Non dormo. La scuola mi toglie il sonno. L’altra notte ho fatto un incubo, mi infilavano un coltello nel petto e spingevano, quando mi sono svegliata ero davvero provata.

Vado a scuola mi guardo intorno e non so davvero da dove partire, lo sguardo delle mie colleghe è attonito come il mio. Ieri ho spostato un armadio, non si dovrebbe, ma il tempo stringe. Andiamo avanti e indietro con scatole che non sappiamo dove mettere. Abbiamo infilato in sacchi delle spazzatura il materiali che i bambini hanno lasciato a scuola, ognuno il proprio sacchetto della spazzatura ( usiamo quel che c’è). Nelle aule o ci stanno i bambini o i mobili e il materiale.

Non dormo e ho paura. Ho paura per la scuola pubblica, per me, per le mie figlie, per i miei alunni e per le altre madri. Scusatemi se non parlo dei padri ma, in questo momento, penso che siano le donne le più tormentate nell’organizzare il futuro dei propri figli e del proprio lavoro, se c’è e se non l’hanno già perso.

Penso alle madri dei bambini disabili o quelli in difficoltà, mi chiedo quella fascia fragile come faccia a stare in piedi, penso alla loro solitudine, ancor più della nostra, perché di loro ci si dimentica, non se ne parla.

Ecco, questo silenzio assordante rispetto alla ripartenza mi atterrisce. A volte ho la sensazione di un silenzio “mafioso”. Credo e, spero, invece, sia un silenzio di “NON SAPPIAMO COSA SUCCEDERÀ”

Tutti rassicurano, le istituzioni, governi, regioni, comuni, ma chi agisce la scuola sa che nella maggior parte delle classi non ci saranno gruppi più piccoli di alunni, sa che mancano gli insegnanti, sa che non c’è sufficiente personale ATA, sa che i banchi in molte scuole non sono ancora arrivati e se non arrivano i bambini e le bambine dovranno tenere le mascherine, visto che mancherà la distanza di sicurezza.

“I banchi ci sono” ha detto il tipo dei banchi “ma non sappiamo dove portarli”. Sono fermi da qualche parte, non ho capito dove.

Sa che il responsabile Covid sarà un insegnante e non del personale medico o infermieristico specializzato. Sa che i bambini sputacchiano dentro alla mascherina, molti non staranno fermi e non perché sono cattivi, ma perché sono bambini.

Per gli alunni con disabilità, poi, il rischio è un’uscita dalla classe, dal gruppo e questa sarebbe una sconfitta enorme per tutti.

Sa che gli orari scaglionati richiederanno alle madri di fare ancora di più le equilibriste. Chi arriva in ritardo cosa succederà?

Sa che nulla potrà uscire dalla scuola, quando rientra deve stare in incubazione due giorni, pensate solo al diario. Ve lo immaginate?

Sa che la mensa non sarà garantita, non subito, creando un disservizio altissimo. Dove staranno i nostri figli per il resto del tempo?

Sa che i trasporti non sono aumentati e non sono gratuiti. In Liguria è così, abbonamento da rifare ( nessun mese causa covid per ora è stato risarcito), per mia figlia 15 anni, pagherò 255 euro! e i ragazzi saranno stipati come sardine.

Chi studia non dovrebbe pagarlo l’abbonamento dell’autobus!

Sa che il numero di mascherine necessario è incerto, così come gli orari di ripartenza.

So che la mia regione ha elargito 8 milioni di euro qualche settimana fa per le scuole paritarie e la cosa non mi va giù. Alla fine ci sono davvero figli di serie a e di serie b E NON E’ GIUSTO.

Come non è giusto che (sempre nella mia regione) i soldi per l’acquisto dei tablet siano arrivati e stiano arrivando alle famiglie che hanno i figli iscritti alle scuole paritarie, chi li ha nelle pubbliche sta ancora aspettando le graduatorie complete ( e siamo alla decima).

Non è giusto che esista questo silenzio, è un silenzio che sa di ricatto. Noi insegnanti sappiamo che dietro alla ripartenza si gioca il futuro dei nostri alunni e delle loro famiglie, forse per questo stiamo in silenzio, da una parte vorremmo essere quel luogo di sicurezza che dovremmo essere, dall’altra siamo attoniti. Non si può arrivare dove non è possibile arrivare.

Paghiamo anni di mancati investimenti sulla scuola e di scelte politiche che vanno in direzione individualistiche e privatistiche. Il si salvi chi può è in vigore.

Qualcuno ha detto: cogliamo questa occasione per cambiare direzione una volta per tutte e io ci ho creduto, come me molti insegnanti e genitori.

Invece, ogni scuola cerca come può di non sprofondare nell’abisso dentro ad una solitudine sconfortante. Il rischio di questo silenzio però è far affossare ancora di più la scuola pubblica.

Il come fare è incerto. Se non ripartiamo le famiglie come faranno? Ma non possiamo lavorare di notte e non arrampicandosi sugli specchi.

Una cosa la so e la ripeto, non sto ferma, non sto zitta, cerco di denunciare come posso.

Fatelo anche voi con tutta la forza che avete, perché se muore l’istruzione pubblica non ci sarà nessun futuro per i nostri figli.

Il diritto ad andare a scuola in sicurezza è un diritto di tutti e per tutti.

Non dimentichiamolo mai. Non dimentichiamolo ora.

Chiediamo: insegnanti, genitori e ragazzi ciò che deve essere garantito dalla Costituzione. Ciò che hanno promesso e continuano a promettere.

Loro contano sul nostro silenzio, contano, come sempre, su di noi per coprire le enormi mancanze. Maltrattano la scuola pubblica e, poi, fanno finta che tutto vada bene, perché lo sanno che ce ne facciamo carico, come sanno che sono le donne ad occuparsi della cura.

Questa volta dobbiamo dire No, forse, allora, potrà iniziare il cambiamento di rotta. NECESSARIO E SALVIFICO DELLA SCUOLA PUBBLICA.

Non tacete. Non coprite.

Penny

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