Sono giorni strani questi. Scorrono veloci dentro alla lentezza e si inizia ad accusare il colpo.

Ieri ho sentito mia mamma, era affaticata. Le persone anziane, soprattutto quelle sole, devono avere un peso enorme.

Io mi lamento, ma qui è tutto un fare: le mie figlie seguono le lezioni, disegnano, le obbligo a leggere un’ora al giorno e sono liti?, ma questa lotta, questo dover stare sul pezzo, mi mantiene viva, in contatto con il fuori costantemente.

Chi è anziano o chi è solo, si deve accontentare della telefonata giornaliera, ma credo sia difficile, non usare la voce, non avere qualcuno con cui, di cui lamentarsi: nipoti, figli, nuore, qualcuno per cui preparare un pranzo o con cui bere un caffè.  Da soli deve essere difficile anche avere paura.


Iniziamo tutti ad accusare il colpo. Ieri una mia mamma mi ha chiesto se potevamo fare una video chiamata con suo figlio. Così ci siamo visti e ci siamo un po’ parlati, i bambini dietro allo schermo sono più timidi, devi fare domande ma stanno lì e sai che è quello di cui hanno bisogno sentire che non sei sparita. Che il mondo di cui hanno parte non è sparito.

Quando ci siamo visti in videoconferenza alcuni bambini mi hanno detto che non ne potevano più.

Mi chiedo quali paure debbano avere, questo è un mostro che non si vede, che da un giorno all’altro li ha segregati in casa, strappandoli alla loro quotidianità, agli amici.

Non ci sono neanche molte spiegazioni da dare e non ci sono risposte. Quando finirà? Ha chiesto un bambino a sua madre.


È vero che il decreto non parla di loro, io non mi sono stupita, perché lo spazio che si dà alla formazione e alla cura della persona solitamente all’interno delle scelte del governo, di qualsiasi governo, è pochissimo. Laddove noi dovremmo mettere risorse, solitamente le risorse vengono tolte, tolte, tolte. Spesso si pensa al profitto non ai servizi alla persona.


Iniziamo ad accusare il colpo, anche per le mie figlie è così, le lezioni le aiutano a seguire un ritmo regolare delle giornate, però, quando si fermano, soprattutto la sera iniziano a fare domande.

Sono inquiete a volte e lo sono anch’io. Inizia ad essere difficile, mi ha detto ieri sera la piccola, dopo essersi sentita con il fidanzatino per la telefonata serata.
Lo so, le ho detto.

Cos’altro potevo dire se non la verità?

Credo che questo sia il momento di accogliere. Credo che far finta di essere Wonder Woman o la famiglia degli Incredibili non serva a nessuno. Questo è un lutto e come tale andrebbe trattato.

È difficile lasciare lo spazio per la tristezza e nello stesso tempo non lasciarsi sovrastare, ma è necessario.

È necessario che i momenti di sconforto possano essere espressi dai nostri figli, dai nostri genitori, da noi stessi.

Sapete come la penso, la fragilità ha bisogno di esistere per essere superata e forse non dobbiamo neanche superarla del tutto.

Concedetevi il lusso di dirlo quando siete giù, così avranno la possibilità di farlo anche i vostri figli e sentire che è normale, ancor di più in un momento come questo, avere paura.

Non distraeteli dalla tristezza, non funzionerà. Lasciate che esista, che possano attraversarla e fare esperienza di superamento.

È difficile, certo, sarebbe più facile mentire e dire che è tutto sotto controllo. Ma non è così e loro lo sanno.

Si naviga a vista, ogni giorno io aspetto la sera e spero.

La speranza è concessa, ed è una buona medicina per tutti. Così come lo è la sincerità nel rapporto con i nostri figli e nel rapporto con noi stessi.

Vi abbraccio Penny

2 comments on “Inizia ad essere difficile. Concediamoci il lusso della tristezza se vogliamo superarla. Anche con i figli.”

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