A volte la notte mi sogno il rientro a scuola. Ho letto le linee guida e sinceramente sono parecchio disorientata. Una cosa l’ho capita, dobbiamo essere creativi.
Ogni territorio è a sé, ogni istituto pure. Libertà di gestione. Autonomia.
Partecipo alle riunioni e all’ultimo collegio docenti. La DaD entra a gamba tesa nella didattica perché non si sa mai. Il coronavirus potrebbe tornare, le allerte rosse, sospensioni forzate… e già mi viene il vomito, quello che è considerata emergenza, resta e si solidifica.
Io e alcune mie colleghe abbiamo provato a dire che la DaD non è fare scuola, che l’istruzione è un diritto, se non sbaglio sancito dalla Costituzione, abbiamo provato a dire che dall’altra parte deve esserci sempre qualcuno, almeno per quanto riguarda la primaria e i primi anni delle medie, a vigilare, tipo un adulto, una madre che non va al lavoro.
Comunque, si vede che sono una semplice maestra e certe cose continuano a non essermi chiare e, soprattutto, ho paura.
La Dirigente per ora ci ha detto che non ci sono soldi, che le Amministrazioni ( comune e regione) devono fare i sopralluoghi e nemmeno loro, però, hanno i soldi.
I banchi, proposti dal Ministero ( spero sia una bufala ma sembra di no) costano 300 euro l’uno?, sono compatti e hanno le rotelle! Ve lo immaginate un bambino o un ragazzo su un banco con le rotelle? Vi immaginate cosa possa succedere?
Anche quelli, poi, resterebbero. I banchi unici e addio compagno.
La conseguente è che cambia il modo di fare scuola, legato alla metodologia cooperativa, all’inclusione e alla vicinanza.
La paura è che pure la didattica frontale resti.
Ore di 45 minuti. Vero, la capacita attentiva dei bambini e dei ragazzi se si muovono e si spostano tra le aule, migliora. Didattica rivoluzionaria, peccato che i gruppi dovranno essere fissi, le aule disinfestate ogni volta, i corridoi sgombri, quindi rimangono solo i 15 minuti di lezione in meno che su un tempo pieno, alla settimana, sempre se non sbaglio, fanno 10 ore.
10 ore di istruzione in meno alla settimana per i nostri ragazzi. E se rimanesse anche questo?
A proposito del tempo scuola. Ho capito che iniziano ad esserci dei bandi per l’entrata delle cooperative. Facciamo un esempio: classe di 20 alunni, scuola primaria, prima del coronavirus c’erano due insegnanti che si spartivano il mattino e il pomeriggio, adesso il gruppo va diviso a metà, 10 bambini una, dieci l’altra. Si copre solo il mattino.
Come avviene la copertura del pomeriggio? Attraverso le cooperative che ricordo non forniscono tempo di istruzione ma educativo, il che è un’ altra cosa ( con tutto il rispetto) ma è un’altra cosa.
E chi le paga? Non credo la scuola, visto che non ha fondi. A voi la risposta.
E se rimanessero? Se dalle alte sfere si accorgessero che nessuno si lamenta e il Ministero in questo modo risparmia?
Altra paura.
85 mila cattedre scoperte, così dicono i sindacati.
Ora, io sono una semplice maestra, ma questa creatività mi sa d’ imbroglio, forse sono prevenuta, forse ho paura di perdere una scuola (che esiste) fatta di relazioni, valutazione formativa, inclusione, in cui al centro ci sono gli alunni, non l’ insegnante che sciorina lezioni. E nemmeno i soldi. Laica e pubblica. In cui, qualsiasi privato resta fuori dalla porta che la Scuola di tutti non è in vendita e non si può comprare.
Una scuola il cui tempo sia di qualità e di sostegno sociale ai genitori e, soprattutto, alle madri lavoratrici. Un tempo sottile, ridotto, con l’entrata di cooperative allora sì che, forse, sarebbe un baby parking.
Ora, io sono una semplice maestra, ma questa creatività non si poteva spendere in due semplici cose:
Assumere subito insegnanti ( creando altri posti di lavoro).
E trovare spazi.
Qualcuno mi dice che dobbiamo essere ottimisti, usare la fantasia e rimboccarci le maniche. Ma noi docenti lo sappiamo, le fregature arrivano sempre d’estate.
Forse mi sbaglio ma a me di rivoluzionario, cara Azzolina, non mi sembra ci sia niente. Anzi, la paura è che si torni indietro e che sotto il lemma “creatività” ci siano investimenti tiepidi e qualità persa.
Questo governo con la scuola si gioca la sua partita, ma, d’altronde che cosa ne voglio sapere io, sono una semplice maestra.
Penny
Eccolo. E dice tutto.
E nulla, ancora una volta ti fai portavoce del pensiero e delle paure di chi sta soprattutto al di là, della cattedra, e che concorda al 100% con te nel sostenere a gran voce che DaD NON è fare scuola!
E’ supplire alla VERA scuola, è tamponare come ce la si fa, è metterci la proverbiale e ciancicata pezza.
Che dire, il tuo augurio è anche il mio e posso solo immaginare le ansie e i timori di chi, questo nuovo annus fatidicus, dovrà gestirlo. Quantomeno da dietro la cattedra e non dietro lo schermo;-)
E non ti dico andando avanti…non ci si capisce niente. Un abbraccio, grazie per aver compreso e per la vicinanza. Penny