Noi donne siamo abituate nei confronti dell’esperienze a mettere in campo ciò che siamo, quando ci viene riconosciuto qualcosa mostriamo immediatamente una certa vulnerabilità. Vulnerabilità acquisita per educazione.

Non so se sono la persona giusta, se ne sono capace…

È chiaro che questo non vale per gli uomini, difficilmente manifestano dubbi sui meriti o sulle posizioni raggiunte. Avete mai sentito un uomo pronunciare una frase di incertezza su un incarico assegnato?

Se non si vuole essere schiacciate nel mondo lavorativo, politico e sociale dobbiamo iniziare a convincerci che siamo brave.

Vi ho già detto da un paio di giorni che non chiudo occhio e faccio fatica ad addormentarmi, così, per prendere sono faccio zapping e in qualunque trasmissione mi soffermi ( almeno che non si tratti di corpo e cucina) la presenza degli uomini è dirompente.

Ieri sera, è andato in onda un programma sulla scuola, nonostante il mondo degli insegnanti sia prettamente femminile, gli esperti erano e rimangono uomini.

Ci sono poi argomenti che per noi sono tabù, difficilmente ci chiedono pareri tecnici (task force governative la quasi totale assenza di donne), ma non solo, ultima brutta figura: Festival dell’eros e bellezza di Verona 21 a 2.

Festival della Comunicazione di Camogli il rapporto dei relatori è 94 a 26.

Non solo siamo invisibili, siamo circondate da uomini esperti. Difficile immaginare per una donna di essere qualificata tanto quanto un uomo.

Questa mia breve e intensa esperienza politica mi ha insegnato che non dobbiamo avere titubanze sulla nostra bravura perché in quello spazio di incertezza e vulnerabilità gli uomini si fanno strada.

Intendiamoci, per quando riguarda me, io l’ho permesso, la cultura mi ha educata.

Da quando ho messo piede a scuola mi è stato presentato un mondo al maschile. Penso ai filosofi, ai personaggi storici, agli autori.

E man mano che sono cresciuta il modello dell’esperto-tuttologo-relatore ha circondato la mia esistenza.

Non solo gli uomini governano il mondo maschile ma anche quello femminile, penso a tematiche come la maternità o scelte personali come all’aborto. Anche in quei casi spesso i relatori sono uomini.

Un uomo può parlare di maternità come avesse partorito, lo stesso non possiamo fare noi con le materie considerate prettamente maschili.

Non perché non ne siamo capaci, anche se, ignorandoci, provano a farcelo intendere ma perché quel potere è da Tempo nelle loro mani.

Se il nostro mondo e la rappresentazione che ne viene fatta, è maschile, noi, alla fine, crediamo davvero di non essere all’altezza, di non saperne abbastanza.

È un inganno su cui costruiamo le nostre relazioni, carriere e posizioni lavorative.

Quindi, iniziate a dirvi che siete brave e iniziate a dirlo a alta voce pure agli uomini. Datelo per scontato nelle situazioni lavorative o in conversazioni informali intorno ad un tavolo.

Provate a trattare argomenti considerati prettamente maschili e vi accorgerete subito delle reazioni che susciterete intorno a voi.

Notate i toni con cui si rivolge un uomo ad un altro uomo e quello con cui si rivolge un uomo ad una donna, spesso, è paternalistico.

Incazzatevi tutte le volte che il numero non è equo e chiedete il perché.

Un mio caro amico femminista ieri sera ha scritto questo post:

“Festival della bellezza. Una giornalista chiede a Baricco dell’assenza delle donne alla manifestazione, lui risponde: “Abbiamo preso una bella sberla, ma dobbiamo migliorare, faremo di tutto…”, dopo di che lui le si rivolge dandole del tu mentre la giornalista continua a dargli del lei. Ringrazio Baricco, a questo punto alle elezioni regionali liguri voterò solo una donna, non perché penso che le donne siano meglio degli uomini, ma perché mi sono rotto della falsità di chi si dice di essere per la parità. E poi perché lo devo a chi voglio bene e non smette mai di cercare di essere migliore”.

La strada è lunga amiche mie.

Iniziamo a dare per scontato che siamo capaci, perché lo siamo, anche se fanno di tutto per farci sparire dalla scena pubblica e quindi politica, economica e sociale del nostro bel paese.

Siamo brave tanto quanto loro e meritiamo di esserci.

Penny

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