Questa non è solo la storia di Anna ma quella dei suoi quattro figli. La più piccola ha sei anni il più grande sedici.

Sono stati collocati nella casa dei nonni paterni dopo che avevano denunciato abusi da parte del padre ( e già non sono un’esperta, ma denunciano il padre e finiscono nella casa dei nonni paterni!).

Sono stati creduti solo dall’Ispettore Capo di Cuneo, poi, improvvisamente Anna è diventata una madre alienante. I figli dal 2 dicembre non sono stati mai più ascoltati ( ma si può?)

A casa dei nonni non stavano bene ( ma va!) la piccola da 23kg è arrivata a pesarne 17, una relazione della neuropsichiatria rilevava il malessere dei bambini e vagliava un progetto per riportarli a casa. Il PM aveva firmato il progetto della neuropsichiatria e dell’assistente sociale che diceva che i bambini sarebbero dovuti tornare da Anna e che le case famiglia non andavano bene. La firma del giudice, però, tardava ad arrivare, anche se veniva sollecitato, a un certo punto è cambiato il giudice e il decreto è stato firmato.

L’ultima volta che li ha visti è stato il 2 marzo. L’assistente sociale non ha mai risposto alla richiesta di Anna di vedere i suoi bambini.

Da abusata a maltrattante, il passo è breve nella storia delle donne e delle madri.

Ad ogni modo, a un certo punto il Tribunale dei minori di Torino ne dispone il collocamento in quattro case famiglia, non avendoli mai e dico mai ascoltati.

L’avvocato di Anna, Domenico Morace, raggiunto dalla Dire, in merito agli ultimi fatti ha dichiarato: “Noi abbiamo valutato l’ordinanza del Tribunale dei minorenni e l’abbiamo ritenuta assurda sia sul piano del diritto che su quello storico. Questi ragazzi da quando hanno denunciato gli abusi subiti dal padre hanno subito pressioni inimmaginabili dai consulenti del Tribunale che hanno formulato una perizia del tutto falsa, che riporta fatti storici inesistenti con test sono stati manipolati. Abbiamo presentato una denuncia penale ed esposti disciplinari e- aggiunge- La sintesi e’ che dal primo giorno che hanno accusato il padre e sono finiti dai nonni paterni, genitori del sospetto pedofilo, la nonna ha chiesto di modificare la loro versione. Loro hanno invece sempre ribadito la verita’ e sono stati minacciati che sarebbero stati mandati in strutture extrafamiliari, cosa che e’ avvenuta”. 

Ai nostri occhi il provvedimento del Tribunale e’ la condotta del killer, i mandanti li abbiamo individuati. Esiste- aggiunge Morace- una denuncia alla Procura della Repubblica di Torino verso i nonni e non mi risulta sia stata presa alcuna misura. Alcune minacce subite dai nonni sono state registrate da uno dei ragazzi e dal punto di vista del diritto famiglia e della psicologia dell’infanzia quello che e’ successo ieri a questi minori e’ una bestemmia: li hanno divisi, hanno tolto loro i cellulari e negano alla madre il diritto di sapere dove sono. Se succede qualcosa a uno di questi ragazzi, io considerero’ responsabili i magistrati”. 

“Tengo a precisare- sottolinea Morace- che quello che stanno facendo ai ragazzi e’ equiparabile alla tortura. Uno degli aspetti piu’ allucinanti consiste nel fatto che tutti i magistrati che, sino ad oggi, si sono occupati della vicenda non hanno mai sentito direttamente i ragazzi, nemmeno i piu’ grandi (oggi 16 e 14 anni). Si tratta di una sorta di vigliaccheria giudiziaria”. ( da DIRE)

Insomma, molte associazioni e non solo si stanno interessando a questi quattro figli che per protesta hanno iniziato lo sciopero della fame.

Sono soli, non possono uscire, divisi ( e non si capisce perché) e ripeto non sono mai stati ascoltati.

Ma che mondo giuridico tutelante è quello che non ascolta le sue vittime? Forse pensano che un bambino ( parliamo anche di due ragazzini 16 e 14 anni) non riesca ad esprimere il proprio sentire? Forse, metterli nelle case famiglie era la soluzione più semplice? Forse la madre doveva essere colpevolizzata perché il padre era violento? Ricordo che anche la donna in questo caso è vittima.

Il figlio più grande scrive che non sono stati creduti, non possono sentire la loro madre e che hanno deciso di protestare con l’unica arma che hanno, quella dello studio. Finché non verranno ascoltati e finché non ritorneranno dalla loro madre non faranno più i compiti, non studieranno, nella speranza che qualcuno si accorga del loro dolore.

Sarei curiosa di sapere dove sta il padre carnefice in questo momento.

La verità è che le madri non sono credute, la parola delle donne vale niente e così, a ricaduta, quella dei suoi figli.

Il problema del NON ASCOLTO “femminile” è presente nella nostra società in maniera imperante, anche nel mondo giuridico.

Noi non siamo mai vittime fino in fondo e come tali veniamo punite e vengono puniti i nostri figli.

Avete denunciato un uomo? Un padre?

Questa è la vostra punizione.

A voi non sembra andata così?

La lettera nell’immagine sopra, in cui “qualcuno” ha persino detto che i cellulari sequestrati ce li aveva la madre ( una cosa assurda), finisce così:

mamma, ti voglio un universo di bene.

È questo il problema, quell’universo di bene alla madre.

Penny

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