Vorrei ribadirlo. A scuola le regole si rispettano. I bambini e gli adulti che la abitano fanno quello che devono. Parlo da insegnante e da madre.

A scuola di mia figlia ( liceo artistico), nonostante i banchi distanziati, hanno rimesso in uso la mascherina, lei ha alzato gli occhi al cielo ma è consapevole di quello che voglia dire non seguire le regole.

Sta a casa in DAD una settimana, l’altra va a scuola, dice che non è il massimo ma quella settimana di “contatto” con coetanei e professori è acqua nel deserto.

I genitori, nella mia scuola, per lo più, sono coscenziosi, se i loro figli hanno il raffreddore o la tosse li tengono a casa per un paio di giorni. Lo fanno perché conoscono il rischio della chiusura.

Nella mia scuola, inoltre, l’ho già scritto in un altro post, i bambini, anche quelli di sei anni rispettano tutte le regole, per lo più sono diligenti e non sono né traumatizzati né scioccati dalla mascherina.

Invece, hanno minori capacità attentive e meno memoria di lavoro. A volte, hanno bisogno di un aiuto quasi individuale per le consegne perché sono abituati al rapporto genitoriale, ovvero uno a uno, e se vedono uno schermo perdono il contatto con il qui e ora.

Conoscono, a otto anni, tutti i tik tok e le funzioni del telefono, anche se non ci accedono, ne sono attratti come se fossero adolescenti.

Risultati della Dad. Necessaria al tempo del covid ma da usare con cautela e da evitare il più possibile perché, anche se non se ne parla, ha ripercussioni serie nella vita dei nostri figli, a cui dobbiamo fare attenzione. Ad esempio la solitudine o l’autoreferenzialità.

La vita dei nostri figli, di cui la scuola è la prima palestra, è fatta di apprendimento, relazione, capacità sociali, mica solo di competenze disciplinari!

Non dimentichiamolo se non vogliamo crescere futuri adulti terribilmente fragili e incapaci di partecipare all’esistenza.

Il problema non è la scuola. Lei, la Scuola, deve rimanere aperta, anche a spizzichi e bocconi, anche con classi in quarantena, perché chi lavora nella scuola sa che in questo momento è un luogo più sicuro.

Il problema è il trasporto? Non si chiude la scuola perché i ragazzi sono schiacciati come sardine sugli autobus, si spendono risorse per aumentarlo.

Il problema è il fuori, quando i bambini e i ragazzi si vedono ( a casa di uno o dell’altro oppure in giro) senza mascherina.

È pur vero che, ad esempio, nella mia scuola, mancano ancora degli insegnanti, lo ripeto: mancano ancora degli insegnanti e il tempo pieno non è partito, quindi, è necessità delle famiglie aiutarsi a vicenda e prendere i figli di uno e dell’altro se non si vuole finire in povertà assoluta.

Allora, forse, sarebbe bastato implementare i servizi educativi dove le regole vengono seguite. Ma anche lì, le risorse non si mettono perché il ritorno economico non è immediato.

Gli adolescenti si innamorano e si baciano. E continueranno a farlo anche quando chiuderà la scuola, quindi che facciamo?

Non so perché non si sia ancora capito che implementare i servizi per tutti ( scuola ed educazione) porterebbe a zone più sicure e non solo per la pandemia, anche per la crescita formativa dei nostri figli e delle nostre figlie.

Implementate i servizi ( pensate anche ai vecchi pulmini che ti prendevano sotto casa e ti portavano a scuola e a come sarebbe più facile controllare il rispetto delle regole) vuol dire gettare le basi per un futuro migliore.

Implementate i servizi permetterebbe l’occupazione degli uomini e, soprattutto, delle donne.

Puntare sulla Scuola in termini di risorse, anche in questo momento, è riconoscerne il pieno valore, aver capito, finalmente, quanto l’istruzione debba ritornare al centro del nostro agire. Senza, siamo fottuti.

La Scuola è un posto sicuro. Soprattutto ora. Il mercato, l’economia sono importanti per non arrestare il Paese, ma, forse, ci dimentichiamo che il Paese senza l’educazione e l’istruzione dei suoi figli, ha fondamenta friabili e prima o poi crollerà.

La Scuola deve essere il nostro luogo sicuro, i servizi educativi anche. Trovate risorse e implementate.

Non chiudete la Scuola.

Penny

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