12 marzo 2019. Ciro Russo evade dai domiciliari e dà fuoco a sua moglie Maria Antonietta.

Lei è in ospedale da più di un anno e ha subito 20 operazioni chirurgiche, è stata 200 volte il sala operatoria. Avete sentito bene 20 operazioni e 200 volte in sala operatoria.

Quel 12 marzo Ciro evade dalla casa della sua famiglia ad Ercolano, vicino Napoli, il padre dell’uomo aveva avvisato le forze dell’ordine della fuga del figlio e del pericolo che correva Maria Antonietta a Reggio Calabria ma nessuno lo ha fermato. Anche qui avete capito bene: nessuno lo ha fermato.

Lunedì 25 maggio inizierà il processo a Ciro Russo.

Era stato condannato dal tribunale di Reggio Calabria a 3 anni e 2 mesi per violenze contro Maria Antonietta e sua figlia.

C’erano state prima di quel 12 marzo tre denunce. La prima, dopo le percosse alla figlia, è rimasta nel cassetto, la seconda il 5 gennaio del 2018 la figlia chiama suo zio e gli dice: “Papà sta ammazzando mamma”. Quando arriva la polizia Maria Antonietta era sul letto e lui la stava ancora picchiando.

Lo hanno arrestato e poi rilasciato con un ordinanza di restrizione ma lui non l’ha mai rispettata così è finito ai domiciliari.

Ha continuato a perseguitare Maria Antonietta con telefonate messaggi su WhatsApp e su Facebook.

“Non dobbiamo dimenticare assolutamente che lui ha percorso 500 km di distanza indisturbato e altrettanto non ci dobbiamo dimenticare, perché io avevo ben denunciato tre volte il mio compagno proprio perché mi maltrattava e queste denunce non sono state mai elaborate” ha detto Maria Antonietta in un’intervista.

L’auto di Maria Antonietta fu speronata cosparsa di benzina e data alle fiamme. Lei è riuscita a uscire, chiamare la polizia prima di essere avvolta dal fuoco che l’ex marito continuava ad appiccare.

La paura di Maria Antonietta è quella che l’uomo che la voleva morta e gli ha ridotto la vita a un tremendo calvario possa cavarsela con solo pochi anni di carcere.

In questa storia tutto è chiaro. Una donna denuncia suo marito più volte per violenza domestica su di sé e sulla propria figlia.
Trova il coraggio dopo vent’anni.
Lui mentre le dà fuoco le urla: “Muori!”.

Ora tocca a noi, tenere alta l’attenzione. Per lei e per Annie, sua figlia, che si sta spendendo in prima linea contro la violenza sulle donne.

La speranza è che venga fatta giustizia e che le pene siano certe, altrimenti, lo sappiamo cosa succederà, questi uomini continueranno a prevaricare sulle loro donne, tenteranno di annullarle, sfregiare, dargli fuoco, ucciderle e magari la prossima volta ci riusciranno, intanto avranno la certezza di cavarsela.

Tocca a noi lottare con Maria Antonietta e non solo per Maria Antonietta.

Ognuna di noi lo sa quanto sia sottile la linea della violenza di genere, lo sa, perché, almeno una volta ha subito una prevaricazione.

Quindi, non molliamo, non lasciamola sola, facciamo che la rete sia uno strumento utile e restiamo vigili. Insieme.

Penny

PS: vi allego due immagini mandate da una di voi o di “noi”♥️. Fanno paura e non sono solo immagini perché fomentano la violenza contro le donne.

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