Il problema del problema è che a nessuno interessa delle donne, si levano alzata di scudi solo quando si parla del doppio cognome o di abortire, sarò dura, ma la sensazione è che siamo ferme lì: incubatrici necessarie per mandare avanti la specie.

Dal momento in cui non siamo più “contenuti” e il pargolo è sfornato, sono tutti affari nostri, a partire da quella buffonata del congedo di paternità passato da 7 a 10 giorni e solo per i dipendenti del settore privato.

Il problema del problema è che a nessuno interessa delle donne, nemmeno quando muoiono. Questa è e sarà la mia fissazione: 16 donne uccise da gennaio. E nel 2020, anno della pandemia, ci sono stati più femminicidi che omicidi. Ed è tutto detto.

Ora, scuole di nuovo chiuse, da un giorno all’altro, in un anno di esperienza pandemica non sono riusciti a dare altre risposte se non tornare al punto di partenza.

Il neo ministro ha detto: “Faremo tesoro della dad per costruire una nuova scuola”.

Forse dimentica, omette, fischietta, il neo-ministro -forse perché è un uomo, quindi provilegiato per sesso, che ad avere sul groppone la dad sono prevalentemente le madri, le stesse che accompagnavano ( anche prima) i figli a scuola, si occupavano dell’organizzazione famigliare ( anche prima), partecipavano alle riunioni ( anche prima), acquistavano il necessario ( anche prima), li trasportavano come tranviere alle varie attività sportive e così via. Poi cucinavano, facevano la spesa, stando attente al risparmio e puntini e puntini.

Lo so, perché sono una madre e una docente della scuola pubblica e in 25 anni d’insegnamento ho toccato con mano la faccenda. Le mie interlocutrici, ovvero, chi si occupa dei figli, sono madri in un rapporto uomini e donne di 20 a 3.

Questa è la costante. Pre e post pandemia. Ma, prima, almeno c’era uno straccio di lavoro: precario, sottopagato ma c’era. Ora, il vuoto assoluto. E questo vuoto si tramuta in sottomissione, dipendenza, paura.

“Sono le donne a pagare il prezzo più alto della pandemia: sono la maggior parte dei contagiati, svolgono tre volte i compiti di assistenza rispetto agli uomini e sono spesso le prime a perdere il posto di lavoro e a vedere ridotto il loro reddito“, la denuncia giunge dal responsabile dell’Oms per l’Europa Hans Kluge, a pochi giorni dalla Giornata internazionale della donna dell’8 marzo, che esorta i governi a contenere il divario di genere.   “Sappiamo da tempo che le emergenze hanno un effetto sproporzionato sulla salute delle donne e il Covid-19 non fa eccezione – ha detto in una conferenza stampa -: i casi confermati sono più comuni nelle donne e nei giovani adulti. Sono infatti soprattutto le donne a seguire i figli nell’istruzione a distanza e a subire l’inevitabile aumento delle esigenze di assistenza e compiti domestici a favore di bambini e anziani. In molte, per questo, hanno lasciato il lavoro, sacrificando anche la loro partecipazione alla vita pubblica”… ansa

Sacrifichiamo tutto e loro lo sanno, perché non si possono abbandonare i bambini e neppure gli anziani e noi siamo state educate alla cura e ai sentimenti e a non arrabbiarci -che non sta bene- rischiando di diventare ancora più invisibili di quello che siamo già.

E non è cambiato nulla. Dimostrazione sono i tiepidi interventi di aiuto con congedi parentali che non ci danno possibilità di scelta. Tiepidi aiuti che danno per scontato che il lavoro per noi sia un capriccio, qualcosa in più e che il nostro desiderio e scopo sia comunque essere gli angeli ( pure al maschile) dei vari focolari.

Il problema del problema è che non abbiamo scelta e non l’avevamo prima, l’alternativa non esiste.

Appunto, siamo sempre state sacrificabili. La DAD si fonda su questo sacrificio. È davvero la scuola e la società che vogliamo nel nostro futuro?

Una società che sacrifica e lasciatemelo dire, uccide, le sue donne. Se non lo fa con un’arma affilata, lo fa con la disoccupazione, la noncuranza e riversandogli addosso tutto il carico di cura. Carico che dovrebbe essere colmato con servizi alla persona e azioni mirate. La fotografia del Paese è quella di un governo, formato l’altro ieri, in cui le donne sono rimaste dove erano, ancelle del sistema patriarcale.

E niente, le scuole chiudono, intanto ci sono le madri. Ancelle del sistema patriarcale scolastico.

Penny❤️

Se volete cercarmi questi sono i link del mio romanzo e del mio albo illustrato. In uscita a giugno un libro di letteratura per l’infanzia.

http://old.giunti.it/libri/narrativa/il-matrimonio-di-mia-sorella/

https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/

2 comments on “Scuole chiuse. Nessun problema, ci sono le madri! Disoccupate e precarie. Niente di nuovo.”

  1. Perfettamente d’accordo.
    Putroppo si tratta di un retaggio culturale profondamente radicato a tutti i livelli della nostra società, donne incluse. Il primo anno di medie l’insegnante (donna) di lettere di mia figlia commenta, in merito al sua disagio verso la scuola e al conseguente basso rendimento, che “del resto se la madre lavora e non è a casa il pomeriggio per seguirla è ovvio che vada così”.
    Ugualmente alle elementari la maestra (donna) lamenta l’assenza della madre all’uscita da scuola alle 13.00, assenza che le impedisce di interloquire tempestivamente con la famiglia.
    Fate un po voi…

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