Quando diventi donna, quella donna di cui parla Simon de Beauvoir, consapevole di te stessa e del mondo che ti circonda, non ti aspetti molto dalla società.

Sai che dovrai combattere ogni giorno, e uso proprio la parola combattere, per determinare te stessa, per avere un lavoro al pari di un uomo, per non essere licenziata o discriminata se fai un figlio o se non lo fai.

Sai che dovrai combattere per non essere sottomessa, per uscire la sera tranquilla, per ottenere una posizione, per poter vestire come desideri, per non sentirti stupida se ti arrabbi di fronte alle discriminazioni di genere.

Sai che dovrai combattere per difendere le tue figlie e le figlie delle tue figlie.

Sai, nel momento in cui diventi donna, la donna di cui parla Simone de Beauvoir, che potrai essere stuprata, violentata, uccisa in ogni momento della tua giornata.

E non servirà che tu avrei messo gli occhiali viola della consapevolezza, non servirà il tuo grado di istruzione, perché ci sono uomini là fuori che ti considerano un oggetto sempre e comunque.

Un oggetto da usare a piacimento.

Nulla ti potrà salvare, l’età, la condizione sociale, il luogo di provenienza, la parentela. Anzi quella sarà una discriminante a nostro svantaggio.


Quando arrivi a quella consapevolezza e pensi di aver visto il peggio, esiste ancora qualcosa che ti porta più giù, oltre il fondo.


Sono dei padri, dei fratelli, dei compagni, dei mariti.


È allora che mancano le parole.
Non c’è più niente di te che venga preservato. Tutto è stato violato.

Siamo solo un sesso, una merce, un prodotto di scambio.


Sono gli stessi uomini che vediamo a fare la spesa e spingono il carrello, che siedono al tavolo con le loro mogli e le loro figlie, sono i fratelli di qualcuno, i padri di qualcuno. I mariti di qualcuno.


Quando diventi donna, come dice Simone de Beauvoir, capisci che non basterà la tua lotta, non basterà, se altri uomini non staranno al tuo fianco.

Capisci anche che non puoi tornare indietro e devi lottare, ancora e ancora per quelle bambine, quelle ragazze, quelle donne così vicine da sentirle.

Quelle donne che hanno il tuo stesso sesso, oltre che il tuo stesso cuore. Tu lo sai.

E vogliono la stessa identica cosa che vuoi tu: rispetto e libertà.

Penny

Ora leggetevi questo bell’articolo e dopo aver vomitato non smettete di lottare e denunciare e chiedere, esigete che i vostri uomini facciano altrettanto. Vi abbraccio.

https://www.rollingstone.it/politica/ce-un-enorme-network-italiano-di-revenge-porn-su-telegram/510520/?fbclid=IwAR38B6D3zlfzxH5GeWxSRNDtJ5aBVNtt0n48TqiNnUtamJfQACVat6ObhRw

2 comments on “Stupro tua sorella. 50 mila uomini iscritti. L’altra faccia dell’Italia.”

  1. Le prime due righe lette mi sono bastate.
    Sembra un mondo affollato di uomini-mostro.
    Io ricordo anche l’ altro pezzo di mondo di brav’uomini – esiliati da famiglie con mogli violente, menzoniere, e ipocrite con progetti x fregare io maschio.
    Allargate la visuale a parlatene in modo ampio, perchécl a forza di indicare ed aggredire tutti.. , i “mostri” li fate nascere voi.

    • Forse potevi leggere le altre righe, allora ci sarebbe stato un confronto utile. Così è sterile e inutile? Cosa vuoi che ti dica? Che è colpa nostra se 50 mila uomini pensano che lo stupro sia un atto “normale”? D’altronde ce lo meritiamo, ci sono uomini esiliati da famiglie con mogli violente, menzoniere e che fregano i loro uomini.
      Indovino? Tua moglie o la tua compagna ti ha lasciato e tu reagisci così, dando la colpa alle donne. Magari mi sbaglio ma queste parole nascono da una rabbia specifica.

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