Succede che sali su un autobus con la tua classe per un’uscita didattica, succede che il viaggio è abbastanza lungo, succede che cerchi di sistemare i bambini in modo di averli tutti sotto controllo. Loro sono diciannove, noi insegnanti in tre. Succede che uno di loro finisca vicino ad una signora, lui non è bianco, non è italiano, ed è disabile, parla pochissimo, ma ha gli occhi buoni e intelligenti. Guarda fuori dal finestrino, è felice di essere con la sua classe, noi che lo conosciamo lo sappiamo. La mamma ci racconta che la domenica si sveglia spesso alle cinque e dice: “Io scuola, io scuola” e lei prova a spiegarle che non c’è scuola la domenica e non ci sono i suoi compagni, ma lui si dispera, si veste, vuole uscire.

La signora vicino a lui contorce la bocca e inizia a lamentarsi. “Poi non pagano nemmeno il biglietto!” esclama. Io e le mie colleghe la guardiamo incredule, non vogliamo credere che stia succedendo, lei continua, borbotta, è davvero infastidita. Così, per farla tacere, una di noi le risponde che il biglietto i bambini ce l’hanno e l’hanno pagato tutti.

La signora, se così si può chiamare, a un certo punto guarda il nostro piccolo con disprezzo, e ci chiede: “Me lo potete togliere?”. Non è infastidita dalla sua disabilità, perchè, a volte, succede anche questo, ma dal colore della sua pelle.

La mia collega le risponde pronta: “Lui non si alza, se vuole si sposti lei”.

I bambini ci guardano, è difficile essere insegnanti in quel momento, devi proteggerli, non esporli, ma come? Stando zitte, facendo finta di niente per non urtargli l’animo?

Poi pensi allo spazio che il silenzio può lasciare al razzismo, a quello che è successo nel passato dentro a questo spazio, e tu sei un’educatrice, pensi a Rosa Park e pensi che era il 1955 e queste cose accadevano tanto tempo fa, non oggi a Genova, nella tua città, con i tuoi bambini.

La signora si alza, si siede vicino ad un’altra nostra bambina e le sorride, lei va bene perchè è bianca, è bionda, parla italiano. Forse pensa che le assomigli, ma non è così. Noi tre ci guardiamo, siamo provate, avevamo appena finito di vedere uno spettacolo meraviglioso e profondo intitolato “LUCE ” di Aline Nari che parlava delle domande importanti che sanno farsi i bambini e dell’unicità di ognuno di loro, vaglielo a spiegare che tutta quella bellezza è svanita in un attimo dentro alla discriminazione di quella signora.

Lui, in nostro bambino guarda fuori, legge i cartelli con quella voce metallica a noi tanto cara, ora è contornato dai suoi compagni, sono in tre in due sedili, si strigono come fossero una cosa sola.

A me sale la rabbia, è giusto stare zitte? così, ritorno dalla signora, faccio spostare la nostra bambina ‘bianca’ in un altro posto e le dico: “Lei merita di stare da sola, qui i diritti sono di tutti, il mondo non è suo!” e mi sposto al centro dell’autobus. Lei continua a lamentarsi, inveisce contro di me, le mie colleghe le rispondono a tono, finchè non tace.

Prima di scendere mi passa davanti, mi picchietta il braccio tre volte con forza: “Non mi hai fatto paura” mi dice come se il problema fosse chi è più forte tra me e lei.

Non ha capito niente, nessuno voleva farle paura, solo farla ragionare che il mondo è di tutti, soprattutto dei bambini e lei non ha più diritti degli altri”.

Ha alzato le spalle ed è scesa, sguardo dritto e sicuro. Legittimata anche dallo schifo di questi politicanti che non s’indignano abbastanza, questa è la verità.

Io e le mie colleghe ci siamo guardate, avevamo gli occhi lucidi. Siamo state in silenzio fino a scuola.

Ovviamente in classe abbiamo parlato con i nostri alunni, perché erano lì, ci hanno visto, uno di loro aveva le idee molto chiare su quello che era successo a un suo fratello, suo fratello, in questo caso, il fragile dei più fragili. “Quella signora era razzista” ha detto.

Ed è proprio così, perché è importante che, almeno loro, sappiano dare il nome alle cose e capiscano da che parte stare prima che sia troppo tardi.

Stasera una delle mie colleghe mi ha chiamato. “È stata una brutta giornata” ci siamo dette. Un mondo in cui degli adulti se la prendono con dei bambini è un mondo che fa paura.

Dobbiamo parlarne. Ancora e ancora, non lasciare spazio alle discriminazioni, non lasciare terreno fertile alle ingiustizie, è stato un attimo che i bambini ebrei non sono più andati a scuola e sono saliti su un treno dritti verso l’inferno.

Un attimo di silenzi e collusione. Questi atti gravi hanno trovato lo spazio di esistere non solo grazie alle politiche contro i migranti ma anche a quelle tiepide e non coraggiose di quei governi che si chiamano di “sinistra”.

Dobbiamo denunciare ogni atto razzista, dobbiamo proteggere i nostri piccoli e il loro futuro, ci siamo ribadite io e lei dentro a quella telefonata, forse per farci coraggio, forse per sentirci vicine e allontanare la rabbia.

La mia collega mi ha detto:”Dovevano fermare l’autobus!”.

“Gia”, le ho risposto io. Una cosa è certa, i nostri bambini hanno ben chiaro che sono fratelli. Siamo noi che, spesso, non siamo alla loro altezza e non impariamo nulla dalla storia, dai nostri morti, dall’odio.

E non sappiamo insegnare la Pace, perchè avere un nemico porta consensi, canalizza la rabbia, è utile per il potere.

Un nemico, appunto.

E vennero a prendere anche i bambini.

Genova 2019, atti di razzismo.

Penny

I primi di ottobre è uscito questo mio albo. Un modo diverso di pensare la genitorialitá. Un’eredità per i nostri figli che sono figli del mondo.

https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/

42 comments on “Genova 2019. Autobus di linea. Quando il razzismo tocca i bambini, il nostro Paese è perduto.”

      • In linea di massima è così pur non avendone alcuna certezza. Capita invece ed è altrettanto grave che ad essere relegati nella solutudine, spesso siano proprio le persone antitetiche opposte alla signora di Genova. Nel gioco del potere e dei nemici, se non ne vuoi fisiologicamente, non hai bisogno di un tuo esercito di opinione. E sei solo!

      • Concordo con te, io sono spesso più sola da quando mi occupo di donne, nelle conversazioni, ad esempio, più soggetta agli attacchi, però, non c’è soluzione se vogliamo cambiare qualcosa. Almeno credo. Penny

  1. È francamente mostruoso tutto questo, la responsabilità è di certi politicanti che hanno sdoganato il razzismo, ma diciamocelo in faccia, c’è un razzismo insito in noi italiani, semplicemente sta tornando a galla

  2. Questo clima di odio e razzismo è pericoloso ma è ancora più pericoloso tacere ,questi già si sentono legittimati,il che è gravissimo assai ,urgensi uno scossone civico

  3. Ciao
    Ero su un 20, lunedì mattina. C’era una classe di bambini, penso delle elementari, che non so dove andasse, ma era sicuramente molto multietnica.
    Io li guardavo sottecchi perché erano adorabili, non gli fregava niente da dove venissero i compagni, si accalcavano gli uni sugli altri, come fanno i bambini, e non percepivano alcuna differenza tra loro. “Come dovrebbe essere sempre.” ho pensato.
    Le maestre parlavano del programma e io le ascoltavo, ci credevano molto e stavano cercando dei lavoretti di Natale, credo, da far fare. Cose senza simboli religiosi, che andassero bene per tutti, da che ho capito. Ho pensato fossero bambini fortunati sotto molto aspetti.
    Per un attimo volevo congratularmi con le maestre per il loro entusiasmo, ma poi ho pensato sarebbe stato stupido, seppure non è affatto banale quello che facevano. Ora penso che forse avrei dovuto, perché sottolineare il bello quando lo si incontra è importante forse e più che denunciare il brutto.
    Non so. È un po’ che ci rifletto.
    Ho anche pensato che alcune persone attorno, sicuramente, tra i bambini avrebbero visto delle differenze. Persino io mi chiedevo da dove venissero e che storie avrebbero potuto raccontare, dopotutto.
    Nessuno ha detto niente, comunque, e i bambini erano contenti di andare in gita non so dove.
    I bambini che volevano stare vicini tra di loro, invece le differenze in quel momento non le vedevano e il mio augurio per loro è di imparare a non vederle mai.
    Il futuro in fondo sono loro e non la signora che avete incontrato, questo è sicuro.
    Quella signora rappresenta qualcosa, che non sappiamo come affrontare, ma di certo il grosso problema è non essere tutti coesi a dire “No, signora. Il problema non è che volevamo farle paura, il problema è che lei fa paura a tutti noi. Non sono i bambini a creare disagio, signora, è lei. E lo causa a tutti, come società.” Il fatto è che tutti dovremmo dirlo ad ogni razzista che incontriamo. Coesi.
    Il fatto è che invece coesi non lo siamo. E invece siamo spaventati, perché non sappiamo come risolvere un problema che vediamo crescere giorno dopo giorno. Almeno, io proprio non lo so.

    • Grazie per le tue parole. A volte basta il pensiero e quello che mette in moto nella nostra vita. Perché quando riflettiamo, vuol dire che siamo presenti a noi stessi e a chi ci sta intorno…insomma creiamo azioni di solidarietà che diventano importanti. Pensare la differenza ci permette di accettarla. Siamo spaventati, vero, ma che il terrore di ciò che potrebbe essere, forse, ci permette di smuovere le cose.
      Un abbraccio Penny

    • Grazie Chiaretta per queste parole!!
      E 1000 grazie Penny per la tua testimonianza e resistenza.
      Sono un’insegnante anch’io e mi manca tanto quel prezioso fare squadra…!
      Grazie.
      Rosanna

  4. Ho letto, mi è scesa una lacrima di rabbia per quella signora inconsapevole, razzista, senza cervello. Il mio bambino va in una bellissima scuola dove 3 bambini sono di ‘origine italiana’ e tutti gli altri sono bambini. è quello il mondo che vorrei per lui. resistere sempre è faticoso ma doveroso. grazie per la condivisione

    • Grazie Monica per la tua visione del mondo che è la mia. lavoriamo affinché tutti possano avere un posto su questa Terra. Ti abbraccio ❤️

  5. Che triste episodio, quanto odio siamo arrivati a coltivare a casa nostra, tra gente che probabilmente fino a qualche anno fa non si sarebbe mai sognata di agire in modo simile. La crisi , la povertà, generano malcontento, paura. Un abile oratore ( o chi ne muove i fili) può facilmente usare la paura e la rabbia a suo favore ottenendo consensi e potere. Questa mattina alla radio ho sentito che c’è qualcuno che ora pubblica video su tik tok, notoriamente usato solo dai giovanissimi. Crea proseliti tra chi voterà fra 4, 5 anni. Ho provato orrore. Quello che possiamo fare è parlarne ai ragazzi e fare capire loro la differenza tra politica e propaganda, tra chi sta nei palazzi cercando di risolvere problemi o almeno provandoci e chi metodicamente, ogni giorno, è in piazza a fare proselitismo. Grazie a te che ne scrivi e ne parli, vai avanti così, sono con te. Un abbraccio.

    • Ho 67 anni . Tutto quello che sta succedendo mi fa orrore. Tanto quanto l’ indifferenza, quella ad esempio degli altri viaggiatori.
      Non è certo la società che sognavo da giovane . Scendevo in piazza pensando : quando sarò grande …
      Adesso i “grandi” sono quelli della mia generazione.
      Dobbiamo infondere ai giovani la cultura della cultura , senza la quale siamo destinati a soccombere .
      Che grossa responsabilità hanno gli insegnanti , a loro tutta la mia solidarietà.

      Edmondo Fioretto

      • Grazie Edmondo, io di anni ne ho quarantotto anni e provo i suoi stessi sentimenti. Lavorando con i bambini penso all’energia che dobbiamo mettere nella loro educazione “umana” nella speranza che sappiano essere migliori di noi. Grazie della sua vicinanza, riempie il cuore. Penny

    • Cara Silvia condivido ogni tua singola parola. Ogni movimento in avanti è un non essere collusi con un sistema che ci vuole soli, io ho fiducia. Hai ragione tu dobbiamo parlarne, parlarne e parlarne ancora. Ti abbraccio ❤️

    • Io credo che fino a quando la scuola dividerà il lavoro didattico dalla responsabilità sociale e dalla relazione non andremo da nessuna parte. Una buona maestra è colei che include tutti, che tiene conto di tutti, non ci si riesce sempre ma lo sforzo è quello. Caro Elia grazie. Penny

  6. Sono contro ogni tipo di razzismo perché secondo me non esiste differenza tra una razza o l’altra e neppure tra uomini disabili o meno, siamo esseri umani viviamo insieme le difficoltà della vita, il mondo è uno solo, dobbiamo ancora imparare come vivere e apprezzare le qualità di ognuno di noi. Purtroppo spesso le persone diventano peggio dei mostri delle leggende perché non capiscono che le proprie frustrazioni non devono essere sfogate su altre persone

    • Caro Daniele condivido persino le virgole, c’è un vuoto sociale su cui dobbiamo lavorare tutti insieme affinché cambino le cose. Noi continuiamo a cercare di mettere insieme ciò che alcuni uomini cercano di dividere. Grazie Penny

  7. Peccato che nei palazzi come ora,ci stanno esclusivamente per portare il Paese allo sfascio.Mentre chi va nelle piazze, ha il coraggio di metterci la faccia ed a toccare cin mano il malcontento di molto itsliano. Vediamo di essere obbiettivi e non sempre e solo criticoni. Grazie e buona giornata da chi sta dalla parte di colui che vuole lavorare per l’Italia.

    • Qui non si tratta di essere criticoni ma razzisti. Anch’io sto come lei dalla parte dell’Italia, umana e non discriminante. Penny

  8. I bambini però erano solidali con il loro compagno , di gente stupida ce ne sarà sempre ma è utile però sostenere chi , tra i politici , non semina odio ma difende i diritti di tutti .L’arma contro il razzismo è il nostro voto

    • Hai ragione, bisognerebbe farlo capire, soprattutto, a chi non va alle urne ma non solo. I bambini difficilmente non sono solidali, se succede è perché sono l’immagine dell’adulto che li educano. Grazie davvero Eleonora. ❤️

  9. Che squallore la risposta della signora. Come se i rapporti tra gli adulti fossero sempre improntati alla forza e al timore. Me lo togliete di torno come se fosse un rifiuto, qualcosa da togliere dalla vista.
    Pensare che Genova è la città di De Andrè , diDon Gallo, di tanto che hanno fatto dell’accoglienza una bandiera.
    Voi siete state più che brave.I vostri alunni vi seguono e in futuro si ricorderanno di voi. Chapeau!

    • Grazie Cecilia, non so se siamo state brave, abbiamo fatto solo quello che in quel momento ci sembrava giusto. La speranza e che da grandi questi bambini sapranno scegliere da che parte stare e il mondo sia un posto migliore per tutti. Grazie

  10. Belle le storielle scritte ad hoc senza roferimenti, generiche e poco credibili. Continuate così, fomentando odio, senza capire che ottenete l’effetto razzismo al contrario. Vergogna.

    • Questa storia io l’ho scritta sul mio blog, come racconto altre storie. Non avrei mai immaginato che avesse una risonanza di questo tipo, i riferimenti “generici” sono solo legati alla generalità della persona coinvolta che non conosco e quelle dei bambini che, ovviamente, vogliamo proteggere. Mi sono chiesta se dovevo fermare l’autobus chiamare l’intervento delle forze dell’ordine, perché, l’atteggiamento della signora era discriminatorio. Nel suo ragionamento mi è chiaro un concetto, intanto perché parla al plurale, visto che scrive a me, e poi contro chi starei fomentando odio?

    • È stata denunciata la signora? Se no, diventa difficile credere a degli articoli, visto l’attuale clima propagandistco. Senza video o persone concrete che denunciano è solo aria fritta. Non esiste alcuna emergenza razzismo.

      • Non è stata denunciata e ci siamo chieste, poi, perché non abbiamo fermato l’autobus, siamo state prese alla sprovvista e la nostra preoccupazione erano i bambini.Tornassi indietro lo farei, questo è certo. Io non so a quale propaganda lei si riferisca, il razzismo chi dovrebbe “punire” a livello politico? Tutti i politici credo si dichiarino antirazzisti visto che esserlo è un reato o mi sbaglio? Penny

  11. Leggerti è una gioia e condivido il tuo sentire sull’amore, sulla maternità …come possiamo agire per sensibilizzare la gente? A disposizione. Luisa

  12. Avrei due appunti da fare a questa storia.

    Il primo riguarda un dubbio: la deduzione che la signora fosse infastidita dal colore della pelle e non da altro l’avete dedotta voi o ve lo ha detto lei esplicitamente? Non è buon giornalismo/bloggismo far figurare impressioni come fossero fatti, spero che non sia questo il caso.

    Il secondo appunto però è quello che mi preme di più. Supponendo che si tratti effettivamente di un caso di manifesto razzismo (e può essere!), le sembra davvero il caso di presentarlo in questo modo, come se fosse un’emergenza sociale della città di Genova e non per quello che è: un vile episodio di intolleranza ai danni di un bambino, perpetrato da una cosiddetta signora con evidenti problemi personali? Se alla fine lei scrive “E non sappiamo insegnare la Pace, perchè avere un nemico porta consensi, canalizza la rabbia, è utile per il potere.” non pensa che questa affermazione possa rivolgerla anche a se stessa?

    Se io fossi la città di Genova mi indignerei davanti a un articolo come il suo che getta discredito sui suoi cittadini.

    No more hatebaiting!

    • Cara Serena, spero che i miei concittadini si indignino per il comportamento discriminatorio della signora nei confronti del nostro alunno, non certo del mio.
      PS non si chiamano problemi personali ma razzismo.

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