono felice che la mia creatura (quinta elementare !) abbia vissuto questi giorni di scuola con leggerezza e senza alcuna ansia!!!! Grazie ancora per i tuoi pensieri…sempre profondi e pieni di consapevolezza. La scuola ne ha davvero bisogno!!!! Ti abbraccio ?

    • Io ci provo. Provo a guardarli i bambini e come genitore a non farmi prendere dall’ansia della prestazione…ecco. Procedo con calma e un po’ controcorrente. Ecco. ❤️ Grazie e ti abbracciucchio.

  2. Cara Penny, i miei bimbi non li mando a scuola in questi giorni: non posso evitare di acquistare libri ad hoc ogni anno e non posso evitare che siano addestrati alle X, ma posso evitare di sottoporli ad un inutile test che, fra l’altro, non si limita alle materie di studio (per così dire), bensì sfocia anche in un questionario personale per valutare cosa? E perché senza il permesso del genitore? Li metto in guardia sul senso di cosa sia la conoscenza e la padronanza di un argomento: altro rispetto a qualche X mirata all’interno di un percorso già impostato. Ogni anno mi chiedo se sia il caso di continuare a far loro frequentare una scuola che di scuola ha sempre meno e ogni anno mi rispondo che, purtroppo, questo è il mondo in cui si troveranno: tocca avere gli anticorpi. Poi tornano a casa… e fortunatamente ho abbastanza tempo da dedicare loro per allenarli a restare umani.

    • Grazie per le tue riflessioni, i tuoi pensieri e fatto di scegliere per il bene dei tuoi figli. Hai ragione e, anche il questionario è una cosa terribile. Oggi in una classe una bambina straniera non conosceva il significato di piastrella. È un vocabolo semplice ma è pur vero che nei suoi sette anni può non aver incontrato questo termine. Ha sbagliato la prova. Cosa abbiamo valutato? Io non lo so. So che i bambini si meritano altro. La nostra attenzione, ad esempio. L’investimento in azioni. Il rispetto per il loro processo scolastico. Ecco.
      Grazie davvero. E un abbraccio. ❤️ Penny

  3. Carissima Penny,

    Sei un vento pulito che spazza tanta ipocrisia e disperde molta nebbia in questi tempi cupi. Soffi aria buona.
    È bello e speciale voler bene alle persone che si conoscono appena, eppure così totalmente, solo per quello che di loro – di Te – così profondamente si legge, si condivide e si comprende.

    Vincenzo

    • Ho letto qualche sera fa quello che mi hai scritto e ho pensato che ricorderò queste frasi per sempre, come un dono dei più preziosi. A me non mi hanno mai detto: sei brava. E, adesso, non riesco più a sentirlo. Incerta da sempre. Ma soffiare aria buona è molto di più. Creare legami in questo strano mondo è qualcosa che mi riporta al senso. E poi, sei un poeta.
      Grata Penny

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