C’era una volta un uomo, non era un principe né un gigante buono. Era un uomo incapace di accettare un rifiuto da una giovane donna che non voleva stare con lui.

Un giorno lui la uccise. Con le sue mani, poi la seppellì in un campo e scappò via.

Quell’uomo ha fatto una cosa sbagliata e il suo non era amore.

Lei è morta ed è lui ad averla uccisa.

Luce spenta. Nessun lieto fine.

La cultura che avvalla il sessismo, quella che giustifica l’uomo, tanto da chiamarlo gigante buono, è vergognosa e vergognoso è il titolo di questa testata giornalistica.

È così che la storia sociale e culturale del femminicidio viene ribaltata in un attimo dalle parole.

È anche grazie a questo che le donne continuano a morire. Non riusciamo a dare le responsabilità agli uomini che le ammazzano senza pietà.

Il processo è semplice:

Il gigante (nonostante abbia appena ucciso una donna) è buono ed è vittima del suo grande amore per lei.

L’uomo è già stato assolto. Ci inducono a provare compassione per lui.

Della vittima vera non se ne parla.

Diventa invisibile. Se lei diventa invisibile, non esiste il femminicidio. Possiamo dimenticare.

Vorrei raccontarvi una storia:

C’era una volta,

una giovane donna, i suoi occhi erano colore del cielo, sorrideva sempre, aveva una bella famiglia, delle sorelle, un buon lavoro. Dei progetti e dei sogni spezzati una domenica qualunque da un uomo che credeva suo amico.

Lei si chiamava Elisa.

La storia del suo femminicidio ci appartiene, è nostra e noi non vogliamo dimenticarla. Come non possiamo e non dobbiamo dimenticare nessuna donna uccisa per mano di un uomo.

Noi saremo memoria.

Penny

2 comments on “Negazione culturale del femminicidio. La compassione per il carnefice. L’invisibilità della vittima.”

  1. È vergognoso. Lo è l’autore di questa ignobile narrazione. Lo è chiunque non provi indignazione davanti a questo schifo. Lo sono l’editore e il giornale che si fanno terreno e strumento di questa vergogna senza fine. Uomini così sono soltanto miserabili vigliacchi, giganti sì, ma soltanto di vergogna.

    • Purtroppo è sempre più frequente, altre testate giornalistiche sono state indecenti. A mio avviso, ma non sono un’ esperta, è davvero una negazione del problema. Grazie mille. Bello sapere di essere insieme in una battaglia comune di civiltà. Penny ❤️

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