“È stato un massacro. Quindici coltellate alla moglie, otto fendenti al figlio. E poi decine di colpi inferti persino con un televisore, in preda a una furia selvaggia. L’autopsia sui corpi straziati di Teodora Casasanta, psicologa di 38 anni e del figlio Ludovico, di soli 5 anni, ha permesso di ricostruire la dinamica della strage di Carmagnola, avvenuta nella notte tra il 28 e il 29 gennaio. Alexandro Vito Riccio, rappresentante di commercio 39enne, ha voluto sterminare la sua famiglia con una «violenza inaudita»”.
Dal Corriere di Torino.
E poi Sonia, 29 anni. Ha cambiato città e forse vita. È stata raggiunta alle spalle dall’ex fidanzato e ammazzata per strada a coltellate. È stata colpita con diversi fendenti per proteggere il nuovo compagno, a due passi da casa. Portava le borse della spesa.
Mi ero riproposta di non scrivere fino a venerdì, ma Sonia è la quinta donna uccisa dal primo gennaio.
Queste donne e i loro figli entrano nella mia vita e la stravolgono mentre gli uomini nel governo alzano il tiro e pretese. Rappresentano il patriarcato in pieno. Uomini in giacca e cravatta, perché il potere politico è soprattutto maschile, che fanno capricci dentro ad una crisi gigantesca, in cui anche noi aspettavamo risposte, per la violenza, per il lavoro, per la cura.
Non è potere anche quello che pensano di avere per diritto i femminicida? E come i femminicida si auto-assolvono.
Sono così lontani da me, da noi, e dalla vita delle donne che abitano questo Paese. Tutto è così lontano da questa crudeltà che mi tramortisce, una realtà che non ferma nessuno.
Cavatappi. Televisore. Una borraccia di metallo. Dieci oggetti con cui una di noi è stata uccisa. Prendi ciò che puoi perché hai capito che lei non ti appartiene.
Nessuno che si chieda: ma cosa sta succedendo? Chi sono questi uomini? Come fermarli?
La verità è che siamo solo cronaca. La verità è che siamo un Paese alla deriva e le nostre donne uccise c’entrano.
Claudia 39 anni, Sharon 18 mesi, Roberta 17 anni, Teodora 39 anni e suo figlio Ludovico 5 anni e ora Sonia 29 anni, fanno parte di me. Non riesco ad andare oltre.
Non sono corpi barbaramente uccisi, sono memoria, sono urgenza. Sono specchio.
Sono parte della mia storia, della nostra storia e non solo dobbiamo ricordarle ma ricordare quello che gli è stato fatto, dalla crudeltà che gli è stata inferta.
E dobbiamo lottare affinché i femminicidi siano un problema sociale e non solo nostro.
Ma, amiche mie, quanto siamo sole?
Penny
Se volete cercarmi questi sono i link del mio romanzo e del mio albo, illustrato da mia figlia. In uscita a giugno un libro di letteratura per l’infanzia.
http://old.giunti.it/libri/narrativa/il-matrimonio-di-mia-sorella/
https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/