Ieri, mentre stavo tornando a casa la piccola mi scrive: “Ti dispiace se stasera esco con i miei amici e non mangio a casa?”.
“Certo che mi dispiace, stasera torno, ho voglia di vedervi”.

Da lì in poi, per parte del viaggio, mi ha stolkerizzato. Già il giorno prima le avevo detto un no secco. Voleva andare alle Bolle blu.
“Non se ne parla”.
“Non ti fidi di me!” ha esclamato arrabbiata.
“Certo che mi fido, ma ci sono gli scivoli, non c’è un adulto e tu sei piccola”.
“Sei confusa, a volte, mi dici che sono grande”.
“Va bene, sei una piccola grande, la vita è piena di contraddizioni”.

Alla fine ho chiamato la madre di una sua amica e abbiamo fatto squadra. Niente Bolle Blu?.

In due è più semplice.

Non mi riesce benissimo essere ferma fermissima, la loro insistenza mi disarma, mi
stressa, mi stordisce. Forse perché sono l’unica in famiglia a dover dire sì o no. È dura essere giuste, capire quando si può cedere oppure no. Io procedo a buon senso, ma il mio buon senso, a volte, fa acqua da tutte le parti.?

Comunque, ero in macchina, e lei scrive a raffica dei messaggi, sempre con lo stesso tono:
“Dai mamy, posso andare a casa di S. a cena?”.
“No, punto” le ho risposto.

Poi chiamato l’altra “Arrivo per le cinque e mezza” le dico.
“Ok, io ti aspetto a casa”.
“Non vedo l’ora di vederti”.
“Anch’io, a cena però non ci sono” mi ha risposto. ?

Due contro una non ce la potevo fare, così ho scritto alla piccola e le ho detto:

“Non c’è nemmeno tua sorella, puoi andare”.

“Grazie mamy, torno prima dal mare così stiamo un po’ insieme” mi ha risposto la girl.

Il suo stare insieme è risultato essere questo: si è fatta la doccia, si è stirata i capelli, ha messo la roba in lavatrice e se n’è uscita.

D’altronde in questa settimana è andata al mare tutti i giorni, stando attenta a non varcare il confine della tessera dell’ autobus, per non spendere. Io d’altronde ho lasciato 60 euro come cassa e ho detto ad entrambe: dovrebbero bastare. Sono tornata che ne erano avanzati 15? ( consumati tutti ieri sera), il frigo era vuoto, ma avevano pulito la casa, fatto le lavatrici e steso.

Perché lo sanno che se la casa è sporca io sclero e quando sclero sono matta e fastidiosa persino a me stessa, così si sono date da fare.

Ora, mentre scrivo, dopo aver disfatto la valigia, dopo aver parlato un po’ con la diciottenne, dopo il racconto del concerto a cui ha partecipato, delle cose che ha fatto in questa settimana senza di me, dei suoi pensieri maturi su di sé e sull’amicizia, dopo aver pensato che sta davvero crescendo e che era bello ascoltarla, dopo che è uscita, mi sono ritrovata sola soletta.

Così, mi sono spaparanzata sul divano, ho guardato un film e mi sono mangiata quel che rimaneva di una vaschetta di gelato.

Poi ho chiamato mia mamma e le ho detto che ero tornata, aggiungendo: “Quelle due mi hanno mollato immediatamente, sono fuori entrambe, devo essergli mancata tantissimo”.?

“Vabbé, a te non è che ti dispiaccia poi tanto stare da sola!” mi ha risposto lei.

Ha ragione. Non mi dispiace. Non mi dispiace saperle felici da qualche parte, ricordo bene la mia adolescenza, non mi dispiace cedere in quelle situazioni che non reputo prioritarie, non mi dispiace dire i no se sono necessari.

Certo, sono sola, ed è tutto un po’ più faticoso. Certo, la nostra vita è sempre sull’ asticella rossa e loro devono farci i conti.

Ieri la grande mi ha detto:”Stasera le mie amiche vanno a ballare, io non vado, costa 20 euro, sono già andata al concerto ieri sera”.

Ha fatto tutto lei.

Avere l’asticella sul rosso vuol dire fare delle scelte, e imparare a gestirsi non è male.

Insomma, ce l’hanno fatta. Non che avessi dubbi. E ce l’ho fatta anch’io. A quanto pare è andato tutto bene.

Non controllare, solleva. Così come sapere di essere importanti per la loro crescita costruendo spazi sempre più ampi di autonomia.

Non dobbiamo essere indispensabili per i nostri figli, altrimenti, li mandiamo alla rovina.

Non è così che si dimostra il bene.

L’indipendenza emotiva è importante e quella economica la facilita.

Sapete quante donne passano e sono passate da legami di dipendenza emotiva dai genitori al fidanzato e poi al marito?

Il dono è quello di renderli capaci, a piccoli passi, di affrontare l’esistenza, senza doversi aggrappare nel futuro a qualcuno, un partner, ad esempio, perché non sono in grado di pensarsi da sole.

È faticoso, certo. È più facile tenerli a sé, in quel territorio a tutto tondo, in cui noi siamo tutte madri e loro tutti figli.

Ma non funziona. Non funzionerà. Non è così che li proteggiamo.

Siamo noi le prime a non dover dipendere da loro, da quella gratificazione che ci fa sentire indispensabili e diventa un groviglio emotivo da cui è difficile smarcarsi.

Quello che serve, quello di cui i nostri figli hanno bisogno è di sapere che ci siamo ma alla giusta distanza.

È in quella distanza che possono diventare grandi, autonomi emotivamente e non finire intrappolati in relazioni sterili e di dipendenza.

Ma solo d’amore.

Penny ❤️

4 comments on “Essere madri alla giusta distanza. La dipendenza emotiva dai figli.”

  1. Pensieri di mamme consapevoli, li chiamerei. E quanto sono simili ai miei pensieri! ?
    Ma ho un consiglio per te… “Sei confusa, a volte, mi dici che sono grande”.
    “Va bene, sei una piccola grande, la vita è piena di contraddizioni”.
    ecco, invece la mia risposta al mio “piccolo” 13enne altro ormai un tot più di me, è questa: “sei grande per alcune situazioni, piccolo per altre. Maturare è un percorso a tappe che non si possono invertire.” Questa risposta di solito funziona, e la nostra sicurezza invece di “fare acqua” fa “Bolle Blu”!!! ???
    E poi, una vaschetta di gelato in solitudine sul divano ha sempre un suo perché…

  2. Cara Penny, riesci sempre a sorprendermi con i tuoi post che sembrano fatti apposta.
    Mia figlia, insieme ad un gruppo di compagni di classe – sono in 11 tutti quasi maggiorenni- parte per qualche giorno di vacanza al mare. Immediatamente la mamma di un ragazzo del gruppo crea il Gruppo WA dedicato. Tutto sommato, e ne ho anche parlato con mia figlia, mi è sembrato inopportuno, soprattutto per l’età dei ragazzi. Iniziano a fioccare i messaggi, i commenti alle foto che i figli inviavano ai genitori e che questi si premuravano di far circolare, ecc. Ero già abbastanza infastidita dall’invadenza di questi continui commenti, quando leggo due post che mi hanno fatto prendere una decisione immediata: “facciamo girare le foto tra noi senza dirglielo (ai ragazzi)”, “Questo gruppo deve rimanere segreto” e tutti a rispondere: certo! Ho abbandonato il gruppo scrivendo “Queste modalità non mi rispecchiano”.
    Essere madre alla giusta distanza. Per me non è quella. Forse qualche tempo fa avrei abbozzato, ma la persona che sono diventata oggi non è più disposta ad accettare certi compromessi. E ne vado fiera.
    Grazie per gli spunti di riflessione.
    Silvia

    • Brava, bravissima, credo che il controllo sia veramente deleterio…sono grandi, in grado di iniziare a muoversi del mondo. Si aspettano il nostro rispetto e la nostra sincerità.
      Ti abbraccio tanto Penny?

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