P. vive vicino a Parma, suo figlio ha sei anni. Nel 2017 denuncia il suo ex marito, padre del bambino, per violenza. Viene collocata con lui subito in una casa protetta.

Dopo una ventina di giorni il Servizio sociale delle Pedemontana sociale propone una mediazione famigliare ( non so se ci rendiamo conto dell’assurdità: mediare cosa? La violenza subita?) e viene ristabilito il ripristino della figura paterna, in nome della bigenitorialità, noncurante della denuncia penale ( Pillon vive).

P. Finisce sotto Ctu nella prima si parla di rapporto simbiotico con il figlio, nella seconda di patto di lealtà tra madre e figlio, non tenendo minimamente conto dei racconti del bambino sugli abusi dal padre.

Immaginatevi solo per un attimo una madre che ha subito violenza come possa difendere con le unghie e con i denti il rapporto con il figlio.

Insomma, il 30 luglio il Tribunale ordinario di Parma, prevede con un decreto che il bambino venga collocato in una casa famiglia e che P. e suo figlio “possano essere divisi per permettere riallineamento con il padre rifiutato”.

Una collocazione peraltro molto distante da dove P. lavora e il bambino ha il suo mondo. P non potrà più mantenere il suo lavoro, le viene sottratto il cellulare e dato solo in orari prestabiliti ( come se fosse in un regime carcerario), viene cambiato il pediatra, che ha problemi di salute al piccolo.

È possibile tutto ciò?

C’è ancora da precisare che il bambino non vuole vedere il padre, ha paura e gli incontri erano stati sospesi dallo stesso Servizio perché disturbanti per il minore, poco prima del suo ricovero.

È stato preso in esame il caso da vari specialisti che confermano che il bambino ha sintomi di abuso e che la madre è solo protettiva- si è appurato anche che il piccolo aveva una polmonite in corso solo grazie alle insistenze materne ad ospedalizzarlo e solo così si scoprì che il bambino aveva anche un versamento pleurico grave.

L’assurdo è che l’unica denuncia non archiviata per la quale a settembre si celebrerà l’udienza è proprio quella degli abusi sul minore da parte del padre, ma il bambino viene allontanato dalla madre.

Questa storia ha un nome preciso e dovremmo iniziare a ripeterlo ad alta voce si chiama: violenza istituzionale sulle donne.

La storia di P è la storia di molte donne e deve essere la nostra storia. Deve toccarci e farci muovere perché la verità è che la nostra parola viene valutata meno di quella di un uomo.

Non ci credono. Due pesi e due misure. E questo è grave quando avviene nelle nostre case, nei luoghi di lavoro, ma se avviene dentro alle Istituzioni è inaccettabile. Se avviene dentro ai Tribunali dovrebbe essere chiaro ancor di più quanto la cultura patriarcale sedimenta e serpeggia ed è solida dentro al sistema.

Un sistema che non protegge le donne e i bambini ma sono i suoi maschi.

Domenica sono andata a prendere una delle mie figlie al campo scout, non professo e sulla fede sono piuttosto incerta, ma credo nella spiritualità, nel bisogno dell’uomo di farsi domande intorno all’invisibile e al senso, ad ogni modo il prete fa l’omelia. Io volevo farmi un giretto nel bosco ma mia figlia mi vuole lì e mi trascina: “Non fare la strana come al solito”, mi dice e io mi unisco al cerchio dei genitori non proprio entusiasta.

Il prete legge il Vangelo che si conclude parlando di 5 mila uomini presenti. Lui, il prete, sottolinea che non si parla mai di donne e bambini, perché, all’epoca le donne e i bambini valevano meno di niente, un po’ come gli animali e poi aggiunge, le cose oggi sono cambiate ma forse, ancora non abbastanza, ancora troppo poco.

Gli occhi sono sbarrati, alcune madri mi guardano e ( siccome mi conoscono) alzano il pollice. Come a dire: ti ha stupito!

Beh, il suo dovrebbe essere il pensiero di tutti, il pensiero di una chiesa giusta, di una società giusta. Sì, mi ha stupito, perché noi donne siamo abituate a parole di disuguaglianza esplicita, ed è tremendo.

Ecco, ha ragione lui.

Non siamo sullo stesso piano e le Istituzioni che dovrebbero essere luogo di tutela ce lo dimostrano e ci sbattono davanti questa semplice verità secolare:

Ci sono gli uomini. E poi ci sono le donne e i bambini.

E poi.

Penny

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