Ottobre 2019.

tribunale di Monza toglie la madre il suo bambino di 5 anni. “Rischio psico-evolutivo” e lo affida al padre.

La consulenza psicologica d’ufficio ha stabilito che il rischio per il piccolo derivava dai comportamenti della madreche sottendono un radicato convincimento della pericolosità e nocività della figura paterna” e “rappresentano un pregiudizio e un rischio evolutivo significativo sui processi maturativi del bambino che appare esposto alla sviluppo di una rappresentazione maschile dannosa”.


Gennaio 2020.

La madre presenta un’ istanza urgente al tribunale sostenendo anche attraverso prove fotografiche che le condizioni del figlio sono peggiorate. Denuncia una situazione di incuria e abbandono.

Il padre vive in un paesino di montagna in cui sono presenti appena tre bambini, la scuola più vicina è a 20 km e sembra che non viva nemmeno insieme al figlio ma sia stato affidato alla sorella.
Da quanto era sporco il bambino aveva le croste sul collo e infezioni da funghi alle mani e piedi, un eritema ai glutei dovuto all’assenza di igiene.
Malnutrito, continuava a perdere peso.
L’udienza è stata fissata per la fine di marzo.


Febbraio 2020.

Il piccolo si trova in prognosi riservata all’ospedale di Bergamo, il corpo è semiparalizzato per una probabile lesione al cervello causata probabilmente dalla febbre alta che non è stata curata, dopo un’infezione.


La madre pochi giorni fa si era accorta che il bimbo aveva la febbre a 40 e aveva chiesto al padre di portarlo dal medico, ma lui non le aveva nemmeno risposto.


Ora lui non si muove. Non parla. È in coma.

La verità è che non ci credono mai, nemmeno quando ci sono prove di incuria o violenza.

Non ci credono in ogni luogo.

Non ci credono nemmeno nei luoghi che dovrebbero essere giusti. Imparziali. Equi.

Non ci credono e i nostri figli pagano con noi.

Ora crederanno a questa madre, ora quel figlio sarà affidato a lei , ma il prezzo che sta pagando è altissimo.

Quel prezzo ha un nome. E giace in un letto di ospedale. Ha cinque anni ed ha la vita spezzata.

Solo perché sua madre non è stata creduta.

Solo perché la parola di un uomo vale di più di quella di una donna.

Questa è la verità semplice.

Non veniamo credute. Una donna non vale un uomo. Lui vale di più. Anche quando in mezzo c’è la vita di un figlio.

Vale di più. Fuori e dentro le aule dei tribunali.

Vale di più.

Penny

3 comments on “Non veniamo mai credute. Bimbo di 5 anni tolto alla madre e affidato al padre. Ora è in prognosi riservata.”

  1. Niente è piú squallido del dover usare i bambini per affermare il proprio potere e assecondare la sete di dominio. Con una comunità che guarda altrove, non supporta. Ma un cambio di passo, una nuova cultura… quando?

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