Io non so come raccontare i bambini. Ci sarebbero tante cose da dire su di loro, a guardarli ogni giorno devo sforzarmi di cambiare lo sguardo, è l’unico modo per non negargli delle possibilità.

A volte mi chiedo se siano spaventati da questa precarietà che li circonda, se siano spaventati dallo spavento degli adulti, dalle regole che cambiano in continuazione e se qualcuno gli domandi come si sentano.

Perché, non sento mai parlare dei bambini, sembrano invisibili, come se il fatto di essere piccoli li ponesse in una condizione di subalternità, come se dentro all’ infanzia e alla spensieratezza potessero sopportare tutto.

Non credo sia così. Credo che, spesso, i piccoli si preoccupino di proteggerci e tacciano, non perché non abbiano nulla da dire ma perché capiscono che non siamo disposti ad ascoltarli.

Vanno avanti, giocano, rispettano -più o meno- le regole, si vivono la quotidianità cercando di muoversi dentro ad un mondo adulto completamente mutato dalla perdita di lavoro, dalle restrizioni, dai colori che cambiano un giorno sì e l’altro pure.

Loro ci sono e ci vedono.

Vedono adulti perduti, arrabbiati, che tentano di resistere ma, nessuno “dei grandi” si è mai fermato davvero, ha mai parlato loro con rispetto.

Immagino i loro occhi sgranati mentre noi adulti, davanti alle notizie, aspettiamo tesi i vari Dpcm; me li immagino mentre aggrottano la fronte, provano a chiedere o fanno finta di nulla, per non “disturbare” o preoccupare.

Mi sarebbe piaciuto un Paese in grado di parlare ai suoi bambini, capace di trovare il modo e il tempo per spiegare cosa sta succedendo, magari attraverso il Presidente del Consiglio o il Ministro dell’Istruzione. Magari attraverso la scuola.

Sarebbe una bellezza se ci fosse un Ministero per i bambini e le bambine che si occupasse davvero delle loro esigenze e dei bisogni, ma non c’è e quello della scuola fa acqua da tutte le parti.

I nostri bambini sono e rimangono invisibili. Nessuna riflessione, non solo del presente ma anche su come potranno affrontare il futuro, avendo vissuto un’infanzia che è tutto tranne che spensierata.

Di loro nessuno parla e se non se ne parla, il problema non esiste.

Noi genitori, docenti ed educatori, non dobbiamo dimenticare, però, che i bambini sono persone piccole, in crescita e come tali avrebbero bisogno di tutta la nostra attenzione e il nostro rispetto.

Non dimentichiamoci, anche se è faticoso, anche se ci costringe a fermarci, anche se le loro domande possono essere scomode, di chiedere ai nostri bambini e alle bambine come stanno e come si sentono.

Non credo abbiano bisogno di risposte certe ma solo di essere ascoltati.

Credo abbiano bisogno di essere visti. Se non li “vediamo” noi, difficilmente potranno farlo da soli.

Non basterà, ma per lo meno sapranno che non li stiamo dimenticando.

Penny❤️

Se volete cercarmi questi sono i link del mio romanzo e del mio albo illustrato. In uscita a giugno un libro di letteratura per l’infanzia.

http://old.giunti.it/libri/narrativa/il-matrimonio-di-mia-sorella/

https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/

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