L’altro ieri chi mi segue su fb sa che ho ripescato un video del 2013 in cui morirono nel nostro mare quasi 268 persone che scappavano dalla guerra in Siria, tra cui 60 bambini.

Mi sono sforzata di vederlo o meglio sentirlo perché è la voce di un medico siriano che chiama la guardia costiera più e più volte ad avermi straziato il cuore.

Sono le 5 ore di attesa con il gommone che imbarcava acqua. Il telefono che si scaricava e quelle parole: chiamatemi voi. Le indicazioni precise della posizione in cui si trovavano.

Il peschereccio era partito dalla Libia era stato colpito dalle raffiche di mitra di miliziani che su una motovedetta volevano rapinare o sequestrare i passeggeri, quasi tutti medici siriani.

Quel pomeriggio la Libra è tra le 19 e le 10 miglia dal barcone. Lampedusa è a 61 miglia. Ma la sala operativa di Roma della Guardia costiera ordina ai profughi di rivolgersi a Malta che è molto più lontana.

Dopo cinque ore di attesa il barcone si rovescia e alle grida dei bambini ho sospeso il video.

Era mattina, io avrei scritto un po’, avrei visto una mostra e poi sarei andata in campagna da amici.

Sono stata male. Sono stata male, perché, so che il Mediterraneo continua a essere luogo di morte, perché penso alla speranza di questi uomini e donne, penso allo straniero che diventa l’unico nemico.

Mi chiedo cosa posso fare e cosa possiamo fare se non cercare di non abituarci al razzismo, alla povertà, all’ accettare le disuguaglianze, alle brutture e muovere idee, pensieri e azioni affinché le cose cambino.

Ci sono stati moltissimi commenti di sgomento, tristezza e condivisione del video, alcuni che ripetono le stesse cose: portati a casa un migrante, se no, non puoi parlare ( come fossero pacchi postali) con invio di relativo modulo finto. Oppure: aiutiamoli a casa loro, qui siamo troppi, se non che quando gli ricordo che in Italia sono all’incirca l’ 8% tergiversano con un’altra stronzata fine a se stessa.

Durante il pranzo ho preso la girl piccola, la grande non c’era e le ho parlato del video.
“Vorrei che lo vedessi” le ho detto.

E lo so che una madre dovrebbe proteggere i propri figli ma io sento che solo rendendole consapevoli di ciò che avviene nel mondo le posso proteggere davvero.

Le ho raccontato che in posta l’altro giorno c’erano due stranieri trattati come cani da un paio di operatori postali perché non capivano bene l’italiano. E saranno stati stanchi ma è stato tremendo.

Prima di me c’era un signore, come fosse tuo nonno, le ho detto, che non si è accorto del fatto che il suo numero fosse stato superato, così, quando si è avvicinato all’ operatore cercando di spiegarsi, il tipo gli ha detto che doveva riprendere il biglietto e rifare la coda. Ci saranno state quaranta persone! Io ero lì da più di mezz’ora, lui sicuramente da più tempo. Così, mesto mesto quel signore con la pelle scura, delle ciabatte rotte, si era diretto verso la macchinetta.

A quel punto mi sono alzata in piedi, con il cuore a mille e ho sbraitato che lui il biglietto non lo riprendeva, come non lo avevano ripreso gli altri, che c’era una coda lunga chilometri e che andava servito.

Così è stato e da quel momento i toni, nei confronti degli altri stranieri presenti, da parte degli operatori sono cambiati.

Ho spiegato a mia figlia che non si deve abituare alle ingiustizie, che magari noi siamo persone che non faremo grandi rivoluzioni ma ogni atto, ogni azione verso una società più equa ci deve trovare coinvolti.

Ieri io e il mio compagno facevamo una considerazione semplice semplice: nei licei dei nostri quattro figli non ci sono stranieri, se ci sono sono ragazzi adottati. Vogliamo dire che gli stranieri sono tutti meno intelligenti?
No, semplicemente, anche la scuola che dovrebbe eliminare le disuguaglianze, in realtà porta avanti chi economicamente e socialmente è meglio piazzato. Come faranno, questi ragazzi, ad elevarsi ad una condizione migliore?
Il merito, sbandierato ai quattro venti, spesso, dipende dalle possibilità economiche. Punto.

Amo le mie figlie e pensarle in mare a chiedere aiuto, e pensarle a scappare da una guerra o a venire stuprate o torturate, o a morire di fame, mi è solo inimmanginabile. Eppure accade. A qualcuno accade. E loro devono saperlo.

Non so cosa sceglieranno di essere nella vita, io ho sempre la speranza che facciano qualcosa di buono per gli altri, lo sapete, più che immaginarmele in abito bianco attraversare la navata o a cucinare un risotto.

Ma le amo, appunto e, a differenza di altri figli che non hanno opzioni se non quella di scappare, potranno scegliere.

Ovviamente, la mia girl il video non ha voluto vederlo ma, spero, che non chiuda gli occhi.

Spero che sappia guardare e farsi carico come può dei suoi fratelli. Che l’indifferenza non l’attraversi e che non si trinceri dietro a soluzioni di comodo.

Quando raccontavo del video mi si è incrinata la voce, lei mi ascoltava con attenzione, aveva gli occhi sgranati e ha pianto.

Nessuna madre vuole che le proprie figlie piangano, vero, eppure so che finché riusciranno a sentire il dolore degli altri, a farne qualcosa, io le proteggerò.

Le proteggo dall’ ignoranza, dall’ indifferenza, dal pensare che la difesa degli ultimi sia un’azione fuori corso.

Le proteggo facendo in modo, come future donne, che s’impegnino e se saranno madri o no, una cosa è certa, la loro fertilità dipenderà da quanto si occuperanno dei figli di tutti. E non siano complici di muri di bugie e di razzismo.

Così si chiama quello che sta succedendo. Non ha altro nome.

Il video invece ne ha un altro terribile: “Il naufragio dei bambini”.

https://video.espresso.repubblica.it/inchieste/cosi-l-italia-ha-lasciato-annegare-60-bambini-in-esclusiva-le-telefonate-del-naufragio/10267/10368

Penny

2 comments on ““Il naufragio dei bambini”. L’ indifferenza, una parola fuori corso.”

  1. Allucinante! Passarsi la palla senza rendersi conto che ogni minuto in piu di attesa fa la differenza…..si e’ troppo abituati a non pensare agli altri e non ci si rende conto che essere nati in un paese anziche in un altro non e’ ne un merito ne una colpa. Si danno x scontate troppe cose ormai, queste vite x me valgono……razzismo e’ ignoranza…..io sto con chi fa sti viaggi disperati e solo il pensiero di quelle barchette cariche in mezzo al mare mi mette i brividi. Cercano un futuro migliore come farebbe ognuno d noi al loro posto. Grazie Penny x avermi riproposto quel video, .giusto guardarlo x non dimenticare. Un abbraccio!

    • A me sembra impossibile non accogliere, al di là della fazione politica, del governo o altro.
      Salvare è l’unica scelta possibile. Bacino Penny

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