Lui si chiama Luigi.

È nato il 10 luglio. Aveva una tutina a righe bianca e azzurra quando stamattina è stato adagiato nella culla termica che si trova in un angolo protetto fuori dalla Chiesa di San Giovanni Battista a Bari, nel quartiere Poggiofranco.

La sua mamma e il suo papà hanno lasciato un biglietto con il nome, la data di nascita e alcune indicazioni: è italiano ed è stato allattato al seno.

Hanno aggiunto: “Tuo mamma e tuo papà ti ameremo sempre”.

Frase scolpita dentro all’esistenza di quel piccolo.

Poi c’è un parroco don Antonio Ruccia, quella culla termica era stata installata nel 2015 in collaborazione con il reparto del professor Nicola Laforgia (primario della Terapia intensiva neonatale a Bari), una culla per accogliere.

“Un gesto d’amore, non di abbandono” ha detto il professor Laforgia e lo credo anch’io.

Un atto difficile quello di affidare ad altri il proprio bambino, nella speranza, probabilmente di offrirgli una vita migliore.

Un atto d’amore grandissimo.

Una chiesa che apre le porte a chi non ce la fa e non nega aiuto, vicina.

Certo, sarebbe stato bello poter dire a quella mamma e quel papà, vi aiuteremo ad essere un padre e una madre possibili, ma la nostra società è quella del profitto, della competizione, dello spazio ai “primi”, della meritocrazia, ancora troppo tiepida la solidarietà nei confronti di chi “resta indietro”, di chi non può, chi non ce la fa.

C’entra tutto in questa storia, soprattutto, con la povertà che esiste ed è, a volte, causa di scelte difficilissime.

È bastata una culla termica per salvare un bambino, è bastata una chiesa che facesse posto, un reparto ( fatto di persone) di un ospedale pubblico ( di tutti) il Policlinico di Bari, che fosse al servizio di chi ha meno possibilità.

È bastato poco pochissimo per fare in modo che una madre e un padre lasciassero in un luogo sicuro il proprio bambino e non si sentissero colpevolizzati, facendo scelte peggiori, ma compresi.

È bastato poco pochissimo che l’amore circolasse tra questi cuori e arrivasse a far esistere quello di Luigi.

Una società che salva gli ultimi, non li giudica e non li abbandona. Che è solidale e costruisce ponti di maternità e paternità.

Luigi è figlio di una bella umanità, quella di cui mi piace pensare di poter far parte.

Grazie.

Penny

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