Ieri mia figlia ha votato per la prima volta. Quando siamo arrivati al seggio le ho chiesto: “Sei emozionata?”.

“No”mi ha risposto lei, ma secondo me mentiva perché mi ha fatto un sacco di domande, aveva paura di sbagliare e di non fare la cosa giusta.

Ieri, inaspettata, mi è arrivata una fotografia di quando era piccola, forse aveva due anni, è proprio vero che il tempo dei figli scivola tra le mani.

Nella vita ci sono momenti in cui si pensa finalmente di averli capiti, di comprenderli, invece, è un attimo e loro sono cambiati di nuovo, crescono si apprestano ad essere altre persone da quello che erano un secondo prima.

Loro ci scivolano tra le mani, appunto. La nostra è una rincorsa a perdifiato.

Due settimane fa è partito il figlio del mio compagno per studiare fuori Genova, erano tutti e due tesissimi, padre e figlio, l’aria era tersa in casa. Il primo trafficava, sembrava un’anima in pena, il secondo preparava le valige. Non si parlavano, raccontarsi i sentimenti tra uomini è sempre una cosa complicata. 

Sapevano entrambi che non ci sarebbe stato, probabilmente, un tempo di ritorno, magari un altro, ma non quello dei ritmi scanditi dalla scuola, lo studio, la cameretta, le cene una dopo l’altra.

Prima di uscire T. è venuto a salutarmi, rigido, in piedi, io l’ho tirato a me d’istinto e gli ho detto che gli volevo bene. A quel punto ha pianto e pure suo padre.

Lasciare andare, lo dico sempre, è la cosa più difficile per un genitore, ma è il gesto d’amore più grande, lasciare andare, nel senso di partire, ma anche lasciare esistere le scelte dei nostri figli.

Non abbiamo molta scelta, perché loro ci scivolano tra le mani e possiamo fare una cosa, una sola, se vogliamo stare al loro passo: stargli accanto qualunque sia la strada.

Penny

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