Ditemi che vi impegnate. Come donne intendo. Che non vi occupate solo della famiglia. Che è un penoso alibi, a volte.

Ditemi che vi guardate intorno e cercate di partecipare a ciò che succede.

Ditemi che non ci state a un ruolo di secondo piano. Che pretendete il vostro posto, qualunque esso sia.

Ditemi che dedicate tempo ed energia ad altro che non siano i figli, il marito, la casa.

Ditemi che non vi sentite in colpa.

Ditemi che ogni spazio recuperato per voi non è rubato ma scelto.

Ditemi che il vostro lavoro è importante quanto quello del vostro uomo.

Ditemi che non crederete a chi vi dice che vi occupate poco dei vostri figli.

Ditemi che difendete le vostre idee con forza. Anche quando sono scomode. Che non vi basta una borsa Gucci per sentirvi accettate. Che pretendete di più per voi stesse.

Ditemi che leggete, anche poco, ma che lo fate, per non farvi fregare con le cazzate.

Perché noi dobbiamo essere più pronte, più studiose, più attente per ottenere gli stessi risultati degli uomini.

Ditemi che non vi sentite donne solo con un vestito carino addosso, ma quando vi occupate del mondo e partecipate alle cose che vi capitano. Quando difendete la vostra libertà. Le parole. I pensieri.

Ditemi che non aspettate il matrimonio per realizzare voi stesse.

Ditemi che non vi basta una vita tra le mura domestiche. Che volete dire la vostra. Poter lasciare senza se e ma. Poter scegliere senza se e ma.

Ditemi che siete in movimento e lo siete insieme per cambiare le cose.

Ditemi che siete donne a tutto tondo e che non vi fate fregare da chi vi relega al ruolo di moglie e di madre.

Ditemi che c’è speranza. In un mondo equo in cui ognuna di noi trovi il suo posto.

Ditemi che non mollerete.

Ditemi che credete in noi.
Perché io ci credo.

Con ostinazione.

Penny

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