“Quando la volontà di fare del male è accertata il mandante deve essere condannato anche se l’omicidio non viene commesso”.

È questo che chiede Lucia, lo fa con parole miti, a cui in questi ultimi tempi non siamo più abituati.

E sembra impossibile che trovi ancora dentro di sé parole gentili dopo quello che le è successo.

Di fronte a lei c’è una donna, una giornalista, le domande sono quelle giuste.

Ringrazia Lucia, i carabinieri che la scortano perché, nonostante un uomo abbia tentato di ucciderla, è lei quella che sta pagando le colpe e deve stabile in anticipo come muoversi per farsi proteggere.

Ringrazia Lucia!

Ho pensato alle nostre vite. Alla libertà di decidere cinque minuti prima il da farsi.

La cosa assurda, di un sistema assurdo, è che non è il suo aguzzino a non essere più libera, ma lei!

Lo spiega bene Lucia, il suo aguzzino è uscito prima del tempo, lo ha fatto per buona condotta.

Ascoltate bene: sono stati considerati buona condotta anche quei mesi in cui il signor Fabbri si accordava con il suo compagno di cella per finire quello che aveva iniziato, ovvero uccidere Lucia!

Ha dato al suo compagno di cella un anticipo di venticinque mila euro, un trattore e non so cos’altro.

Queste sono azioni precise e di intenzioni precise, eppure, non solo non è stato condannato per questo reato, ma è pure uscito prima per buona condotta!

Lo spiega bene Lucia, lo fa ogni tanto chiudendo gli occhi, c’è una proposta in senato per cambiare questo articolo 115 del codice penale.

Perché ci sono leggi che non sempre sono giuste.

Perché Lucia merita di riavere la sua vita. Perché un uomo che progetta l’uccisione di un’altra persona deve essere punito.

Perché la storia di Lucia trovi un senso più grande.

Noi siamo Lucia. Aiutiamola a dare voce alla sua storia, facciamo in modo che a nessun’altra succeda una cosa del genere.

Noi siamo Lucia.

Penny

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