Non so perché non ci fermiamo ad ascoltarli davvero i nostri bambini. Conoscono la strada per stare bene, ma, a volte, non possono intraprenderla.

A volte sono incastrati dentro alla nostra confusione. Perché non dirglielo? Perché gli teniamo nascosto che, a volte, come genitori non ci capiamo nulla?

Loro sanno stare nel dolore, meno nell’incertezza e nei silenzi carichi di peso.

Sanno stare dentro alla sincerità.

Sanno parlare dei sentimenti i figli, dargli il nome giusto, sanno attraversare la tristezza e, a volte, bisognerebbe solo lasciarglielo fare.

Conoscono l’amore. Vorrebbero che non finisse mai, ma fanno esperienza della fine, si innamorano spesso e, come dicono loro, si sfidanzano altrettanto spesso. Siamo noi che, a volte, gli facciamo credere che certe situazioni siano insuperabili.

Un bambino mi ha detto che aveva quattro mogli all’asilo, ora non più.

Può finire l’amore tra mamma e papà, possono litigare una mamma e un papà, possono non capirci niente una mamma e un papà, possono fare cose sbagliate una mamma e un papà; i bambini non stanno male per quello, ciò che li fa soffrire è il pensare che le liti siano responsabilità loro, che quella separazione, quel dolore, sia colpa loro.

Hanno litigato per me, dicono. E non lo dicono solo i bambini dei genitori separati e quel peso è come un macigno.

Noi litighiamo per loro, è verissimo, sui figli, spesso, si hanno modalità educative diverse, sarebbe bello muoversi all’unisono ma non sempre siamo a piombo, a volte, sotto, ci sono altri nervosismi, altre preoccupazioni.

E se non gli parliamo, non gli spieghiamo la verità, non gli diciamo che, a volte, la pensiamo diversamente ed è difficile mettersi d’accordo, se raccontiamo l’amore confettato e glassato, se crediamo che non possano comprendere, se non ci carichiamo la loro tristezza sulle spalle, penseranno che molto dipende da loro. E staranno male perchè le cose non dette sono spaventose.

Conoscono la tristezza, proprio quella sensazione lì, la vivono, ed è per questo che bisogna non nasconderla.

0gni tanto dico alle mie figlie che sono triste, in modo che quella tristezza imparino a masticarla, a riconoscerla e sappiano che c’è, va e viene. Fa parte di noi.

A scuola, un giorno, ci siamo detti che il dolore a volte è grande, loro annuivano, sapevano bene di cosa stavo parlando, qualcuno ha perso un nonno, qualcuno ha vissuto una malattia, qualcuno ha perso un animale, ma il tempo aiuta, con il tempo quel dolore spesso diventa piccolo, piccolo, lascia spazio per altro amore.

“È vero”, ha detto una bambina “appena i miei genitori di sono lasciati, stavo male”.

“E ora?” le ho chiesto.

“Adesso sto bene” mi ha risposto.

Si aiutano i bambini, danno speranza a chi è in un momento difficile, sono medicina.

È bastata una filastrocca magica che parlava di un bambino che rimane intero, nonostante i nonostante. È bastato essere lì ed ascoltarli.

“Spesso, noi genitori sbagliamo” gli abbiamo detto io e la mia collega, loro sembravano sollevati, riuscivano a spiegarsi reazioni incomprensibili.

Un bambino ha alzato la mano e ha detto:”Io non mi voglio sposare, perché lasciarsi fa male”.

Così si è parlato dell’amore che fa male ma che aggiunge e non toglie mai, dell’amore che nasce, dei fratelli che quando arrivano fanno paura ma poi si amano.

Non la smettevano di fare domande, a volte, ascoltavano con la bocca un po’ spalancata, quasi incantati, di certo avevano cose da dire.

Loro sanno come funzioniamo, conoscono le emozioni. Possono accettarle e comprenderle se sappiamo farlo noi.

Perchè le emozioni s’insegnano, s’insegna l’amore, la gestione del dolore, come stare dentro ad una famiglia, anche in quelle un po’ incasinate.

Quello che proprio non comprendono è quando non siamo sinceri, non comprendono perchè li tagliamo fuori dalla verità.

Come non sapessero, non vedessero, non ci fossero.

Alla fine ho chiesto se avevano una parola da portarsi a casa dopo la nostra lezione, perchè quella era stata una lezione a tutti gli effetti, una lezione che attraversa righe e quadretti, e molti hanno scritto: rinascita.

Io non l’ho mai pronunciata e nemmeno la mia collega. È spuntata, così, all’improvviso.

Ve l’ho detto, i bambini hanno dentro un mondo già scritto e, a differenza di noi adulti, sanno rigenerarsi, ripartire, ricominciare, anche dopo il dolore.

Sanno rinascere.

Penny

2 comments on “I bambini sanno la verità. Anche i figli.”

  1. Grazie Cinzia. Leggo nel sole di questa bella mattina… Penso a tutta la sincerità che ho messo con le mie figlie… Il mio bambino… I miei figliastri… Che io chiamo figlietti perché é il dispregiativo non mi piace…. Essere autentici e sinceri è un atto di compassione e salvezza. Grazie. Ti abbraccio. Luisa

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