Care sosdonne,

qui da ieri sera c’è un vento che spazza via tutto. Come un cambio di passo.

Da un momento all’altro mi aspetto di vedere Mary Poppins planare davanti al mio portone, Dio solo sa quanto lo vorrei!

Qualcuno che si occupasse delle mie figlie, del loro tempo, della loro camera, del loro vagabondare.

Stavo pensando a quali potevano essere i passi per un rientro a scuola felice, quelle cose del tipo: partire con il piede giusto.

In passato, quando pensavo ancora che esistesse il decalogo della maternità, mi dicevo: una settimana prima della scuola devono andare a letto ad una certa ora, svegliarsi presto, fare pasti regolari, meno TV, qualche lettura.??. Che idiota!

Uno di quei propositi del cazzo, se vogliamo dirla tutta, che, alla fine, nello sforzo di riuscire nell’impresa ci fa affaticare e frustrare di più che se lasciassimo andare le cose. Vaffanculo!

Lo zucchero, a volte, non basta per mandare giù la pillola e nemmeno la voce pacata, i toni imploranti del tipo:”Ti supplico vai a dormire, è tardi!”. È lì che ci vorrebbe una Mary Poppins.

Così, in questi giorni si prepara il materiale, lo si etichetta, lo di fascia ( a parte quelle come me che comprano i libri usati che cadono a pazzi, quindi, si può fare ben poco?) e si ripete ai figlioli con la vocina flebile: tra poco ricominci la scuola, non sei emozionato?

E loro, dai tre anni in poi, ovvero, da quando hanno fatto esperienza della scuola, si girano dall’altra parte e se potessero ti fulminerebbero perché glielo ricordi. E hanno ragione!

Comunque, le mie figlie stanno dando il massimo di sé stesse, vivono questi giorni all’ennesima potenza, come se questo tempo meraviglioso dovesse finire da un momento all’altro e stessero attendendo il giorno della fine del mondo.

Dormono fino ad ore indecenti, quando sono in casa si immobilizzano come gechi da qualche parte e occupano quel posto per ore, il bagno e il divano vincono i primi, altrimenti escono. Vedono amici. Spuntano feste in ogni momento. Persino i giardinetti sotto casa quando piove vanno bene.

A dirvi la verità, meglio fuori che dentro, vederle bivaccare in casa come se avessero ottant’anni mi irrita e mi spazientisce.

Ieri alla mia grande, dopo che sono entrata in camera sua e ne sono uscita immediatamente altrimenti mi prendeva una crisi isterica, le ho fatto un elenco delle due cose che avrebbe dovuto fare: rimettere nel mio armadio i vestiti che mi ha fregato e riordinare.

Siccome non mi ascolta mai, appena ho finito di parlare mi ha chiesto:” Ripetimi un po’ cosa devo fare?”. Così, armata di pazienza le ho ripetuto i due compiti, dico due, non ottocento. Lei mi ha guardato e scocciata ha esclamato: “Mamma, ho capito, mi dici le cose ottocento volte!”.?.

Ti fanno davvero uscire pazza. Se no lo sei lo diventi.

La verità è che il modo migliore per preparare i figli alla scuola non c’è.

Nel giro di niente si adegueranno ai tempi e ai ritmi senza colpo ferire, saremo noi quelle con le occhiaie, provate dalla lunga estate a tu per tu con i nostri amati pargoli.

E, appena si chiuderà il cancello del portone (se ancora abbiamo la sfiga di doverli accompagnare) o si chiuderà la porta (se sono più grandi e si muovono da soli), io so cosa succede nel cuore di ognuna di noi.

La musica si accende, la luci si abbassano e iniziano le danze. Se fosse sera ci faremmo un prosecco ma, siccome è mattina, ci basta un buon caffè, per le disperate, l’aggiunta di una bella brioches.

Le campane suonano a festa e noi, almeno per un po’ ci siamo liberati di loro.

Ed è bello. Il rientro a scuola. E che si occupi di loro qualche Mary Poppins votata al martirio.

Io, d’altronde, in quel film, avrei sempre voluto fare la parte della suffragetta?.

Penny

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