Per essere salvate dobbiamo stare al nostro posto, in casa o nel nostro Paese. Non importa, basta non fare “colpi” di testa.

Il nostro salvataggio non deve costare un euro, altrimenti, non valiamo la spesa. Gli evasori valgono, i 49 milioni della Lega pure.

Per essere salvate dobbiamo essere sorelle di qualcuno, madri di qualcuno, figlie di qualcuno, mogli di qualcuno, non basta essere donne.

Dobbiamo amare necessariamente un uomo e servirlo se si può.

Per essere salvate dobbiamo avere i segni tangibili sul corpo che un marito, un compagno, un ex fidanzato, ci abbia fatto male, abbia abusato di noi, ci abbia quasi ucciso, spesso, non basta.

Nemmeno da morte salvano la nostra memoria.

Un giornalista pochi giorni fa su un quotidiano toscano scriveva: “Ubriaco picchia la moglie senza motivo”. No comment.

Per essere salvate dobbiamo essere italiane, cattoliche, bianche, eterosessuali, fertili.

Quando veniamo stuprate, picchiate, rapite, in qualche modo ce la siamo cercata. Non solo dentro al paese benpensante ma, a volte, persino in tribunale.

Quale mutandine portavi?

Torni indietro islamica? Potevamo lasciarti in mano ai rapitori.

Per essere salvate non dobbiamo essercela cercata, il che porta ad una sola conclusione, la nostra vita, per voi, benpensanti, non ha valore.

Non ha valore la nostra libertà se scalfisce anche un solo privilegio acquisito nel tempo.

Che si tratti di Silvia, di Maria, di Carola, di Greta, di Caterina, di Giorgia o di ogni donna rimasta vittima di violenza, stuprata, oppure, semplicemente, che vi ha lasciato, il denominatore comune è uno: essere donna.

Se Silvia si fosse chiamato Silvio, nessuno avrebbe chiesto il prezzo della liberazione.

È la verità, scritta semplice semplice, così semplice che fa paura.

Penny

4 comments on “Quanto vale la vita di Silvia? Certe domande fanno spavento.”

  1. Per adesso, voglio concentrarmi solo sugli aspetti positivi: una rapita è tornata a casa. C’è troppo odio e troppo astio, adesso, per ogni altra cosa.

  2. brava! condivido quanto scrivi. e la cosa che fa più male in tutta questa vicenda è la violenza verbale delle donne contro le donne alimentata da quello sguardo maschile che domina nella società.

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