Modica. Evan aveva 21 mesi.

Viveva con la mamma e con il compagno di lei a Rosolini, in provincia di Siracusa, in una casa popolare.

È stata lei a chiamare il 118.

Il suo convivente, 30 anni, è stato fermato dalla polizia dopo che al commissariato la donna ha rivelato quelli che dal giornalista vengono definiti “particolari interessanti” al fine delle indagini.

Evan aveva 21 mesi, il suo corpo era coperto di lividi e pieno di lesioni, il medico che l’ha visitato al pronto soccorso, scioccato, ha allertato subito la polizia.

Evan, a quanto pare è deceduto per le percosse.

Non si può nemmeno immaginare questa storia. Un bambino che muore per le botte per mano di un uomo e una madre che lo permette.

Una madre che non sa difendere i suoi figli, è una donna probabilmente abusata, prevaricata a sua volta.

La violenza non vede mai una vittima sola, si annida in un sistema che, in qualche modo, la accetta, la compiace.

Anche qui, non esiste il raptus, chissà da quanto e come Evan subiva la prevaricazione di questo uomo.

Chissà chi non ha visto, chi non ha detto, chi reputa normale che la violenza sia una questione privata.

Invece, ci tocca tutti, perché, quando in una società come la nostra muore un bambino di 21 mesi, qualcosa non ha funzionato.

La morte di Evan, quelle percosse, quella madre che subisce ed è “connivente” , forse vittima, quell’uomo che abusa e usa violenza, non sono un fatto privato.

Sono un fatto sociale, ed è bene non dimenticarlo. Mai.

È bene occuparsene.

Evan è morto nel peggiore dei modi. In solitudine, dentro alla violenza.

Non c’era sua madre e non c’era il sistema a proteggerlo.

Quando una società permette la morte di un bambino è una società che sta perdendo se stessa.

Penny

Ps: Lottiamo contro la violenza, la prevaricazione, gli abusi. Sempre. Non stanchiamoci di farlo anche per le donne che non riescono a salvare i propri figli.

12 comments on “Evan, 21 mesi, morto per le botte. La violenza non è mai un fatto privato.”

  1. Addolorata per il piccolo Evan. Arrabbiata con una madre che permette ad un uomo violento di avvicinarsi a suo figlio. Questa madre non ha la mia compassione.

    • Io non so cosa provo per lei. Da una parte rabbia, dall’altra, credo che anche lei sia stata vittima, incapace di difendere suo figlio, ma ti capisco. Penny

  2. anche innanzi a tali tragedie non perdete occasione per dare adito all’ideologia e alla propaganda
    La madre è carnefice e mostro quanto quell’uomo che non era suo padre
    Le indagini lo stanno dimostrando e sarebbe ora di combattere la violenza focalizzando bene il bersaglio e non solo seguendo l’ideologia che vuole il maschio carnefice e la donna (non femmina si badi) vittima
    Questa donna è carnefice quanto quel mostro indipendentemente che fosse maschio/uomo
    La violenza è violenza e non capirlo non aiuta chi di violenza davvero muore

    • tanto per dire … da altro articolo di cronaca:
      <>

      Se il sistema non fosse impegnato a dividere per segmenti la violenza forse potremmo aiutare molte più persone, molti più bambini
      Ha l’età di mio figlio …. sono indignato, incazzato, addolorato e scoraggiato … che la nostra società non riesca ancora a scrollarsi di dosso l’ideologia e riesca a trovare il giusto equilibrio per aiutare le famiglie, le persone.

    • Io non ho scritto questo. Chi non vede e non fa nulla è corresponsabile e la società se ne deve fare carico. Ho visto donne incapaci di difendere se stesse, men che meno i propri figli. Ho scritto che la violenza va vista e scardinata. La giustizia farà il suo corpo e accetterà le responsabilità ma quel bambino non abitava in un’isola deserta. Alcuni uomini si sentono chiamati in causa e l’unica cosa che fanno è cercare la colpevolezza della donna, ma che problema avete? Lo avete letto il titolo? Evidentemente no.

      • <>
        Certo che l’ho letto… lei l’ha fatto dopo averlo scritto?
        Alcune persone rispondono alle critiche ribaltando e accusando l’interlocutore.
        Nel caso del suo articolo è palese la forzatura che cerca di creare una seconda vittima o comunque una lettura della vicenda strumentale… e lei come risponde? Che cerco solo di colpevolizzare la donna?
        La donna/madre in questo caso È colpevole inutile fare vittimismo così com’è palese l’orientamento dell’articolo.
        La vera vittima è il bambino ed i carnefici sono due. Se non inizieremo a combattere la violenza per quello che è invece che provare a dividerla strumentalmente non miglioreremo e questo è preoccupante.

        Infine per sua conoscenza: non ho nessun problema.

        Grazie

  3. in pratica questa donna che ha fatto morire il proprio figlio di botte la giustifiate ed è una vittima? Quando una società permette la morte di un bambino è una società che sta perdendo se stessa….e, chi ha scritto questo aricolo in questo modo, si è persa da moto tempo.La violenza oggi è anche nel modo di fare in_FORMAZIONE.

    • Mi scusi ma non ho scritto questo e le indagini porteranno di certo alle corresponsabilità, quasi sicuro di entrambi. E non giustifico, sia chiaro. È possibile che nessuno avesse visto? È quel sistema in cui un uomo picchia un bambino e una madre non fa niente per fermarlo, magari lo picchia a sua volta è sotto i nostri occhi. Evan sarà uscito, avrà dei nonni, dei vicini, delle maestre d’asilo (se ci andava), un pediatra, degli zii che non hanno visto o hanno fatto poco e niente, dove siamo noi come società? Se continuiamo a pensare che quelle botte siano un fatto privato e non sociale, di cui la società si deve far carico, i bambini continueranno a morire. Spero di essermi spiegata. Grazie Penny

      • Ciò che scrive in merito al sistema e alla responsabilità di tutti noi è correttissimo ma è palese quanto nel suo articolo abbia voluto sostenere che la madre sia una seconda vittima. Quel povero bimbo meritava amore ed invece ha trovato due bestie non una.
        Se penso che ha l’età di mio figlio… ?
        Dommiamo chiederci se gli sforzi che facciamo siano ben indirizzati o se vadano rimodulati. A mio parere c’è troppa divisione, le famiglie (madre/i, padre/i, figli) sono lasciate sole.
        La violenza va combattuta in modo strutturale e tutta IN genere non solo DI genere.

  4. Altra considerazione …. com’è che prima di considerare povera vittima la madre non si è chiesta cosa ne fosse stato del padre?
    Magari avrebbe scoperto dei suoi sacrifici e di come la madre gli impedisse di vederlo, di come il compagno lo minacciasse di morte (compagno scelto da lei), di come la nonna paterna ed il padre avessero denunciato la cosa.
    Magari, dico magari, avrebbe potuto sottolineare come il pregiudizio avesse tagliato fuori la figura paterna e la sua credibilità
    Magari … dico sempre magari … ora quel bimbo sarebbe salvo
    Allora … non più magari … si avrebbe consapevolezza di quanto certe battaglie divisive e sessiste siano sbagliate e non efficaci se sparate con ideologia

    Guardo mio figlio … 20 mesi … e sono consapevole di quanta vita voglia esprimere, di quanta sicurezza e dolcezza abbia bisogno, di quanto bene gli voglia.

    ha ragione…. ci sono due vittime: il bimbo ed il padre

    • “Sarebbe stato il “silenzio-connivenza” e la “tolleranza” di uno stile di vita aggressivo, da “padre-padrone”, a portare al fermo della 23enne madre del bambino di 21 mesi morto, secondo l’accusa, nell’ospedale di Modica per postumi da lesioni”.

      Mi scusi ma qui il padre del bimbo dopo aver visto che era pieno di lividi fa una denuncia contro ignoti? E non sottrae il bambino a quelle brutture? No, mi spiace, quella violenza, come ho scritto, era possibile perché tutto il sistema aveva lasciato solo Evan. Mi sembra che dentro ci inserisca in vissuto di padre separato che non appartiene a questa storia, pieno di stereotipi.

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