L’ha ustionata con un ferro da stiro.

Chiusa nel cassettone dei divano o nell’armadio per giorni, la faceva uscire solo per preparagli da mangiare o andare in bagno.

Legata con una catena e un lucchetto come una bestia.

L’ha chiusa in pieno inverno sul balcone in biancheria intima.

La teneva in piedi in un angolo della casa fino a quando decideva lui.

Le ha fatto bere un’intera pentola di ragù perché pensava l’avesse cucinata una amica della donna che lo “schifava”.

Le ha cucito la bocca con due spille da balia per impedirle di parlare. L’ago infilza la pelle e la buca. Sì, avete capito bene.

Poi, un giorno, alle cinque del mattino lei si è buttata dal balcone e si è rotta una gamba, si è nascosta sotto ad una macchina per un paio d’ore. Lo ha fatto per salvarsi dalle percosse e per salvare i suoi figli undici e sette anni.

È durato quasi vent’anni questo calvario, ci sono i referti medici con prognosi fino a trenta giorni, mai un denuncia, ci sono le cicatrici sulle mani e sulla bocca.

”Se non gli portavo i soldi per comprare la droga, mi picchiava. Se la sera ero stanca, mi picchiava. Se reagivo, mi picchiava. Se la mattina vestendo i bambini per portarli a scuola facevo rumore e lo svegliavo, mi picchiava” ha raccontato la giovane donna in tribunale.

Lui ha fatto un anno di carcere, poi è stato ai domiciliari a casa della madre che ha difeso sempre il figlio dicendo che la nuora mentiva. Madre che lo descrive così: “Lui si sa chi è, è un pluripregiudicato, non ha mai lavorato, non si è occupato mai dei figli, assumeva droghe e anche lui una volta beveva, ma è un buono“.

La fine di questa triste storia è questa: l’uomo è stato condannato a quattro anni di reclusione per sequestro di persona, lesioni e maltrattamenti in famiglia, così come richiesto dal pubblico ministero.

C’è qualcosa che non torna. Quattro anni probabilmente sono “giusti” per un processo di questo tipo, non sono avvocato e non conosco la Legge e mi chiedo se quest’uomo farà mai un anno di carcere. Mi chiedo, perché, per questi tipi di reati, ovvero la violenza sistematica e continua sulle donne, non ci siano pene più severe.

Quattro anni sono niente per aver cucito una bocca con delle spille da balia incrociate, per aver picchiato con una mazza da baseball, per aver incatenato, seviziato, torturato la propria moglie di fronte ai figli piccolissimi.

Anche i domiciliari mi sono incomprensibili, un uomo che compio violenze di quel tipo, viene “premiato” e reinserito in un contesto che lo ha giustificato da sempre?

Quattro anni sono niente. Tra quattro anni lui uscirà ( se, appunto, finirà in carcere) e quella violenza ritornerà.

Sono arrabbiata e mi chiedo perchè la violenza sulle donne non trovi pene certe e severe nelle sedi legali. È una violenza specifica, compiuta appunto in ambito domestico, dovrebbero esserci delle aggravanti.

E, allora, viene da domandarsi se, alla fine, il patriarcato, non serpeggi anche dentro alle sentenze, non serpeggi nelle aule dei tribunali e protegga ancora una volta l’uomo violento perché uomo e si finisca per proteggere anche il “contesto domestico”.

Quattro anni sono pochissimi. Forse, per il nostro sistema giuridico, erano il massimo che si potevano dare ma, allora, le leggi vanno cambiate e noi dobbiamo chiederlo con forza.

Tra quattro anni quest’uomo girerà libero per la città e magari andrà di nuovo a cercare l’ex compagna, “pretenderà” i suoi figli, magari, le darà fuoco o la ucciderà, oppure le butterà addosso un po’ di acido. In fondo è già successo.

Intanto, lui lo sa, gli uomini che attuano violenza lo sanno: se la caveranno con poco, ad esempio con quattro miseri anni. E sanno che se non riusciranno ad ammazzarci loro, lo faranno le sentenze.

Sono schifata. Schifata è la parola giusta. Incazzata così tanto da non fermarmi mai, da non retrocedere di un solo passo contro la violenza sulle donne.

Non fatelo neppure voi. Vi prego.

2020. Italia. Un uomo infilza la bocca della propria compagna con due spille da balia per impedirle di parlare. Lo fa davanti ai figli, la porta poi dalla madre per mostrargliela.

Condannato SOLO a quattro anni.

Ah no, scusate, è uscita ieri la conferma della condanna da quattro anni a tre! Non gli è stato riconosciuto il sequestro di persona. Non so se farà un giorno di prigione!

Eccola la giustizia garantista e il patriarcato che la domina grazie a leggi non adeguate di contrasto alla violenza contro le donne. Non so cosa ci debba succedere perché il sistema cambi. Non lo so.

Non basta la tortura, non basta la nostra morte.

Penny

https://www.ragazzimondadori.it/libri/la-scuola-e-di-tutti-le-avventure-di-una-classe-straordinariamente-normale-cinzia-pennati/

https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati

https://www.giunti.it › catalogo › il-…Il matrimonio di mia sorella – Cinzia Pennati – Giunti

2 comments on “Lei subisce torture. Una tra le tante: bocca cucita con due spille da balia. Lui condannato SOLO a 4 anni. L’Italia “garantista” della violenza.”

  1. Please si può sapere chi è il responsabile dei maltrattamenti (bocca cucita con spille da balia e altro)?

    • Il nome non l’ho mai trovato in nessun articolo. Solo città dove è successo. Perché volevi saperlo?
      Grazie

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