È necessario perdersi per ritrovarsi. Io lo dico sempre ai miei bambini. Lo dico alle mie figlie e a me stessa quando sento di non farcela.

Tutte le volte che sono stata nel baratro ( perché è successo eccome), tutte le volte che qualche progetto è fallito, qualche relazione importante si è chiusa o sono stata tradita, alla fine, ciò che ho trovato, recuperato di me, ha avuto la meglio sulle perdite.

Certo ci vuole tempo e pazienza, dico anche questo ai bambini e alle mie figlie. Ci vuole una visione lunga, oltre i nostri piedi, lo spazio del nostro corpo, oltre il mare e l’orizzonte.

Puntate l’orizzonte, ecco cosa dovete fare quando vi perdete.

I bambini, che vorrebbero sapere tutto sul tempo (quando facciamo la ricreazione? Quando arriva Natale? Quando c’è il mio compleanno?), capiscono che devono lasciare andare.

L’orizzonte non sarà mai totalmente nostro e ad ogni orizzonte raggiunto, un altro si parerà davanti con ostinazione e fiducia, nonostante i nostri fallimenti.

Come attraversare il coronavirus, anche questo chiedono i bambini. Quando finirà?

E non ci sono risposte, l’unica possibile è che troveremo il modo di affrontarlo. Come gli uomini nella storia sono stati capaci di fare nei momenti di crisi.

Succederà, questa è l’unica certezza che mi sento di affidare al mio e al loro cuore.

Eccola la crisi, quella che cerchiamo di eliminare dalle nostre vite e, soprattutto, in quella dei nostri figli. Eppure le crisi non sono mai punizioni, questo deve essere chiaro per i bambini e per noi.

Non ci meritiamo le cose brutte che ci succedono, mai. E farlo credere è terribile.

Le crisi sono momenti di passaggio necessari da cui possiamo di certo imparare ad essere migliori. In questo caso il messaggio è chiaro: Abbiamo creato un sistema fragile. Un sistema individualistico e poco sostenibile.

Lo capiscono i bambini, eccome se lo capiscono che se ci prendiamo cura delle cose di tutti stiamo meglio. Uno vale uno. Non solo lo capiscono, lo pretendono, pretendono di essere trattati in modo egualitario e giusto.

Ora è il momento di stare di nuovo dentro alla crisi, di attraversarla. Tutti ne stiamo facendo esperienza, dobbiamo diminuire di nuovo gli incontri, gli spostamenti devono essere limitati. La mascherina non si toglie. Il nostro cerchio si stringe ancora.

Non c’è soluzione.

Quello che può cambiare, però, quello di cui dovremmo farci portatori e portatrici noi adulti, è il modo in cui possiamo affrontarla.

I bambini conoscono bene la responsabilità, non servono tante parole, sanno arrivare subito alla coscienza. E ci vedono navigare a vista.

Non è necessario far finta che tutto vada bene, raccontare le nostre fragilità fa parte del nostro compito educativo e genitoriale.

Siamo fatti di materia friabile, bambini miei, chi vi dice che dovete e dobbiamo essere tutti d’un pezzo, sbaglia di brutto e nelle crisi, a volte, diamo il peggio di noi. A volte ci mettiamo del tempo a capire quale sia la cosa giusta, ma è proprio in questi momenti che insieme si sconfigge la paura.

E mentre parli gli occhi si fanno di meraviglia, i corpi attenti. Capiscono eccome i bambini quando, anche nella crisi, ti prendi cura del loro cuore e continui a farlo in un’aula che non è più la loro.

Stiamo insegnando ad attraversare la crisi. Ecco la genitorialità e la Scuola che è necessaria.

Stiamo insegnando qualcosa che resterà. Stiamo insegnando che libertà è responsabilità e partecipazione, ognuno come può, in nome di un bene più grande.

Il futuro.

Penny

https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/

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