Ho passato anni e anni a cercare di cambiarmi. L’emotività è stato il mio grande problema.

Tu non rifletti. Sei troppo impulsiva.

Già, come se non lo sapessi.

Strabordo.

Guardavo quelle intorno a me, le ragazze e poi le donne capaci di trattenere.

Di mangiare l’insalata al posto della pizza, di non dire quella parola di troppo, di modulare il corpo in modo che non combinasse qualche guaio.

Aspiravo a loro.

Quando sarò magra, pensavo, tutto sarà diverso. Quando un uomo mi amerà, pensavo, tutto sarà diverso. Quanfo farò dei figli,pensavo, tutto sarà diverso. Quando troverò quel lavoro, pensavo, tutto sarà diverso. Quando cambieremo casa, pensavo, tutto sarà diverso.

Eppure non accadeva mai. C’era sempre un’altra aspirazione a cui aspirare, qualcosa o qualcuno che fosse migliore di me.

Credo sia stato il dolore. Sì, credo sia stato quella sofferenza atroce che mi ha tolto respiro a fermare il vortice in cui ero finita.

Ed è una cosa assurda, perché, ciò che facciamo nella vita, in modo continuo e costante è quello di allontanarlo.

È stato lui a farmi cambiare. È come se mi avesse dato un ultimatum:” Se vai avanti così, rischi di morire del tutto”.

Era vero, guardavo solo in un’unica direzione, quella che mi avevano narrato di me e che io continuavo a narrare.

Sono un’altra, questo ora mi è chiaro. Cioè, sono sempre emotiva, cado nella scelta della pizza al posto dell’insalata, continuando a pentirmene, a volte, aspiro ancora a una specie di me soda e magra, terza di reggiseno che non esiste e non esisterà mai. Vorrei essere calma, parlare piano, non rispondere impulsivamente quando mi attaccano, invece, sbrodolo pensieri, peraltro piuttosto confusi.

Però, c’è un però, quel dolore lì, che ogni tanto torna e mi dà lo stop, mi ha ricordato e mi ricorda chi sono.

Io sono questo.

Aspirare a qualcosa è bello, a un progetto ad esempio, e noi siamo il nostro miglior progetto.

È questa la verità. E lo so che dico sempre le stesse cose, ovvero che dovremmo portarci in giro, nelle relazioni lavorative e amorose, nelle conversazioni con gli altri, con la massima dignità, ma sono i sassolini che perdo per strada quotidianamente.

È bello pensare di essere il nostro miglior progetto, il cui scopo non è quello di essere altri o altro, ma di imparare stare bene.

Basterebbe poco, forse guardarsi davvero e dire che va bene così.

Il tempo tornerebbe ad essere presente. Noi torneremmo ad essere felici.

Penny

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