Ieri abbiamo concluso il nostro anno di DaD con i colloqui in presenza. Abbiamo parlato di “Noi” più che delle schede. I voti, grazie a dio, sono un ricordo lontano.

È stato bello potersi vedere. Dietro ogni nostro alunno, in questi mesi ci sono stati sguardi, impegno e preoccupazione delle loro famiglie.

Non farnetichiamo quando diciamo che la pandemia è stata difficile per i bambini, è vero, loro si sanno adattare con molta facilità ma non avevano gli strumenti per capire bene quello che stava succedendo e da un giorno la loro vita è cambiata.

Questo ha creato regressioni, difficoltà ad addormentarsi e atteggiamenti di ansia. https://www.greenme.it/vivere/speciale-bambini/impatto-psicologico-lockdown-indagine-gaslini/

Ci siamo detti che ci siamo sentiti inadeguati, noi come insegnanti persi dentro alla dad, loro come genitori.

La preoccupazione delle famiglie era sempre la stessa, ovvero se avevano fatto abbastanza per i loro figli.

E quando li abbiamo rassicurati che le cose erano andate bene, che erano stati bravi a reggere un periodo così difficile, ad incastrare lavoro e scuola, abbiamo visto le spalle rilassarsi, i visi distendersi e le bocche aprirsi in un sorriso.

Perché, a volte, abbiamo bisogno di sentircelo dire, abbiamo bisogno che qualcuno ci veda e ci riconosca nel ruolo di genitori.

Di sicuro, se le cose hanno funzionato è stato merito nostro, dell’iniziativa del singolo, insegnanti e genitori, perché dal punto di vista istituzionale ci siamo sentiti molto soli.

La nostra formazione non era adeguata per affrontare questo periodo, gli strumenti non erano sufficienti per tutte le famiglie, il vuoto di informazioni ci ha disorientato.

La sensazione, ancora oggi, è che la scuola non sia considerata una priorità per il governo. Molti genitori ci hanno chiesto rassicurazione, ma non sappiamo niente e questo ci atterrisce.

Un genitore ieri ci ha detto: La scuola la fanno le persone, ed è vero, per questo gli insegnanti andrebbero scelti con cura, non attraverso dei quiz, bisognerebbe sentirli discutere di educazione, perché la materia che si tratta è umana e, a volte, si possono fare grandi danni.

La paura rispetto al futuro, detto tra noi, è che che le ore di scuola diminuiscano ( proposta 45 minuti), che le lezioni si facciano solo al mattino, come era un tempo, e il pomeriggio si affidino i bambini a delle cooperative.

Il costo delle famiglie a questo punto sarebbe molto alto, il risparmio dello Stato parecchio, l’impoverimento culturale dei nostri bambini dei nostri ragazzi scontato.

La paura è che la didattica esperienziale e innovativa venga persa dentro alle distanze da tenere. La paura è che i bambini con disabilità, rimandano a casa, isolati dei propri compagni. La paura è che alla fine, chi ha situazioni economiche buone, scelga di iscrivere i figli alla scuola privata, creando fin da subito differenze sociali tra chi può e chi non può.

Ci sono domande senza risposta, perché i docenti non sono interlocutori per il governo e, a quanto pare, nemmeno le famiglie.

I tavoli di lavoro, se ci sono, sono in qualche “segreta@, perché nessuno ne sa niente e, comunque, anche qui, lasciati alle iniziative dei singoli dirigenti e amministratori.

Insomma, anche qui, va a fortuna.

Ci auspicavamo investimenti corposi in assunzioni, pensionamenti, e ricerca di spazi.

Non era difficile. Eppure c’è solo silenzio.

Ha ragione una mia collega quando dice che non dovremmo rivolgerci alla ministra dell’istruzione ma al ministro dell’economia.

La partita si gioca tutta lì. Purtroppo, la scuola produce solo cultura ed evidentemente non è abbastanza, se facessimo girare qualche soldo, forse avremmo la loro attenzione.

Ho la percezione che ci prendono per stanchezza, alla fine, come sempre, toccherà a noi rimboccarci le maniche per non andare a fondo.

Ieri, quando alle diciannove e trenta abbiamo finito i colloqui in una bellissima piazzetta del centro storico di Genova, tornando a casa, avevamo una certezza: il valore sella scuola pubblica è da difendere con le unghie e con i denti.

È da difendere questo “noi” che include storie, corpi, anime differenti.

Se difendiamo la Scuola Pubblica, difendiamo il futuro. Un futuro di eguali diritti e possibilità, per i nostri figli, per i figli di tutti.

Penny

Grazie a tutti.

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