Nel momento in cui una donna si dedica interamente alla famiglia e abbandona il lavoro, in quell’esatto momento, diventa culturalmente una “buona madre”, quella che rinuncia per dedicarsi all’educazione dei figli, alla cura del marito.

Premessa, nessuno giudica, ogni donna ha diritto di viversi la propria maternità come meglio crede. Quello che non mi va giù è accostare questa scelta all’essere o no una buona madre.

La frase di rito è: “Volevo godermi i miei figli”, come se le altre, le madri lavoratrici, non volessero farlo.

Questo è il problema, socialmente, alle altre, ovvero, quelle madri che per volontà o necessità hanno scelto di andare a lavorare, godersi i propri figli non è concesso.

Il sotto pensiero: o sei madre o sei un pastrocchio, qualcosa che arranca e dovrai sentirti in colpa per il resto dei tuoi giorni.

Quello che non mi va giù è che la libertà di scelta dovrebbe essere concessa a tutte. Vuoi fare figli, restare a casa e dedicarti interamente a quello? Bene, puoi farlo, ma allo stesso modo la donna lavoratrice dovrebbe essere messa delle condizioni di attuare la sua di libertà, ovvero, quella di non dover scegliere tra essere una buona madre e una madre lavoratrice.

Culturalmente, e le scelte sociali lo dimostrano, se lavori, devi essere punita. Hai voluto la bicicletta? Ora pedali e non si capisce perché gli uomini, che sono padri, escano indenni da questo ricatto.

Come a dire che siamo noi a dover fare i salti mortali per conciliare il lavoro e la maternità, come a dire che non puoi essere una buona madre se desideri non perdere gli anni di studi o semplicemente lavorare, per non parlare del desiderio di fare carriera ( le ambizioni sono una faccenda tutta ad appannaggio del maschile).

Ci si dimentica, inoltre, che le famiglie di oggi difficilmente riescono a sopravvivere con un solo stipendio, ci si dimentica, appunto.

Sono certa di una cosa, però, che una buona madre è la donna che persegue con determinazione la propria libertà. Una madre buona è una madre felice e questo prescinde dallo stare a casa o scegliere di andare a lavorare.

Le donne che stanno a casa difendono con le unghie e con i denti il loro diritto a scegliere di fare le madri a tempo pieno, ma è proprio questo il punto, allo stesso modo le donne lavoratrici hanno diritto di difendere la loro posizione e non dovrebbero essere messe nella condizione di scegliere tra mondo del lavoro e maternità, invece succede con l’aggiunta del giudizio sociale.

Ecco, perché, dovremmo essere unite in un’unica lotta rispetto alla crescita dei servizi di cura, perché essere madre lavoratrice oggi dovrebbe essere una scelta libera, fare o non fare dei figli, pure. Dovremmo starci dentro tutte. Invece, a volte ci facciamo la guerra come se esistesse un modo per essere madre migliore dell’altro.

Ognuno deve trovare la propria cifra, non mi stancherò mai di ripeterlo e le madri lavoratrici non dovrebbero essere punite attraverso il giudizio sociale, né lasciate sole nella gestione dei figli.

Quando ci mettiamo una contro l’altra, non facciamo altro che mantenere intatto un sistema di giudizio e azione maschile che ci penalizza. Anche il senso di colpa fa la sua parte in questo gioco.

Quindi, difendiamoci. Difendiamo la nostra libertà senza se e senza ma.

Penny

2 comments on “La scelta di essere una madre a tempo pieno e quella di lavorare dovrebbero avere la stessa dignità.”

  1. Buongiorno, diversamente dal solito, stavolta mi trovo a dissentire. Parla di “diritto di fare le madri a tempo pieno” ma secondo me è proprio questo il problema: nessuno mette in discussione il diritto/dovere degli uomini di lavorare mentre le mamme lavorano solo se devono (poverine!) o vogliono (sciagurate!).
    L’indipendenza economica invece dovrebbe essere un valore, anche come tutela contro la violenza sulle donne.
    Finché parliamo di diritto delle mamme a essere mantenute dai papà sarà difficile migliorare la situazione, temo.

    • Sono d’accordo con te, ma ci sono donne che rivendicano questo diritto e mettersi contro “il loro punto di vista” cercando di non comprenderle, anche se non se ne condividono le idee, vuol dire non riuscire a cambiare la situazione. Se abbiamo una possibilità di modificare il sistema è quello di procedere insieme. Grazie Penny

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