Non mi sono pesata per tre o quattro settimane. Evviva! Ho gustato la libertà di non controllare il mio corpo e scoprire che lui non è qualcosa di ingovernabile ma mi appartiene.
Mi svegliavo la mattina dopo aver fatto una buona cena e pensavo: che bello non mi devo pesare! Era un sollievo enorme ( provare per credere).
Non sono più i miei chili.
Sono salita sulla bilancia tenendo gli occhi chiusi, pensando che, in effetti, mi ero lasciata un po’ andare, mettevo in conto di aver preso un chilo o giù di lì, invece, scoperta delle scoperte: sono dimagrita.
A volte il peso è il nervoso che ci portiamo appresso, quell’attorcigliarci su noi stesse per ciò che vorremmo essere e non siamo. Quegli occhi non indulgenti che guardano sempre sullo stesso pezzo di carne: la pancia, i fianchi, le braccia, come se noi fossimo solo o esattamente quel pezzo lì.
Guardarsi per intere è difficile, presuppone uscire dalla zona confort, presuppone allargare lo sguardo e vedere le situazioni che non vanno, in fondo, lo sappiamo, è più facile fissarsi su quel pezzo di carne che affrontare le sofferenze.
La testa, il tempo, l’energia vanno nell’aggiustare quel pezzo quando dovremmo aggiustare pezzi della nostra esistenza.
Uscire dalla zona confort, vuol dire rinunciare alle abitudini nocive, che sia la bilancia o la fissa per qualcosa, non importa. È come se nella nostra vita impostassimo dei corti circuiti continui e non riuscissimo ad uscirne.
“Ogni tanto penso alla frase che mi dici. Bisognerebbe imparare a lasciarsi” mi ha scritto l’altro giorno un’amica che non ama più suo marito da tempo ma la paura di farlo soffrire la tiene ancorata a lui e a soffrire come un cane è lei. Mangia caramelle o cioccolato, pensa alla dieta, spesso.
Questo per dire che tra il nostro corpo, il peso, la bilancia, il viso rugoso che ci dà fastidio o che altro, c’è un filo cortissimo.
C’è un filo cortissimo tra il corpo e la libertà.
Contenere il corpo, maltrattarlo o esaltarlo, guardarlo con indulgenza, va di pari passo con la stesura dei nostri progetti. Se non abbiamo dei progetti, se non stiamo costruendo qualcosa al di là di quella famiglia, che non può e non deve essere la nostra unica realizzazione, probabilmente, ci concentriamo sulle diete, sul peso, sullo sport come ossessione.
Più siamo confinate in vite strette più cerchiamo di avere qualche potere sul nostro corpo. Controllarlo non è la soluzione.
Non voglio dirvi che finalmente mi piaccio per come sono. Non succede ancora, una parte di me ha lo specchio sociale davanti agli occhi: devi essere non solo brava ma che bella perché nessuno possa criticarti. Dico solo che cerco di uscire dalla zona confort, quella sicura in cui sto da una vita.
Mi piaccio quando faccio le cose che mi fanno stare bene, questo è il collegamento che dovremmo tenere a mente nella nostra testa.
Quindi, il problema andrebbe spostato dalla bilancia, dalle diete, dal peso alla ricerca di ciò che ci fa felici.
Il problema che il più delle volte non lo sappiamo perché l’insegnamento alle donne è questo: fai felici gli altri. Tradotto in: mariti e figli.
Taglio la nostra storia con il coltello ma è così, tutte noi lo sappiamo quanto la ricerca della nostra felicità sia stata messa in secondo piano.
Anche per questo ci pesiamo e pensiamo alle diete con ossessione, per avere la sensazione di poter controllare qualcosa delle nostre esistenze.
Resettiamo tutto. Usciamo dalla zona confort e cerchiamo con ostinazione ciò che ci fa stare bene.
Spostare il peso del peso verso progetti di libertà è già un primo passo.
La leggerezza non dipende dal cibo che mettiamo nel nostro corpo ma dal peso dei sogni nella nostra vita.
Desiderare vuol dire uscire da ciò che gli altri si aspettano da noi, in fondo fa comodo che stiamo su quella maledetta bilancia e continuiamo a soddisfare i sogni di altri, tanto è vero che ci spingono continuamente su quella strada.
A novant’anni continueremo a fare aggiustamenti per piacere. Questo rimpingua il mercato e gli uomini narcisi che ci mostrano come trofei.
Non dobbiamo piacerci per forza, possiamo concederci pezzi di noi che non ci piacciano, per me sono la pancia e le braccia ( ma l’elenco potrebbe aumentare ?). Mi sono rotta di tentare di correggerli. Dobbiamo, però, spingere i desiderata, spingere un’esistenza verso la consapevolezza di ciò che ci fa stare davvero bene.
Scendete dalla bilancia, smettetela con le diete e con soddisfare le aspettative, puntate sulla realizzazione di ciò che vi piace. Non devono essere grandi sogni, basterebbe che fossero i vostri.
Sì, basterebbe.
Penny
Sono al terzo giorno senza bilancia…grazie…
Evviva, continua, arriva dove riesci…tienimi aggiornata. Penny
Stamattina ho ceduto, consapevole di farmi danno…
Vabbè, riprendi. Ci sei riuscita per un paio di giorni, ce la farai di nuovo. A volte mettiamo obiettivi troppo lontani. Già tre giorni è tantissimo, i prossimi saranno quattro. Piccoli passi. Pensa davvero che sei solo tu a notare quel chilo in meno e in più…la vita è altro.
Ciao cara, ho deciso di decentrare il cervello con un progetto fotografico nuovo in bianco e nero, oltre ai miei autoritratti dopo la mostra della grandissima Vivian Maier a Pavia l’anno scorso. Riprendo me stessa intera, come dici tu, dalle origini, partendo dai miti. Il mito dell’eroe non mi rappresenta, punto il mito di una fotografa bambinaia, di un fotografo street, del mio prossimo che fa foto migliori delle mie. Hai ragione, guardandomi intera tutto prende un senso diverso, grazie.
Brava, questa mi sembra la scelta giusta. Spingi gli interessi e vedrai che il controllo sul peso sarà solo un ricordo. ❤️