Il classe stiamo leggendo “Una bambina da non frequentare”. Non è un testo semplice ma a loro piace molto.

Un giorno avevo in mente di lavorare sui pronomi ma, ad un certo punto, i bisogni dei mie bambini sono andati da un’altra parte e i pronomi sono stati traslati.

La protagonista del romanzo, ad una mostra, rimane sconvolta da un quadro sul giudizio universale. Così, lo vado a cercare, spieghiamo quando è stato dipinto e da chi. Cerchiamo di raccontarlo.

Premessa: nella mia classe più o meno la metà dei bambini va a Catechismo, a un certo punto chiedo: “La vedete la Madonna?”.

Facce interdette.

“Sì, Maria” aggiungo e la indico sull’immagine.

“Ah” fanno in coro.

“Sapete chi è, vero?”domando.

E, qui, inizia il caos.

“La moglie di Gesù” dice uno.

Strabuzzo gli occhi.

“Ah no, la nonna!” dice un altro.

Rido.

Parecchie tesi e ipotesi fino a quando un bambino che si professa ateo risponde: “Maria è la madre di Gesù”.

“Bene, iniziamo a mettere ordine!” esclamo.

I re Magi vengono confusi con i 12 apostoli. Giuseppe non ha trovato collocazione, Gesù per qualcuno è morto impiccato. Cosa succederà a Pasqua non è molto chiaro.

Questo per dire che, a volte, si appiccicano saperi, nozioni e litanie, e ai bambini non rimane nulla.

Per quanto mi riguarda l’approccio alle religioni ( tutte) è importante, come approccio alla conoscenza. Studiare le religioni è studiare storia. Conoscere i popoli ci aiuta a non attuare teorie discriminatorie.

Nella mia classe ci sono bambini cattolici, atei, mussulmani. Qualcuno si professa ateo, appunto. Solitamente sono quelli più informati.

Non accontentiamoci di far aderire i nostri figli a scelte pre-confezionate, perché si fa così, non accontentiamoci di impilare azioni dentro alle loro vite, oppure cerchiamo luoghi dove l’approccio al sapere sia uno spazio critico e di curiosità verso le culture.

Luoghi in cui si racconta davvero la storia che impregna la nostra arte, la cultura, la religione.

Magari faranno scelte tardive ( e ripeto questo vale per tutto) ma saranno scelte consapevoli e non appiccicate con la colla.

A guidarci non dovrebbe essere la consuetudine ma il desiderio di insegnare a scegliere, di non stare in superficie, di approfondire.

Magari non sapranno recitare le preghiere della sera ma quando entreranno in un luogo sacro, qualunque esso sia, si faranno delle domande. Lo collocheranno nel tempo. Formuleranno delle ipotesi.

I bambini hanno bisogno di credere in qualcosa, la spiritualità, penso sia uno sguardo altro da tenere in considerazione e comunque da rispettare.

Ma, soprattutto, i nostri figli hanno bisogno di adulti che resistano alla richiesta di accumulare esperienze ( perché si fa così) e nozioni come fossero ansiolitici.

Credo valga anche per l’insegnamento.

Certo é più difficile e parecchio faticoso, bisogna fermarsi e non dare per scontato nulla, porsi dentro alla dimensione del dubbio.

Non pretendere che i nostri figli siano a nostra immagine e somiglianza, tenendo conto che potranno anche intraprendere strade impreviste.

Amare i figli nella loro imprevedibilità, in ciò che risulta imprendibile e sconosciuto. Per ciò che davvero tentano di essere, ovvero se stessi.

Cerchiamo di non indirizzare ( noi sappiamo bene cosa ci è costato in termini di scelte) ma di accompagnare.

Il che è complicatissimo e presuppone di non capire, a volte, di non condividere appieno, ma credo valga la pena avere fiducia nei nostri figli e nella costruzione della loro storia.

Ma, poi, a conti fatti, non è questo l’amore?

Amare le strade impreviste, che amare il resto è facile facile.

Penny ❤️

Se volete cercarmi questi sono i link del mio romanzo e del mio albo illustrato. In uscita a giugno un libro di letteratura per l’infanzia.

http://old.giunti.it/libri/narrativa/il-matrimonio-di-mia-sorella/

https://www.ragazzimondadori.it/libri/ai-figli-ci-sono-cose-da-dire-cinzia-pennati/

Rispondi