Giorni difficili in casa nostra, come immagino in molte famiglie visto che sta finendo la scuola e si tirano le fila.

Per la girl grande è stato un anno particolarmente faticoso. Sono cinque mesi che la relazione con il padre si è interrotta.

Nonostante ciò si è impegnata tantissimo. Ha studiato, studiato, studiato. Nonostante ciò il greco e il latino scritto rimangono per lei, dsa, materie ostiche.

Ha studiato tanto e si meriterebbe di essere promossa, eppure non succederà e per lei sarà una grossa delusione.

E mentre scrivo, in un baretto, nella mia Genova, nella pausa (oggi mi tocca pure la vela con i miei alunni di sette anni, a una certa età alcune cose non si dovrebbero più fare e speriamo che non si rovesci il gommone?) aspetto un suo cenno sull’interrogazione di greco.

Avrò guardato il telefono ottanta volte e il cuore è dolorante, perché, lo sapete, per i nostri figli vorremmo che le cose andassero sempre bene. E l’assurdo è che sarà proprio dentro agli insuccessi che cresceranno, se gli insegniamo a farne buon uso.

Lei ha pianto, si è disperata ma non ha mai mollato, ci prova ancora, nonostante tutto. Domani si farà interrogare di latino anche se sa che una delle due materie è certa a settembre.

Così ascolto i suoi sfoghi: “Ci sono ragazzi che copiando versioni prendono sette e in prove di letteratura cadono perché non studiano. A me la letteratura va bene e cado nella traduzione, possibile che la prof non se ne accorga che studio?”.

Così provi a spiegarle che nella vita troverà persone che non la capiranno ( il datore di lavoro, un collega…) che, a volte, le cose non sono giuste, e che ci deve fare i conti, ma, deve fare i conti, soprattutto, con se stessa. Ed è quella la parte che deve salvare.

Ci provi ma la capisci.

La capisci quando ti racconta che un’altra prof. si è complimentata per un suo compito, materia in cui è sempre andata bene, e le ha dato un otto, ma subito dopo le ha chiesto se ha usato gli appunti di un suo compagno. Lei le ha risposto di no e avrebbe voluto dirle che, quel suo compagno, un quaderno degli appunti nemmeno ce l’ha, ma non l’ha fatto, perché grazie a Dio sa essere ancora solidale. Allora, non contenta, la prof si è rivolta a quel suo compagno e ha voluto conferma da lui che le cose stessero proprio così.

“Perché mettono in dubbio la mia parola?” mi chiede. E io non so rispondere o meglio potrei dire che intanto è femmina, ma non solo.

E non ci provo più a parlare con alcuni prof, a raccontare chi è mia figlia, a dirle che non ha un terreno emotivo libero e pulito. Lo so cosa mi risponderebbero alcuni: “I problemi li hanno tutti!”.

E non ci provo più a raccontare che la distrazione, a volte, è un non riuscire a stare nel presente, dentro alle fatiche della sua vita. Lo vedo con i miei alunni. So bene di cosa stiamo parlando.

Non ci provo più, perché, poi mi dicono che sono uno di quei genitori che giustifica i figli.

Ma non è così, vorrei che la scuola sapesse guardarli davvero i ragazzi e non solo la mia.

Vorrei che la scuola non fosse così scollata dalla realtà e dalle esperienze che i ragazzi fanno dentro alla loro storia, non credo si possa separare il sapere da ciò che vivono, percepisco, sentono.

“Non siete dei voti”, le ha detto un prof. illuminata, però, per alcuni di loro, le medie contano e i sei sono 5,58 i quattro 4,85 e i tre hanno i meno meno??‍♀️. Difficile immaginare di non essere quel numero.

Essendo un’insegnante so che, a volte, siamo indifendibili. Essendo un genitore, so che, a volte, siamo ugualmente indifendibili, quando pensiamo di proteggere i nostri figli, invece, non li facciamo crescere.

Continuo a pensare che gli insegnanti abbiano il compito di lavorare sulle intelligenze, tutte. Gardner, utilizza con una certa frequenza il termine di “intelligenza emozionale” per riferirsi all’ intelligenza intra-e interpersonale.

L’intelligenza interpersonale è quella che ci permette di capire gli altri, mentre l’intelligenza intrapersonale è quella che utilizziamo per comprendere noi stessi. Entrambe sono imprescindibili per portare a termine qualsiasi attività che intraprendiamo.

La teoria di Gardner mette in rilievo che lo sviluppo emotivo determina il modo in cui ciascuno di noi reagisce di fronte alla frustrazione, all’insicurezza e alla confusione, che sono parte inevitabile di qualsiasi processo di apprendimento, quindi, la nostra capacità di apprendere è strettamente collegata al grado di sviluppo della nostra intelligenza emotiva.

Andrebbe da sé che non ci è possibile ignorare l’influenza delle emozioni nell’apprendimento dei ragazzi e continuare a concentrarci solo sugli aspetti cognitivi.

Quasi tutte le volte che ho provato, ad alcuni professori, ad accennare come si sente mia figlia, mi hanno tagliato.

Uno, una volta, mi ha detto: “Signora, penserà ai suoi problemi alla fine della quinta, ora deve concentrarsi sullo studio”?.

Inutile, per molti insegnanti è rassicurante fare la lezioncina e non chiedersi altro. D’altro canto sento dire, spesso, da alcuni genitori, di fronte alle lamentele:

“Questo è un classico, deve essere duro, preparare i ragazzi alla vita”.

A copiare forsennatamente, a non sapere chi è il presidente della Repubblica (provate a fare la prova del nove ).

Cosa vuol dire che una scuola deve essere severa? È rassicurante, certo, ma vorrei una scuola educante non severa.

Mia figlia ogni anno si è presa la sua materia a settembre: greco o latino.
A cosa sia servito non ne ho la più pallida idea. A prepararla alla vita non credo, a sapere la materia neppure.

So, però, cosa devo fare io, quando lei non crede in sé. Avercela con il mondo, con i prof., non l’aiuta. Devo fare un bel respiro e dirle quello che ha bisogno di sentirsi dire, ovvero, che le esperienze nella vita servono tutte.

E, per quanto mi riguarda, quando sono stata delusa da me stessa o dagli altri, oppure ho subito delle ingiustizie o ho dovuto affrontare dei fallimenti, proprio in quelle situazioni sono cresciuta.

Ho compreso ciò che mi aspettavo da me stessa, quello che potevo chiedermi e quello che potevo aspettarmi dagli altri.

Quindi, la mia speranza è quella di insegnarle a saper affrontare le difficoltà e dietro “agli insuccessi” farsi delle domande.

Mi ha mandato il messaggio. Ora ora, dopo la mia coppetta di gelato liquerizia e menta. Ha preso 7,5 di interrogazione. Non credo basterà.

Ma sapete che vi dico? Finché guarderà a se stessa, e finché io e lei ci potremmo parlare, finché saprà osservare le ferite e farne qualcosa di serio, io saprò che le cose stanno andando per il verso giusto. Nonostante la scuola, le rimandature, i voti.

Penny

PS:Ora vado, i cuccioli stanno arrivando e, speriamo, che nessuno voli in mare e che la barchetta mi regga! ? E voi non abbiate paura dei fallimenti dei vostri figli, fatene una possibilità, anche se è difficile e, a volte, se ne esce con le ossa rotte?.

4 comments on “La fine della Scuola. Cari genitori, fate dei fallimenti una possibilità.”

  1. Grazie Penny è molto bello leggerti : stimoli riflessioni e considerazioni nuove. Mi aiuti a crescere.

  2. Mi vengono in mente le ferite da ingiustizia e di umiliazione… Io le regalerei il libro sulle 5 ferite e come guarirle ❤️

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