A quanto pare ci costringono a dare i voti. A quanto pare ci sono le norme, così ha risposto il Dott. Marco Bruschi, capo di Dipartimento, nonostante il mondo della scuola abbia chiesto a gran voce di eliminarli, vista la tragica situazione e sostituirli con un giudizio.

Ci sono momenti storici in cui le norme dovrebbero essere cambiate.

E, allora, ho pensato che il voto tanto vale darlo direttamente alle famiglie. Perché la DAD, per quanto riguarda i bambini, senza genitori non esiste.

Se la famiglia è stata presente, ha aiutato il bambino, magari possiede una stampante in casa, una rete ampia e disponibile, una grande libreria, un giardino in cui allenare corpo e spirito del proprio figlio e ce l’ha messo davanti allo schermo lindo e pulito, possiamo dargli un bel dieci.

Alle altre famiglie, magari di quei bambini che oscuravano la telecamera perché si collegavano nel letto accanto alla madre che riposava appena tornata dal lavoro, un sei, forse, se saremo magnanimi. Di certo bisogna fare i compiti in un luogo consono, con i quaderni davanti, seduti composti. Non si educa così!

Alle famiglie di quei bambini che avevano solo un dispositivo e, a volte, non li potevano far collegare perché dovevano lavorare, offriamo un cinque.

A chi faceva lo smart working e perdeva i pezzi, quattro e mezzo

A chi non aveva i quaderni e scriveva su fogli a caso, un quattro.

A chi proprio era disperso, un tre.

I bambini non sono voti, l’ho sempre detto, ci ho sempre creduto. https://sosdonne.com/2019/01/29/i-bambini-non-sono-voti/

Oggi, dentro a questa didattica che didattica non è, lo credo ancora di più.

E dovremmo ricordarcelo quando ritorneremo a scuola, il mondo dei bambini non si divide in quelli che s’impegnano o quelli che sono indolenti, i nostri alunni hanno un bagaglio a mano di cui dovremmo tener conto.

Noi insegnanti siamo entrati nelle case dei nostri alunni e abbiamo visto le storie che si portano dietro, abbiamo visto case e case, genitori e genitori.

E non parlo solo di povertà ma bisogna ricordare che circa 1 milione e mezzo di minori vive in condizione di povertà assoluta. Il 42% vivono in sovraffollamento delle proprie abitazioni, il 7% vive un grave disagio abitativo. Il 12,3% ( dai dati ISTAT) non ha computer o tablet in casa, la quota raggiunge quasi il 20% nel Mezzogiorno. Il 57% lo deve dividere con la famiglia e solo il 6% vive in famiglie dove è disponibile un computer per ogni componente.

Ci sono bambini che vivono in condizioni difficili, di povertà educativa, affettiva, sociale, capita, poi, che i genitori debbano pensare alla sopravvivenza e non li possano aiutare nella gestione della scuola.

Abbiamo perso qualcuno per strada, purtroppo, e ciò che era possibile, quel compito della scuola imprescindibile di ridurre la forbice tra chi può e non può e di garantire il diritto di istruzione a tutti, in questi mesi è stato interrotto.

E ora l’ultima beffa. Non si possono eliminare i voti!

Nonostante famiglie e insegnanti, in questi mesi, abbiano fatto di tutto per tenere in piedi la scuola, ora, noi docenti siamo chiamati a valutare bambini dai sei ai dieci anni chiusi in casa, lontani da tutto, circondati dalla preoccupazione degli adulti, lontani dagli affetti più stretti come ad esempio i nonni o colpiti da lutto.

Cosa valutiamo?

Le schede che ci sono tornate indietro? Se i bambini erano più o meno partecipi alle conferenze? Se si collegavano? Se avevano il materiale? Se si esprimevano di fronte al video e non facevano troppo i timidi?

In poche parole siamo chiamati a valutare le loro famiglie, le stesse, che sono state relazioni e sostegno. Le stesse che si sono improvvisate nella gestione del lavoro scolastico.

Ma quel compito imprescindibile in questi mesi è venuto meno, lasciando soli i più soli. Come la valuto quella solitudine?

In una scala da uno a dieci come valuto i miei bambini e le loro famiglie?

Ecco, dare i voti è l’ultima cosa che vorrei. Vorrei scrivere che abbiamo fatto tutti quello che è stato possibile per non dimenticare cos’è una scuola, vorrei scrivere che abbiamo cercato di tenere tutti dentro e quando non ci siamo riusciti, abbiamo continuato a provare e stiamo continuando a provare.

Vorrei scrivere ai miei bambini e alle loro famiglie che in questa battaglia siamo stati insieme, questo è l’unico senso di questo tempo. Essere stati comunità.

Non abbiamo dimenticato che la scuola è relazione, anzi, abbiamo resistito grazie a quelle rete sociale costruita in presenza.

Vorrei scrivere ai miei bambini che li aspettiamo presto per riabbracciarli e riabbracciare anche chi da questa DAD è rimasto tagliato fuori.

Per colmare quel vuoto umano, nome proprio di parecchi bambini, che non possiamo ignorare.

Caro Ministro, ministero, gruppo di esperti, dateli voi i voti alle famiglie e ai loro bambini, nel mentre noi docenti e genitori, continuiamo a lavorare per recuperare quei nomi propri, ancora persi dentro alla didattica a distanza.

Ci rivediamo a Settembre.

Penny

Vi allego la lettera del Movimento di Cooperazione educativa per chi volesse approfondire.

http://www.mce-fimem.it/lettera-alla-ministra-azzolina/

Firma la petizione

9 comments on “I voti alla primaria con la DAD? Sarebbe come dare un voto alle famiglie. Un assurdo.”

  1. Compito difficile per tutti, insegnanti, alunni e genitori, il percorso di questo periodo non è stato per niente facile da parte di nessuno, passo le ore cercando di incastrare tutto e tutti con urla e piagnistei. Giuro non vedo l’ora che arrivi giugno per potergli dire: da domani potete svegliarvi a l’ora che volete, potete giocare senza limiti di orario, potete anche solo stare stravaccati a guardare la tv. E non voglio sentire nemmeno la parola…COMPITI DELLE VACANZE…..
    Apprezzo tantissimo il lavoro delle insegnanti, anzi diciamoci la verità, apprezzo il lavoro delle insegnanti che in questo periodo non pretendono ma capiscono, perché, purtroppo mi trovo con: consegne con orario (entro e non oltre le 8.00 del mattino), oppure dai mamma aiutami a fare inglese perché ho tre quiz e la prof deve valutare, oppure ancora dobbiamo fare il video….ok la volontà, ci sto provando, ci sto mettendo anima e cuore ma non posso sostituirmi a chi questo lavoro lo fa con delle competenze…credo che la scuola sia fatta in primis per apprendere ma anche per socializzare, altra cosa da non trascurare, in questi mesi ho visto i miei figli appassire, sentirmi dire non posso andare a scuola, non posso fare calcio, non posso vedere i miei amici, non posso fare niente, devo solo fare i compiti eccetera eccetera, moltiplicatelo per tre e capirete il macigno che trasporto.
    La scuola è importante per la crescita dei nostri figli, non toglietegli la parte più bella della vita.

    • Ecco, hai centrato il punto, non basta fornire contenuti, il lavoro primo della scuola è essere una palestra sociale. Dentro a quella palestra i nostri figli imparano a muoversi nel mondo e dentro alle regole. Chissà perché lo dimentichiamo.
      Un abbraccio Penny

  2. La realtà alle scuole superiori non è differente.Stessi problemi di collegamento e di condivisione supporti tecno,unica differenza,una certa autonomia,ma non tanta,la mia e ‘una scuola professionale e per giunta con due,tre o più alunni con bes,da etc etc in ogni classe e si è lavorato tanto e male.Sono contraria a valutare con voti anche in quel grado di scuola.

    • Grazie, grazie perché quello che dici è importantissimo. Dobbiamo tenere dentro questi ragazzi…ecco. ❤️

  3. Sono d’accordo… bisognava dare un giudizio, far capire che in una situazione così surreale nessuno ha colpe, trovandoci però a valutare, andando forse controcorrente, ho voluto aumentare i voti ai bambini che già nel primo quadrimestre meritavano di più, in questo caso penso sia giusto gratificare chi merita, sono stati tutti bravi con la dad, 10 e lode a tutte le famiglie ma realmente c’è chi merita…

  4. Gent.ma Penny, certo!
    Merito inteso come premio non basato su ottime prove “supportate” dai genitori ma per impegno, presenza costante, preparazione valutata su semplice conversazione che va oltre il perfetto compito scritto o i suggerimenti dall’alto (per evitarli i miei alunni utilizzavano auricolari o cuffie).
    Il mio modesto e contestabile parere.
    Giuseppe

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