Non so nemmeno dove iniziare a scrivere questo articolo.

Ieri una cara amica di mia figlia, sapendo credo che sono sensibile al tema, mi ha raccontato turbata un episodio a cui assistito qualche settimana fa.

Una ragazza per strada, alla fermata dell’autobus, è stata picchiata da quello che, probabilmente, era il suo fidanzato.

Lei è rimasta piuttosto scioccata, non solo per la violenza, ma anche perché la ragazza era quasi una sua coetanea e, inoltre, nessuno dei presenti è intervenuto per difenderla.


Mi ha raccontato che la ragazza aggredita dopo aver preso sberle e pugni, è scappata mentre lui cercava di raggiungerla.


Questa amica di mia figlia, tremante e sbigottita, poco dopo che i due se ne sono andati, ha sentito una signora che quasi si lamentava: “Non capisco perché non sia scappata invece di prendere tutte quelle sberle”.


Al che lei, dentro ai suoi 18 anni di esistenza, le ha risposto:” È lui che andrebbe denunciato, non la ragazza che doveva scappare”.

Frastornata e tremante, l’amica di mia figlia, non sapeva cosa fare, piangeva per la brutalità della scena a cui aveva assistito. Poi si è accorta che di fronte alla fermata dell’autobus c’era la prefettura, è entrata e ha raccontato tutto.


Il suo episodio mi ha riportato indietro di qualche tempo; una mattina mentre andavo a scuola, fuori da un liceo ho visto un ragazzo che prendeva per i capelli una ragazza, al massimo avranno avuto 16 anni.


Pioveva tantissimo e c’era molta gente, la strattonava così tanto che lei a un certo punto è caduta. Non ho resistito e sono intervenuta, ricordo che per poco non le ho prese anch’io.

La ragazza non ha detto niente, si è divincolata, ha iniziato a correre e lui mi ha mollato e ha iniziato a inseguirla.

Mi sono girata verso i ragazzi fuori dalla scuola sconcertata, uno di loro mi ha detto: “Non si preoccupi, fanno sempre così”.

Gli altri, uomini e donne, madri e padri, appena è finito “lo spettacolo” hanno continuato come niente fosse.


Mi sono rivolta alla polizia indicando il fatto ma senza nomi non è stato possibile fare nulla, anche se i ragazzi sarebbero stati facilmente identificabili se qualche compagno avesse parlato. 


Alcune ragazze scappano. Di fronte alla violenza non chiedono nemmeno aiuto. Scappano e basta.

Esiste immagine più dolorosa sapendo che sono loro le vittime?


Mi sono chiesta perché succede, perché non ne parlano, perché non chiedono aiuto e ho pensato che fino a quando la violenza sulle donne, rimarrà un fatto privato e non sociale, una “lite” tra coniugi, finché penseremo che i panni sporchi si lavano in casa, e che non ci riguarda, le vittime probabilmente continueranno a scappare.

Scapperanno fino a quando non verranno agguantate e magari uccise.


Scapperanno perché la nostra indifferenza gli fa provare il sentimento più fertile per la violenza: la vergogna.


Loro pensano di doversi vergognare solo perché sono finite in quella situazione e non riescono ad uscirne, in un gioco perverso che alla fine non condanna il carnefice ma giudica la vittima.

Scappano anche per colpa nostra.

Perché non vediamo. Perché la giustizia è lenta. Perché le sentenze arrivano come bouquet di fiori. Perché raccontiamo menzogne sulle relazioni. Perché pensiamo che alle nostre figlie e a noi una cosa del genere non potrà succedere.

Ma non è così.

In questo mondo che fomenta il machismo, che giustifica chi domina, in questo mondo, alla fine, abbiamo noi la colpa.

La colpa di non denunciare, quella di provocare, di volerci separare, quella di non accontentarci, quella di pretendere troppo, persino quella di non sottrarci al carnefice.

Le abbiamo tutte. Alla fine.

Ogni tanto sogno da ragazza. Lei sta scappando da lui, è grondante di sudore, io le urlo di correre a perdifiato. Lei non si volta mai. Scappa e basta.

La mattina quando mi sveglio agitata e confusa non so mai se sia salvata.

Nelle mie notti buie quella ragazza ha il nome delle nostre figlie.

Noi quello della vergogna per non averle protette abbastanza.

Penny

 

Ps: non scappate. Non nascondetevi. Non siete voi a dover provare vergogna.

Chiamate il 1522. Sempre. Nessuno saprà aiutarvi meglio.

 

 

 

 

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