La verità è che io ho sempre pensato di doverlo meritare un uomo. Anche quando ero piccola. Proprio piccola.

Quella sensazione per cui non mi chiedevo se mi piaceva un lui e in che modo, ma, mi preoccupavo soprattutto di piacergli.

Insomma, l’abitudine a non pensare a me ha quasi 40 anni.

Sono tornata indietro per capire dove mi sono incagliata. Ogni tanto lo faccio, per non ricadere più in quel buco e non solo per un uomo, ma per le relazioni in genere.

Quando una delle mie figlie è incerta sulla sua bellezza, sulla punta della lingua ho quella frase lì: “Non ti preoccupare, prima o poi troverai l’uomo della tua vita”.

Chi di voi non l’ ha sentita almeno una volta? E potrei aggiungere: “e sarà tutto meraviglioso”.

Invece la frase la ricaccio indietro, consapevole che l’uomo della vita o la donna della vita sono un’invenzione del sistema e a volte ci tengono incastrata/o e ferma/o dentro al dolore.

Non esistono scelte per la vita. Cambia tutto costantemente. E se l’amore non funziona, non c’è più, è finito, è giusto dare uno stop, per non farsi male, tutto qui.

I mobili per la vita, la macchina per la vita, la casa per la vita, l’uomo o la donna per la vita, rassicurano, ma il colore dei mobili, improvvisamente ci fa schifo, la macchina si rompe, la casa è diventata troppo piccola o troppo grande.

Succede che dentro a questi concetti di “sedentarietà” infiliamo milioni di aspettative e finiamo per dimenticarci chi abbiamo davanti, più preoccupati di sistemare il contenitore sulla mensola che di sceglierne il contenuto.

Poi, siccome, è nella natura umana essere delusi e deludere, appena succede che lui/lei non sono così meravigliosamente meravigliosi, andiamo in crisi.
Ma qui sta il tranello.

E forse è vero che oggi le relazioni sono più liquide, ma quello che non dicono i profeti o guru del momento, è che questa liquidità non ha solo un’accezione negativa, perché un tempo le relazioni erano chiuse in una teca, i ruoli erano definiti e chiari e da lì non ti muovevi.

Te lo sei sposato, te lo tieni. Lui è il grande amore della tua vita e se quello che senti va in direzione opposta e contraria, se sei in una posizione di sudditanza affari tuoi.

Perdonatemi se parlo soprattutto delle donne, ma sappiamo che la nostra posizione sociale all’interno della relazione è un gradino più bassa e non sto a ripetere le motivazioni, ma lo stesso discorso “di conservazione immobile” del bene può valere, ovviamente, anche per gli uomini.

Alle mie figlie, quando sono in crisi o quando mi parlano di amiche in crisi perché non hanno un ragazzo, non dolcifico l’amore, credo sappiano che cos’è perché lo vedono. Vedono le premure, la cura e l’attenzione, vedono che a volte ci sono dei conflitti, vedono che vengono salvaguardati e non condannati degli spazi personali, ora preferisco fare questa cosa che stare con te.

Quando ci si ama è auspicabile e possibile pensarlo.

Alle ragazze quando sono in crisi e, forse ancora a noi stesse, se non hanno (o abbiamo) un uomo accanto, bisogna dire non di pensare che nessuno le voglia (o ci voglia), ma che non abbiamo trovato nessuno che vada bene per noi.

Un bel cambio di prospettiva. Un riposizionamento al centro della nostra storia.

È in questo modo che le caselle vanno a posto, quando l’altro è altro da me.

Quando ribalto gli stereotipi tanto cari al mondo delle famiglie tradizionali che, ricordo, nel nostro Paese sono solo il 25% e ci sarà un motivo. Eppure rimaniamo attaccati a quell’idea lì, una coppia etero, due figli, la casa e il cane, anche se di fatto non esiste più.

Siamo di più noi, ovvero gli altri, eppure tutto ruota intorno a quel tipo di progetto.

Come risalire una parete di ghiaccio a mani nude.

Quell’idea di amore idilliaco e “famiglia cuore” serve al sistema, al welfare, all’economia, al potere. Non esiste più o se esiste è il 25% e non è detto che tutti all’interno di quel 25% siano felicemente felici.

Esiste ancora l’amore, però, per quell’uomo o quella donna, proprio quello. L’amore per una passione, per un’idea, per un progetto, per dei figli. Per la propria storia.

Unica, irripetibile, magari diversa da come l’avevamo immaginata, magari fratturata.

Ma, soprattutto, esiste quell’amore che non è sostituibile ma vale per sempre, quell’amore difficile, forse il più difficile di tutti, per questo, a volte, lo schiviamo, ma è il più necessario, il più urgente, il più importante.

Ha un nome solo, ed è il nostro.

Penny

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