La casa è silente. Fuori è ancora buio. Le lucine di Natale illuminano le mie finestre. Mi ero ripromessa di non mettere la sveglia ma ormai il corpo decide per sé quando è il tempo giusto. Però, questa mattina, mi sono concessa movimenti più lenti, oggi è la vigilia di Natale.

Siamo in zona rossa. Si rallenta, ci si ferma; il nostro Paese, a quanto pare è sotto una coltre di ovatta.

Ieri, i miei bambini, a scuola hanno scritto i loro pensieri su questo Natale diverso dagli altri. Ovviamente mi sono commossa e ho pure riso, qualcuno ha ironizzato che Babbo fosse morto, qualcun altro ha detto che quest’anno ha ricevuto in regalo il senso dell’esistenza, hanno più o meno scritto così, mettendoci dentro gli amici, la famiglia, la scuola.

Sulla scuola hanno scritto in molti, ho capito che la considerano una forma di resistenza, finché c’è la scuola la vita continua.

La scuola è la loro zona d’incontro, è la speranza che in qualche modo si proceda, è l’esistenza che sconfigge la morte.

Sapete, ci sono bambini per cui la scuola è addirittura un luogo caldo, in cui si può fare un pasto decente, in cui hanno degli amici e per quelle ore possono immaginare di essere uguali agli altri, in quelle ore possono immaginare un futuro che non sia di scontata povertà.

Ci sono bambini che vorrebbero essere curati a scuola, così, noi, a volte, chiamiamo madri di altri figli che di mestiere sono pediatre, ci danno consigli e sono sempre pronte a tenderci una mano.

Ci sono bambini che ti fanno l’elenco di quello che riceveranno sotto l’albero e tu spalanchi la bocca ed esclami oh!; poi stringi quel bambino, lo baci sulla testa, perché lo sai già che non succederà nulla di quello che ti ha raccontato.

Ci sono bambini che ogni giorno ti dicono che compreranno le scarpe nuove e quel giorno non arriva mai.

A me non sembra vero di essere arrivati a Natale con la scuola aperta, mai l’avrei immaginato, invece, ce l’abbiamo fatta. Ieri ci siamo mangiati il pandoro e ci siamo fatti una foto. Avevamo la mascherina e ci siamo disinfettati le mani. Nessun Natale è mai stato come questo, ma eravamo insieme e questo sì, questo lo ha reso uguale all’anno prima e quello prima ancora.

Nessuno di loro ha scritto che saranno feste terribili o cose così, non hanno negato la tristezza na hanno trovato anche parole di conforto e di speranza.

Una cosa è certa, da loro, dai bambini, noi non dovremmo smettere di imparare, colgono il nucleo delle cose e non si avvitano sulle lamentazioni come capita agli adulti, semplicemente, vadano avanti non perdendo mai la fiducia.

Eppure si spaventano come noi, forse più di noi, ma sanno procedere e trovare il buco in cui incunearsi e infilare il futuro.

Non credo esistano altre possibilità se non quelle di respirare, allentare la presa e viverci questo tempo come parte della nostra esperienza di vita, cercando di stare bene e far stare bene le persone che amiamo, proteggendole come possiamo.

La scuola è la mia forma di resistenza politica, ma anche andare avanti lo è, porre fiducia nel futuro. Andare avanti dovrebbe essere la nostra forma di resistenza.

Stasera Babbo Natale arriverà per molti bambini, non per tutti, sarebbe bene ricordarlo. Si calerà dal camino e mangerà i biscotti, lui o le renne. Poi scomparirà sulla slitta fino al prossimo anno. Sarà la stessa bella storia raccontata da millenni.

Domani i figli chiameranno i padri e le madri lontane, i nipoti i nonni; i più fortunati li vedranno, ma per lo più troveremo il modo di stare vicino. E il mondo sarà un intreccio intrecciato di vicinanza, come un contagio più del contagio.

Io ne sono sicura, a me lo hanno insegnato i bambini: domani sarà Natale.

Fuori dalle mie finestre si è illuminato il giorno. Il cielo è bianco come la neve, dicono che farà freddo. Far parte dello stesso cielo mi commuove e mi conforta sempre. Sapere che ci siete voi. Che ci sono gli altri insieme a me.

Le mie figlie dormono nella stanza accanto. Mi chiedo se stiano sognando. Potrei disegnarne i volti ad occhi chiusi. Potrei raccontarne l’amore allo stesso modo.

Non credo di aver bisogno di molto altro, anche questo me lo hanno insegnato i bambini. Loro sono la meraviglia e finchè esisterà la meraviglia e un Babbo Natale passerà dal camino, noi faremo parte di questa bella storia.

Penny

Fate in modo che siamo un Buon Natale davvero❤️.

https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/

2 comments on “Vi auguro che in questo Natale “la vicinanza nella lontananza” sia più contagiosa dei contagi. A me lo hanno insegnato i bambini.”

  1. AUGURI DI ❤ CARA CY A TE E ALLE TUE RAGAZZE?? il regalo piu grande e’ aver intorno i propti cari, soprsttutto quest anno! ?? GRANDISSIMO ABBRACCIO

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