Ho scalato montagne per stare bene. Ho detto il primo No con titubanza. Mi sono sentita in colpa per quel No e per quelli a venire. Ora sono più leggera.

Ho aperto il sacchetto di sabbia del passato e ho guardato ogni granello per cercare di capire cosa stesse succedendo, perché fosse capitato proprio a me quel dolore, quel caos.

A volte, con i granelli perdevo il conto e dovevo ricominciare da capo.

Credo di essere morta un paio di volte. Di aver pensato che non ce l’avrei fatta da sola, d’altronde c’erano i sussurri: si è separata.

Ho pensato che le mie figlie non sarebbero mai state felici come gli altri figli.

Mi sono sentita una pecora nera, poi ho scoperto che le famiglie “tradizionali” in Italia sono solo il 25% e ho capito che non ero sola.

Mi sono chiesta perché si continui a pensare alla famiglia declinandola sempre nello stesso modo quando il mondo sta cambiando, le relazioni stanno cambiando.

Come possiamo stabilire che cosa sia meglio? Ciò che definisce una famiglia è l’amore che ci nutre come persone e i legami che si creano. Nient’altro.

Le mie figlie sono ragazze normali e non so se siano più o meno felici degli altri, non me lo chiedo più.

Non paragano più la mia storia a quella degli altri.

Quando qualcuno si sposa sono felice, tanto felice, mi sembra un bell’inizio, ma questa non è la mia storia e va bene così.

Non crediate che io sia una di quelle che afferma di essersi sposata con se stessa, faccio così fatica a volte a volermi bene che ho bisogno di scegliermi di continuo e, spesso, mi lascerei senza nemmeno un messaggio?.

Ogni tanto ci penso, penso alla famiglia che siamo noi tre, a chi metteva un alone di tristezza sulla mia storia o mi condannava all’infelicità.

Le mie figlie stanno bene. Io pure.

Magari domani non sarà così, magari ci saranno altre fatiche ma tutto è possibile. E, soprattutto, è possibile l’amore in ogni sua fottuta declinazione.

Penny

Ho trovato questo post di qualche tempo fa e rileggerlo mi ha fatto bene. Tanto bene. Spero aiuti anche voi a sentirvi normali e a valorizzare la famiglia che siete. Con figli, senza figli, adottati, in affido, monoparentali, allargata, fatta di due uomini che si amano o due donne che si amano, fatta di uno o una.

Ci sono le richieste sociali e poi ci siamo noi. Tenetelo a mente. Amate chi volete e non temete per gli altri e per il giudizio. Amatevi e basta.

Vi abbraccio.

5 comments on “Amate chi volete. Fottetevene del giudizio.”

  1. Grazie per il tuo abbraccio. E per questo post. Non è mica facile amare chi si vuole. Dovrebbe esserlo. Amare. Amarsi. Senza pensare ai sensi di colpa, alla moglie che lo chiama quando è con me e soffre sapendo che l’uomo che vive con lei è lo stesso che io amo. Ma non ce la faccio ad essere la donna di scorta. L’ho lasciato. E mi manca tantissimo.

    • Carla cerca di volerti più bene e non cedere a certi uomini vigliacchi ! ti abbraccio e ti capisco anche io sono caduta in questi vortici di dolore

  2. Mi scelgo. Litigo con me stessa e mi riprendo. A volte cammino con qualcuno al fianco, molto più spesso da sola. Amarmi è stato difficile, ma ne vale la pena. Felice? Spesso. Pentita? no.

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