Succedono cose tra di noi. Fatti dolorosi a cui è difficile guardare con lucidità.

A volte vorrei avere la certezza di essere una buona madre e dire le cose giuste, ovviamente, c’è impossibile.

Però, so che il tempo è prezioso e che non lo si può perdere all’ inseguimento di un nemico, quindi, cerco, per come posso di insegnare alle mie figlie a non sprecarlo in azioni inutili.

Cerco di insegnare loro ad assumersi le responsabilità. A cambiare strada se qualcuno non gli piace, ma anche a chiedersi il perché sono finite in quel rapporto, in quella relazione.

La colpa non serve a niente né quando ce la sentiamo addosso né quando la riversiamo completamente sugli altri. Se non come assunzione di responsabilità, di certo è inutile il senso di onnipotenza che porta con sé.

Cambiare strada su può, con più difficoltà, quando a ferirti è un familiare, un amico caro, un padre, una madre, un fratello.

Si prova ad aggiustare, si fanno tentativi, ma se l’altro ci frantuma non deve diventare un nemico da distruggere. Deve diventare qualcosa su cui prima rifletto e da cui, poi, mi allontano

E lo so che alcuni di voi mi criticheranno. Ma il sangue, a volte, non è garanzia di tutela, nemmeno le relazioni familiari lo sono.

Bisogna imparare a proteggere se stessi se vogliamo imparare e conoscere l’amore. E a stare bene.

La verità è che, il più delle volte, avere un nemico serve. Lo vediamo tutti i giorni. Alcuni nostri politici ce lo insegnano bene.

Desiderano ardentemente farci trovare un nemico. Un giorno sono gli stranieri, un giorno le donne, spesso, le fasce deboli.

Trovano un nemico per non assumersi responsabilità di nessun tipo e come fanno i bambini dire: è colpa sua.

E noi lo facciamo. Non tutti grazie a Dio. Diamo la colpa.

È colpa della mia ex moglie. È colpa sua se non trovo lavoro, se sto male, se non ho successo, se sono un incapace.

È colpa del mio ex marito che mi ha tradito, di quel piccolo su una barca a vela. È colpa del governo precedente. Di quella donna incinta che vuole mettere i piedi sulla mia terra. È colpa dello straniero. È colpa di quella sfascia famiglie. È colpa di quella collega falsa come giuda. È colpa degli omosessuali che girano tranquilli per strada.

È colpa di chiunque.

Io resto vittima e mi assolvo.
Di fatto resto un incapace.

E siccome io non voglio che le mie figlie siano immobili, trovino scuse, si sentano vittime, ma mi auguro che si diano da fare per costruire il loro futuro, provo ad aiutarle a non trovarsi un nemico.

E, soprattutto, a non odiare nessuno. Perché non solo è terribile ma è un penoso alibi.

Penny

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