È difficile essere se stesse, è difficile capire cosa ti piace, ciò che desideri, se per una vita ti hanno detto che cosa devi o non devi fare e chi devi essere.

Mi fanno sorridere le donne che pensano di essere totalmente libere, sarebbe come negare un costrutto sociale che ci coinvolge tutte (chi più chi meno), ma da cui non possiamo prescindere.

Partiamo dall’inizio, da quel non accavallare le gambe, nascondi ciò che esiste o vergognati.

Se mostri cosa c’è lì sotto sei zoccola, se esageri nel chiudere sei suora o troppo pudica.

Partiamo dal non rispondere, non era e non è tuttora ammissibile l’aggressività in una bambina, meglio la timidezza o il candore, però, in fondo in fondo, i maschi non sceglievano mai le timide ma quelle che ci sapevano fare.

Ma cosa voleva dire esattamente saperci fare? Mostrarsi senza esagerare? Saper ammiccare il giusto? Farli sentire importanti?

Vorrei soffermarmi su questa frase “i maschi sceglievano”, ovvero “essere scelte”.

Abbiamo mai pensato di poter essere noi a scegliere, di poter dettare legge e pescare nel mucchio?

Per quanto mi riguarda, lui sceglieva me, questa era la direzione imposta, e se non mi sceglieva nessuno ero una sfigata.

Conosciamo il rischio di questa storia, il primo che ci sceglie ce lo teniamo e ci sentiamo pure graziate.

Arriverà l’uomo che ti amerà sul serio, sussurravano voci nell’ombra, non ti preoccupare.

Ma perché non potevo essere io a scegliere l’uomo che avrei voluto amare?

Voi mi direte, che discorso stupido! l’amore si fa in due. Vero, ma da quando ero bambina, ripensandoci, ogni mio gesto, ogni mio movimento, era nella direzione dell’essere scelta, non dello scegliere.

Penso agli orecchini, ai vestitini…come sei graziosa…come sei carina … Graziosa per chi? Carina per chi?

Bambine da mettere in mostra come un’abitudine.

Sono le fondamenta che mancano. I costrutti.

Scegliere di provare l’orgasmo e di provare piacere…lo sappiamo come funziona. Nella vita accettiamo tutto, a partire dal primo rapporto, che solitamente fa schifo ma non glielo diciamo, perché siamo “costruite” per soddisfare il partner e il suo piacere.

Solitamente ci accontentiamo, finché non rompiamo il soffitto di cristallo o non scopriamo che le gambe accavallate fanno comodo a molti, che lì sotto c’è un mondo e ci appartiene.

Sarà un caso che la possibilità di provare un orgasmo ci è tenuta nascosta? Saranno un caso quelle gambe chiuse?

Se noi imparassimo a soddisfare il nostro piacere difficilmente verremmo incastrate dentro la soddisfazione del piacere dell’altro, che poi è l’uomo ma anche la maternità, dentro la cura, e il walfere di cui ci facciamo carico.

Siamo progettate per rendere grazia all’uomo.

La costruzione morale per cui “solo se siamo dedite, solo se ci sacrifichiamo” troviamo la vita eterna, è (nei secoli dei secoli) una bella catena incatenante che permette al sistema patriarcale di rimanere immutato.

Anche le libere non sono libere, per esserlo dovremmo costruire un’altra società.

Capuccetto rosso quando ha osato andare nel bosco e disobbedire è stata inghiottita dal lupo. La storia è semplice. Di lupi è pieno il mondo, ma noi abbiamo l’orgasmo, …cercate di capirmi…noi abbiamo dentro qualcosa di così potente da fare paura, tanto è vero che ci sono parti del pianeta, in cui viene negato con l’infibulazione, donne che vengono stuprate perché sono io che devo provare piacere e tu me lo devi concedere.

La soddisfazione del nostro piacere, la pretesa del nostro piacere è una cosa che spaventa sul piano simbolico e su quello reale.

Pensate come si ribalterebbe la storia se solo fossimo consapevoli di avere in mano questa possibilità.

So che sarà un post difficile da condividere e so che qualcuno mi considererà cinica e getterà sul piatto della bilancia subito l’amore.

Invece, penso sia proprio quello, per noi donne, lo scoglio da superare.

Spesso, in nome dell’amore, con la scusa dell’amore ci viene chiedo di sacrificare noi stesse, di rinunciare, di dedicarci anima e corpo (anima e corpo), mentre l’altra parte continua a salvaguardare la soddisfazione lavorativa e la relativa autonomia, continua a salvaguardate il proprio piacere.

L’amore di fa in due, appunto, non raccontiamoci storie, non siamo sullo stesso piano.

Quello che deve valere per noi, deve valere anche per gli uomini, in una giusta equità. Paternità e maternità, ad esempio. Gestione della cura, ad esempio. Posizioni lavorative, ad esempio.

E se per gli uomini l’amore non è il motore di tutte le cose, perché dovrebbe esserlo per noi?

Possiamo amarci davvero solo se possiamo entrambi affrontare il bosco senza paura di essere divorati dal Lupo, perché loro nella storia sono i “cacciatori” o i “lupi”, non sono mai Cappuccetto.

Possiamo amare solo se entrambi mettiamo in campo la soddisfazione del nostro piacere, altrimenti c’è e permane uno squilibrio e la bilancia sappiamo da che parte pende.

Un giorno ho messo le mani in mezzo alle gambe, era un mercoledì sera, lo ricordo bene. Mi sono chiusa in bagno. Ero dentro alla vasca, l’acqua era calda. Quel piacere ha iniziato ad attraversarmi piano piano (ho scoperto tardi che nella vagina c’è la più alta concentrazione di fibre nervose di tutto il corpo, 8000 fibre nervose, più delle labbra della lingua e due volte superiore a quella del pene), diventando così intenso da farmi quasi paura.

Ho scoperto allora, che lì, in quel punto esatto, c’ero io. Le mie scelte. L’essere donna. La mia consapevolezza. La mia libertà.

Dentro a quel mio primo orgasmo, che ho preteso da lì in poi, si è rotto il mio soffitto di cristallo.

Penny

4 comments on “L’orgasmo femminile. Qualcosa di così potente da fare paura.”

  1. Ciao Penny.
    Sono un uomo di 50 anni, sposato con una donna che amo sinceramente e profondamente, padre di due ragazzi.
    La vita con me è stata generosa dal punto di vista affettivo, un po’ anche perché io ho voluto che lo fosse.
    Ho letto con trasporto le tue parole, anzitutto vorrei dirti che mi spiace per quegli uomini capitati sulla tua strada che ti hanno portata a soffocare il tuo essere, mi spiace che generalizzi; ma se purtroppo non si può fare a meno di pensare a quanto le donne siano vittime di crudeli stereotipi, bisogna riconoscere che l’amore, quello vero, non è prerogativa delle donne.
    L’amore è intrinsecamente umano, di ogni essere umano.
    Come uomo (inteso genere maschile) vorrei dirti che ci siamo, siamo capaci di quell’amore che gode della felicità altrui, o meglio, della felicità insieme.
    Uomini fortunati di aver trovato la compagna giusta? Uomini guidati da scelte di vita coraggiose? Uomini cresciuti in ambienti illuminati? Uomini che credono nel loro cuore e non si arrendono al mondo?
    La risposta non la so….
    Però noi ci siamo!!
    Probabilmente facciamo poco rumore, perché non crediamo nel rumore, ma nell’intimità di un focolare dove si vive e accumula un’amore che poi si esprime nell’agire quotidiano.
    Non arrenderti alla disperazione, ci sono uomini che sanno combattere battaglie giuste, probabilmente da un’altra prospettiva, ma sono le stesse battaglie delle donne. Perché anche noi maschi sappiamo scegliere l’amore.

    • Caro Fabio, ovviamente il tuo post mi ha colpito e mi ha fatto molto piacere, perché è difficile che un uomo parli di se è di quello che provo, credo sia una questione di educazione non di responsabilità personale. Lo so che ci sono tanti uomini capaci e in grado di amare. Sono contornata da amici deliziosi e ho un compagno che amo, ti vorrei però far riflettere sul tuo ultimo pensiero: facciamo poco rumore. Ecco, a me è quel rumore che manca dentro alle battaglie contro i femminicidi, ad esempio e quindi verso la realizzazione di amore differente, mi manca la presa di posizione degli uomini. È quel rumore che diventa un: noi siamo con voi. Perchè da sole difficilmente riusciamo ad andare lontano. Abbiamo sempre più bisogno della vostra voce e non solo in piazza, ma nei luoghi di lavoro, nelle conversazioni tra amici…abbiamo bisogno di camminare insieme e che quel rumore sia anche vostro. Grazie davvero Penny

  2. Sarebbe semplice dire che hai semplicemente ragione. Che siamo noi per prime a non conoscerci, ad accettarci, a volerci bene. Io ho quasi 50 anni e solo ora sto cominciando ad affrontare ( con un richiamo al fronte, ad una battaglia) questo aspetto dalla MIA vita, conoscere il proprio corpo per farlo convivere bene con la mente. Non è ne’ facile ne’ scontato. Per quanto riguarda gli uomini credo che debbano fare lo stesso lavoro con i sentimenti.

    • Cara Cristina, il corpo per quanto mi riguarda è sempre stato un oggetto ignoto, da nascondere, Da allontanare, da rendere perfetto. Oggi, dentro alla pelle che crolla un po’, dentro al tempo che passa mi sento più bella, sono più a disposta a mettermi il gioco e soprattutto non mi vergogno più di provare piacere, di capire chi sono. Un abbraccio grande per te e per la tua battaglia. ♥️ Penny

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