A scuola fa un caldo infernale, siamo all’ultimo piano, la luce irrompe dalle finestre e non si respira.
Ogni tanto vedo qualche bambino grondare di sudore.
Mandare i bambini al bagno è come fare la coda in posta nell’ora di punta. Un bidello li accoglie, poi sanifica, poi li accoglie, poi sanifica.
Il primo giorno siamo stata l’ultima classe a poter accedere, praticamente era l’ora di uscire.
Il materiale che gli avevamo insegnato a condividere, ora è personale. Non lo possono toccare e non si possono toccare.
Praticamente tutto il contrario di quello che era il nostro modello educativo. La tua penna, la tua matita, la tua gomma…non imprestare nulla.
Noi docenti, a volte, mettiamo la faccia dalla finestra tiriamo giù la mascherina e proviamo a respirare.
Però, ci sono i bambini e le bambine.
“Quel è la parola per questo rientro?”.
E loro sul loro foglio (che poi abbiamo messo a “congelare” due giorni nel cassetto) hanno scritto: emozione, perplessità, cambiamento, felicità perché rivedi gli amici, gioia, bellissimo perché rivedi le maestre, eccita eccita ( ha scritto uno), meraviglioso perché stiamo insieme…
Quando siamo andati in giardino, visto che eravamo stati in classe tutto il tempo con la mascherina gli abbiamo detto: “Potere giocare a distanza e togliervi la mascherina, se volete stare un po’ più vicini dovete tenere la mascherina”.
Ebbene nessuno se l’è tolta. La vicinanza vince sulla fatica, sulle difficoltà.
Ecco perché gli insegnanti e le insegnanti hanno fatto di tutto per riaprire la scuola, anche se ripeto le condizioni non c’erano, per i loro bambini e le loro bambine.
Bisognerebbe dirlo ai bei politicanti perché. Le loro strumentazioni e polemiche sono miserie.
Abbiamo riaperto perché i bambini e le bambine e così i ragazzi e le ragazze sanno che tornare a scuola non è solo tornare a scuola, è qualcosa che ti fa sentire parte di una comunità. A scuola ci sono gli amici, si cresce, ci si impegna e in questo cammino non sei solo.
La scuola sfonda la solitudine. La sfonda davvero. A scuola l’uguaglianza vince su tutto.
E poi, l’abbiamo aperta per quei sorrisi lì, fuori dal portone, a volte, sorrisi di corsa, a volte sorrisi che perdono i pezzi, ma un tempo per quel sorriso lo hanno sempre e buca il cuore.
Per quanto mi riguarda, sperare e pensare che le donne possano tornare a lavorare, non ha prezzo.
Quindi Caro Toti, cara Cavo o chi so io, voi, questi bambini non sapete nemmeno chi sono. Non sapete cosa desiderano e quello di cui hanno bisogno.
Non sapete niente nemmeno delle loro famiglie. Non sapete che saranno loro a salvare questa scuola, la terranno in piedi, nonostante i mille nonostante, nonostante i banchi, le mascherine, perché a differenza vostra, sanno cosa conta e ne riconoscono il pieno valore.
È quello che vi sfugge, quel valore che non è in vendita e non ha prezzo, quindi, per voi inconcepibile.
Si chiama relazione, vicinanza, comunità.
I bambini per fortuna lo sanno e anche le loro famiglie, ogni parola in più è aria fritta.
Penny