Ci ho messo un paio di giorni per digerire la faccenda. L’episodio lo conoscete. È un sabato sera. Un gruppo di amici ventenni festeggia il compleanno di uno di loro, con tanto di maglietta stampata e prenotazione del tavolo in un discoteca su cui c’è scritto: centro stupri.

Sorridono e postano i video, esibendosi e vantandosi sui social. E se l’indignazione generale ( qualcosa si sta muovendo) non avesse fatto la sua parte la cosa sarebbe finita lì, tra risate, inconsapevolezze, atteggiamenti misogini considerati leciti.

Visto il polverone che si stava alzando il gestore del locale ha rimosso il cartellino immadiatamente il cartellino che troneggiava sul tavolo prenotato con la scritta: centro stupri.

In un primo momento i ragazzi hanno risposto anche con frasi sessiste e razziste alle critiche ricevute dal web, poi, a distanza di qualche giorno, si sono scusati per la “bravata”.

Il problema è che fino quando considereremo atteggiamenti del genere una bravata, una cosa da ragazzi, una sciocchezza, è come se legittimassimo gli stupri.

Il problema non sono solo i ragazzi ma chi ha stampato quelle magliette, chi ha accettato la prenotazione di quel tavolo con quel nome e l’ha pure scritto su un biglietto, il problema è il sistema di consensi che ruota intorno a quella “bravata”.

Aprite una pagina qualsiasi digitando stupri di gruppo, date un’occhiata e vi accorgerete di come questa terribile realtà sia presente nella nostra quotidianità, di quante bambine, ragazze, donne vengono stuprate dal branco.

Non è una bravata e non può e non deve essere liquidata in questo modo, i ragazzi, questi ragazzi andrebbero educati e con loro quel deficiente che ha stampato quelle magliette e i gestori del locale.

Una donna quando viene stuprata dal gruppo è considerata alla stregua di una sigaretta che passa di mano in mano, da condividere, diventa corpo inanimato. Non importa la sofferenza, lo strazio, è toccata, penetrata prima da uno, poi dall’altro, poi ancora e ancora. Non importa quanti anni abbia, lei è un oggetto.

Ridono quei giovani uomini, perché di questo si tratta, degli uomini che stanno diventando e, allora, possiamo chiudere la faccenda pensando che quella sia stata una leggerezza oppure iniziare a dare il giusto valore alle parole che possono diventare azioni e consenso.

C’è uno stato sociale dietro a questi giovani uomini, il sessismo, la misoginia, non nascono da un giorno all’altro come i funghi, sedimentano, si respirano, si assorbono, s’imparano.

Dietro a questi giovano uomini che ridono c’è una scuola, una famiglia, una società, un sistema colluso che ha permesso parole e azioni.

Ci siamo noi che possiamo scegliere se denunciare o liquidare questi fatti come “bravate”.

Altrimenti diventa normale che un padre stupri sua figlia e prenda solo cinque anni di carcere, diventa normale che una ragazza si butti da un balcone, muoia per scappare a un tentativo di stupro da parte di due ragazzi e i due vengano assolti, diventa normale che una giovane donna esca, una sera qualunque e si debba nascondere in un portone perché molestata da due ragazzi.

Diventa tutto normale, siccome l’uomo penetra può non chiedere il consenso, può permettersi tutto, può scambiarsi una donna come si scambia una canna.

Quei corpi considerati inanimati sono le nostre figlie, le nostre bambine, le nostre ragazze, siamo noi. Non dimentichiamolo.

Quelli sono giovani uomini, tutti maggiorenni, considerati dalla società “maturi”.

E quella non è una “bravata”.

Penny

Ps: la buona notizia è che c’è stato un primo provvedimento amministrativo ovvero la sospensione dell’attività della discoteca Kursaal di Lignano per 15 giorni. Lo ha deciso la Questura di Udine dopo aver accertato che è stato il personale dipendente del locale ad aver contrassegnato il cartellino di prenotazione esposto sul tavolo con la dicitura “Centro stupri”. La brutta notizia è che il gestore del locale si considera parte lesa e sta pensando ( cos’è dice al suo avvocato) ad un risarcimento danni.

È stato aperto un fascicolo dalla Procura di Udine a carico di ignoti. Il sito di news Tpi però pubblica già i nomi di otto ragazzi coinvolti. All’interno della discoteca non indossavano le magliette con la stessa dicitura, le indagini lo hanno confermato. Da verificare se le avessero indossate prima di arrivare nel locale, in due ristoranti di San Daniele del Friuli.

Qui, c’è solo una parte lesa e sono le donne.

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