C’è un momento in cui noi e gli altri siamo la stessa cosa.

In cui non ci sono confini o anfratti dentro cui ripararci di più o meglio, in cui la nostra capacità di resistere alla paura viene meno, in cui uno vale uno e tutto sembra confondersi.

Chi non ha provato la guerra e l’odio che porta con sé, come la mia generazione e quella dei nostri figli, chi non ha visto da vicino la sofferenza e la morte nei volti del prossimo, chi pensa sempre che il dolore sia un po’ più in là, questa volta è chiamato dentro.

Ognuno di noi può decidere se salvare se stesso oppure pensare all’altro, ognuno di noi può trincerarsi dentro i muri delle proprie case e già sarebbe qualcosa, oppure fottersene delle regole, perché alla fine quello che conta è sempre come sto io e il mio tornaconto.

La verità è che l’uomo non ha memoria, ce lo dicono i nostri anziani, quelli che la paura l’hanno toccata da vicino, ce lo ricordano ogni anno. Quelli che la sera sentivano l’allarme, la cui vita era appesa ad un filo.

C’è stata la guerra un tempo, ci sono stati tanti morti e il buio totale. Sono crollate case, palazzi uomini e idee.

I nostri figli non conoscono quella paura e forse neanche noi siamo riusciti a trascinarla nelle storie della sera.

E se le nostre case sono solide, le certezze, invece, quelle sono diventate rovine tra le quali camminiamo un po’ sperduti e spaventati.

È il destino dell’uomo quello della scelta, capire la cosa giusta da fare, decidere se “far parte di” o chiamarsi fuori.

Questa partita è tutta nostra, non ci possono più essere menzogne e maschere.

Quello che siamo verrà mostrato.

Saremo nudi dentro a scelte precise. Saremo opportunisti, avari e avidi, oppure, saremo capaci di un’occasione nuova.

Dipende da noi, da chi vogliamo o decidiamo di essere. La verità è che possiamo mentire a noi stessi ma non possiamo farlo con la storia che ci chiama alle nostre responsabilità.

È il destino dell’uomo quello della scelta e della responsabilità, è il suo destino e le strade si separeranno.

Staremo bene ma non saremo più gli stessi e non vedremo più il vicino e l’amico allo stesso modo.

La guerra ci dice chi siamo, ci dice chi vive nella porta accanto, ci dice qual è l’uomo che sarà interessato a salvare solo se stesso e chi si farà portatore di un bene più grande.

Un bene comune che non si insegna nei libri, ma si sente nelle storie dei vecchi. Lo si legge dentro i loro occhi cisposi quando pensano al tempo che c’è stato.

Passerà il coronavirus e noi sapremo chi siamo e lo sapranno i nostri figli.

Come popolo,come comunità, come individui.

E con quel peso o sollievo dovremmo convivere per sempre.

E non sarà mai più la stessa cosa.

Penny

4 comments on “Passerà il coronavirus, come passano le guerre. E noi sapremo chi siamo. E lo sapranno i nostri figli.”

  1. Ho fiducia. ?? Paura? anche. Ma questo mi impedisce di fare cose stupide. Ho paura, come tutti. Ma la fiducia è piú forte.

  2. E’ un momento buio in cui dobbiamo svegliare il nostro senso civico, il nostro altruismo, la nostra coscienza, il nostro rispetto per noi stessi e per gli altri. E’ il momento in cui i nostri figli si devono responsibilizzare, devono crescere e non dire “non ho paura”, come spesso sento, e noi dobbiamo diventare piu’ saggi. Hai presentato benissimo questo momento terribile. Mi fido di noi tutti, sono preoccupata, pero’ ottimista, e provo a trasmettere a mia figlia lo stesso (ha 19 anni).

    • Ci sto provando anch’io, è molto difficile, però si sentono parte di qualcosa d’importante, credo che adesso lo abbiano capito. Grazie per ricordarmi di stare sul pezzo. Serve. ♥️

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