Tante donne prima di noi hanno cercato di essere se stesse, hanno lottato, alcune hanno cambiato la storia.
Magari non capiterà a noi di incidere su cambiamenti importanti, ma quello che è certo è che non siamo matte se cerchiamo di determinare noi stesse e dare un calcio alle convenzioni.
Non lo siamo se proviamo a far sentire la nostra voce, se scardiniamo ruoli imposti, se siamo inquiete.
In poche parole se rivendichiamo la nostra libertà, anche a costo di essere fastidiose, irriverenti, fuori dall’ordinario.
Pensate un po’, verso la fine di febbraio del 1839 Charlotte Brontë ricevette una proposta di matrimonio da Henry Nussey, curato del Sussex.
Il 5 marzo dello stesso anno inviò a Henry una risposta con un rifiuto netto anche se quella collocazione era auspicata dal padre.
Quanto coraggio?
In poche parole, lei, dentro all’epoca vittoriana e alle sue imposizioni, si autodetermina, rivendicando la sua libertà e le sua indipendenza. Siamo a metà del 1800.
Quante donne che non conosciamo, hanno provato a ribellarsi ad un sistema patriarcale? Quante hanno cercato di fare quello che stiamo cercando noi, determinando se stesse?
E, allora, vi prego di leggere con attenzione alcuni passaggi, perché, se noi donne, per molti aspetti abbiamo conquistato ruoli e posizioni, altri mi sembrano immutati.
Lei scrive così.
“Mio caro Signore, è sempre stata mia abitudine studiare il carattere…e penso di conoscere il vostro e posso immaginare quale donna sarebbe adatta come vostra moglie. Il suo carattere non dovrebbe essere troppo forte, ardente e originale – il suo temperamento dovrebbe essere mite, la sua pietà indubbia e il suo spirito allegro, e le sue “attrattive personali” sufficienti a dare piacere ai vostri occhi e a gratificare il vostro orgoglio. Per quanto riguarda me, voi non mi conoscete, non sono l’individuo serio, austero, dal sangue freddo che supponete – mi troverebbe sognatrice ed eccentrica, ironica e severa. Io disprezzo l’inganno e non prenderò mai per marito un uomo degno come lei, sapendo di non poterlo rendere felice solo per raggiungere la distinzione del matrimonio e sfuggire lo stigma di vecchia zitella”.
Il carattere delle donne non dovrebbe essere troppo forte, ardente, originale. E il loro temperamento dovrebbe essere mite.
Non è questo, a volte, ancora oggi, che ci viene chiesto?
“Che balle hai nella testa…cosa ti viene in mente…dovresti tacere…non sei mai contenta…”
Le sue “attrattive personali” dovrebbero dare piacere ai vostri occhi e a gratificare il vostro orgoglio.
Da secoli non è nostro compito illuminare l’uomo attraverso il nostro amore? A volte, siamo un trofeo da mostrare? Quante volte dobbiamo gratificare i loro occhi, essere belle per loro? O essere provocanti?
Dipende tutto dal ruolo. Dove siamo collocate in quel momento. Mogli o amanti, giovani o vecchie. Perché abbiamo regole di abbigliamento e comportamento chiare, in base all’età e in base alla posizione. È così.
Ecco, leggere questa sua lettera mi ha dato forza, mi ha fatto pensare che noi conosciamo solo una parte della storia, prevalentemente maschile, perché è così che ci hanno abituato a leggere il mondo.
Ho pensato che lei, la donna che è stata Charlotte vive, perché, alcune di noi sono resistenza e spingono in una sorta di continuità temporale a fare in modo che le cose cambino.
E qui No che ci fanno soffrire, sono necessari per continuare a narrare la Storia in un altro modo. Quei No coraggiosi che inseguono sogni di libertà, anche a costo della solitudine, ci fanno onore.
E quel movimento che prova dall’interno a spezzare piccole catene, ognuna nel proprio quotidiano, nascono prima di noi, dentro alla forza di donne come noi.
Non siamo sole, ecco. Non lo siamo mai state.
Siamo un movimento antico di passi verso l’autodeterminazione. Non siamo noi le pazze. Quelle egoiste. Quelle con i grilli nella testa.
Noi siamo quella resistenza che smuove e permetterà alle donne che verranno dopo di trovare la forza per non chiedere scusa della propria esistenza.
Esisto e rivendico il mio posto. Non lo voglio ad appannaggio di un uomo ma voglio proprio il mio.
Un sogno distopico? Folle?
No. Un bisogno antico nato prima di noi e che noi spingeremo ancora.
Sono le gocce che scalfiscono la roccia.
Giorno dopo giorno.
Donna dopo donna.
Noi siamo resistenza, come lo è stata Charlotte Brontë e tante altre donne. Noi, come lei, non molleremo.
Non siamo pazze, no. Come lei vogliamo solo esistere senza chiedere il permesso a nessuno.
Penny
PS: ascoltatevi Morgana. Illuminante.