Fino a quando i bambini e le bambine non staranno zitti e zitte.

Fino a quando le loro mani rimarranno alzate.

Fino a quando avranno cose da dire, domande da fare, silenzi da rompere.

Fino a quando ti chiederanno una cosa trecento volte e avranno l’urgenza di bere appena entrano in classe.

O di andare in bagno per farsi un giretto.

Fino a quando si infileranno la maglia alla rovescia o non ricorderanno cosa hanno mangiato a colazione.

Fino a quando ti porteranno pezzetti di carta morsicata in dono, pieni di segni incomprensibili e cuori rossi.

Fino a quando dovrai sgridarli per farli stare composti, dirgli quelle ottanta volte: attento alle orecchie ai quaderni, vai a capo, metti la maiuscola dopo il punto, non mangiarti la gomma, togliti le dita dal naso mentre ti parlo.

Fino a quando, dopo l’enesima spiegazione, ti diranno: maestra, non ho capito!

Fino a quando cadranno dalle sedie e ti guarderanno con gli occhi di meraviglia mentre racconti una storia.

Fino a quando avranno le mani sporche e le ginocchia sbucciate.

Fino a quando ti correranno incontro appena ti vedono.

Fino a quando ti diranno che la materia più bella della scuola è la ricreazione.

Fino a quando potranno essere liberi e non performanti.

Fino a quando tutti i bambini potranno essere bambini e non miniature degli adulti, il mondo sarà un posto migliore.

Non solo per loro. Ma per tutti noi.

Penny

 

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