Mi sono fatta prestare la macchina da una mia amica e con la mia girl grande siamo andate in campagna a trovare la piccola.

Quest’anno va così, noi tre ci concediamo due giorni. Le cose cambiano in fretta.

La grande era appena tornata dal viaggio di maturità, nessuna meta esotica, è andata con il figlio del mio compagno e il loro gruppo di amici in Calabria, dove da parecchi anni andavamo come famiglia allargata noi sei.

Mentre salivamo in macchina mi raccontava che era stata benissimo, che sarebbe voluta rimanere ancora e che lei e il figlio del mio compagno una sera si sono detti:”Ti rendi conto che bello, siamo qui con i nostri amici”.

Erano felici con altre persone in un luogo che era stato sempre “nostro” e ho pensato che non c’era niente di più bello.

Un genitore, a un certo punto, deve indietreggiare per lasciare lo spazio ad altro amore: gli amici, un fidanzato una fidanzata…deve lasciare spazio perché quello spazio abbia la possibilità di essere riempito con altre esperienze, da altro amore.

Riuscire a farlo, mettersi dietro alle quinte, quando per molto tempo siamo stati sul palcoscenico insieme a loro è una delle cose più difficili.

È un cambio di passo repentino a cui non è facile abituarsi, eppure, essere una buona eredità prevede la capacità di non rendersi genitori indispensabili.

È un atto di amore enorme permettere la felicità oltre noi. È come donare una nuova nascita, partorire di nuovo.

Dire: ti voglio così bene che faccio spazio affinché il tuo cuore si riempia di altro amore.

Così, ci siamo concesse questi due giorni e, ieri sera, mentre le vedevo che si raccontavano le loro esperienze con un linguaggio che non era più quello delle mie due bambine, in cui io ero solo una spettatrice, mi sono sentita felice.

Non ho provato malinconia o cosa, mi è bastato guardarle per sapere che c’ero. Anche se in un altro modo.

Ed è un modo nuovo e bello, perché permette la libertà.

Quella di essere felici, oltre me.

Quale eredità migliore possiamo lasciare ai nostri figli?

Penny

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